Chiesa

REAZIONI. Da Israele agli Usa, l’occasione perduta dei media ebraici

Giorgio Bernardelli martedì 19 gennaio 2010
Come hanno seguito gli ebrei che vivono in Israele la visita del Papa al Tempio Mag­giore di Roma? Nonostante la presenza all’evento del vice-premier Silvan Shalom, l’at­tenzione dell’opinione pubblica è stata abba­stanza limitata. Sui siti dei quotidiani di Geru­salemme si è dato spazio a una cronaca molto sobria e – soprattutto – rigidamente ristretta al dibattito sulla figura di Pio XII. Colpisce – in particolare – lo scarso interesse per le parole pronunciate da Benedetto XVI sul tema più generale del rapporto tra cristiani ed ebrei. «Alla sinagoga di Roma il Papa difende il Vaticano dell’era nazista», è il titolo scelto dal quotidiano israeliano Haaretz . Dove nell’arti­colo la frase sull’«azione discreta e nascosta» della Santa Sede è l’unica a essere citata del lun­go discorso del Pontefice. Ancora più radicale la scelta del sito di Yediot Ahronot , il più diffu­so quotidiano israelia­no, che dedica il titolo alle parole del presi­dente della Comunità ebraica di Roma Ric­cardo Pacifici: «Il leader degli ebrei romani in­calza il Papa sul 'silen­zio' di Pio XII » . Su A­rutz Sheva , l’agenzia vicina alla destra religiosa, lo stesso episodio di­venta addirittura: «Parole brusche per il Papa durante la storica visita in sinagoga » , un’im­magine assolutamente lontana dalla realtà. «Il Vaticano si adoperò per salvare gli ebrei» è infi­ne il titolo scelto dal Jerusalem Post , che curio­samente non pubblica nemmeno la foto di Be­nedetto XVI in sinagoga: preferisce ricorrere a un’immagine d’archivio, in cui il Papa compa­re accanto a una grande croce. Nessuno, dunque, a Gerusalemme ha raccontato agli ebrei israeliani che a Roma il Pontefice do­menica ha anche ripe­tuto le parole scritte da Giovanni Paolo II nel bi­glietto deposto al Muro Occidentale, ha con­dannato con parole nette l’antisemitismo, ha invitato i cristiani a conoscere più a fondo l’ebraismo e ha indicato nuove strade per un’amicizia più profonda tra e­brei e cristiani. Fino a ieri sera l’unica possibi­lità per scoprirlo era andare a consultare il sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, che su­bito domenica sera ha rilanciato on line il testo integrale del discorso del Papa. Un segno della grande attenzione con cui la Chiesa cattolica di Terra Santa – al 99 per cento araba – ha guarda­to a questo passo nel dialogo con il mondo e­braico. Date queste premesse non stupisce che tra i commenti inviati dai lettori ai siti dei quo­tidiani israeliani predominino i giudizi molto duri su Benedetto XVI. L’impressione è che – co­me purtroppo già successo a maggio, durante il viaggio in Israele – lo sguardo ristretto sulle «que­stioni calde» impedisca all’opinione pubblica i­sraeliana di vedere tutto il resto. Del resto la prospettiva non è che cambi molto se si analizzano le reazioni nell’altra maggiore co­munità ebraica mondiale, quella degli Stati U­niti. Anche sul sito di Forward , la più importan­te rivista ebraica americana, sulla visita del Pa­pa in Sinagoga non si va oltre un lancio di agen­zia in cui l’unica frase citata di Benedetto XVI è sempre la stessa. E nonostante la condanna del­l’antisemitismo sia stata tutt’altro che margina­le nel discorso del Pontefice, non se ne trova trac­cia nemmeno nella sezione dedicata ai rappor­ti interreligiosi del sito dell’ Anti defamation lea­gue , l’organismo che si occupa della lotta ai pre­giudizi contro gli ebrei. Giornali e website hanno ristretto la loro attenzione al dibattito sul ruolo di Pio XII, restando alla superficie e trascurando gli altri temi toccati da Benedetto XVI e dagli ospiti ebrei