Chiesa

L'INCONTRO. Da Todi a Rimini: «Per un Paese migliore»

Tommaso Gomez martedì 1 novembre 2011
Todi, tredici giorni dopo. Per dire con chiarezza che Todi è stato un punto di partenza, l’inizio di un cammino; non un punto d’arrivo privo di sviluppi. Da Todi a Rimini, per una serata al Palacongressi davanti ai quattromila animatori del Rinnovamento dello Spirito (RnS) convenuti per la loro 35ª Conferenza nazionale. Tre i “reduci” di Todi sul palco: i presidenti del RnS Salvatore Martinez, del Movimento dei Focolari Maria Voce e delle Acli Andrea Olivero, moderati dal caporedattore di Avvenire Umberto Folena; e altri tre in prima fila in sala: il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il portavoce del Forum delle organizzazioni cattoliche del lavoro Natale Forlani e il coordinatore di Retinopera Franco Pasquali.Si parte, questa volta, dal Magistero della Chiesa, recentissimo e più datato, come questo esigentissimo Concilio: «Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna» (Gaudium et spes). Olivero commenta amaramente: «E pensare che il 49 per cento dei cattolici, secondo un recente, autorevole sondaggio, dichiara che, se si votasse oggi, non andrebbe nemmeno a votare». E si risale, passando da papa Wojtyla («I fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica» - Christifideles laici) per arrivare a papa Ratzinger e al cardinale Bagnasco, in perfetta sintonia: «Ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica». (Benedetto XVI nel 2008).Martinez, come tutti, sa quali sono le attese, o i timori, di molti: «Si sono chiesti: che cosa stiamo tramando? Ebbene, non intendiamo né fondare né affondare alcun partito». In un certo senso, vogliono di più: «Vogliamo far fiorire una nuova responsabilità, facendo incontrare umanesimo e cristianesimo». Una cosa è certa: la “compagnia di Todi” prende sul serio l’espressione “nuova generazione”. Andrea Olivero: «Nuova generazione, non generico rinnovamento, né nuova leva di persone elette, né alcun altro genere di reclutamento. Il termine “generazione” richiama una responsabilità collettiva. Non tutti ci impegneremo personalmente, ma tutti saremo responsabili». Maria Voce: «Una nuova generazione non si dà senza una madre. Io penso a Maria, vera seguace di Cristo».Olivero avverte l’urgenza di «un nuovo slancio del pensiero» da parte di tutti, dalle aggregazioni laicali al popolo delle parrocchie. Non per noi cattolici - è l’avvertenza corale - ma per l’intero Paese. Martinez aggiunge: «Questo è un tempo di compassione. Di profonda vigilanza spirituale, in cui non c’è spazio né per la prepotenza né per l’arroganza. Occorre un appello ai veri e agli umili». E Bonanni, chiamato sul palco per un saluto finale, strappa l’applauso quando avverte: «L’Italia sarà migliore a condizione che ciascuno porti il suo mattone. Non possiamo affidarci a nessun demiurgo». Da Todi, in altri termini, non arriva nessuna invocazione di un uomo capace di prendersi sulle spalle il Paese e risolvere da solo i problemi. Tutto il contrario. Da Todi arriva l’appello all’intero Paese, a cominciare dai cattolici. «Cambieremo in meglio l’Italia – è il saluto di Forlani – se sapremo essere una comunità di amici». Amici, non pavidi gregari in cerca di un leader. Amici a modo loro ambiziosi: «Dobbiamo esercitarci e imparare a leggere la nostra realtà complessa», invita Pasquali. Sono le 23.30, ormai, ma i quattromila sono svegli, gradiscono, e ripartono. Da Todi, per Rimini, verso l’Italia intera.