Il Sud può rialzarsi. Certo con l’aiuto dello Stato e delle istituzioni, ma anche con la forza di un «autosviluppo» per il quale le regioni meridionali hanno tutte le potenzialità. All’indomani della pubblicazione del documento
Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, è il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata ad offrirne una interpretazione autorevole e autentica. E a mettere soprattutto in luce il messaggio di speranza contenuto nelle pagine scritte e appena rese note dai vescovi italiani. Lo fa in un’intervista al canale italiano della Radio Vaticana, che è stata anticipata ieri nei suoi tratti salienti dal Radio Giornale dell’emittente d’Oltretevere e che nella sua versione integrale sarà trasmessa questa mattina alle 13,05 sul canale 105. «L’invito più pressante – afferma monsignor Crociata – è a guardare al futuro con fiducia e con speranza, perché ci sono le condizioni, le possibilità, ma bisogna volerle raccogliere per farle proprie e andare avanti».Tra queste possibilità, il segretario generale della Cei ne mette in evidenza soprattutto due. Da un lato, ricorda infatti, serve «l’impegno che devono continuare ad esprimere lo Stato e le pubbliche istituzioni a tutti i livelli, nel guardare a questa parte del Paese». Dall’altro, però, «c’è anche l’esigenza che il Sud tutto intero, le popolazioni con le loro classi dirigenti, rispondano alla chiamata storica di questa stagione di vita del Mezzogiorno», al fine di «progredire». Il presule ricorda che nel documento si parla «della necessità di un autosviluppo». «Se il Sud non si fa carico di un impegno proprio, difficilmente gli aiuti, gli interventi che verranno da altre parti riusciranno a far sì che i ritardi siano superati». Di qui l’appello alle classi dirigenti e alle popolazioni meridionali, affinché «si facciano protagoniste del proprio sviluppo».Monsignor Crociata tiene anche a ribadire, prendendo spunto dal titolo del documento, che quella meridionale è questione di tutta l’Italia. Nel testo, sottolinea, «sono tutti i vescovi italiani che guardano all’intero Paese e nel guardare all’Italia devono rilevare con preoccupazione il ritardo grave, persistente, di una parte di questo. L’attenzione dei vescovi è intenzionalmente rivolta a questa visione d’insieme, al desiderio che tutto il Paese cresca. Dunque, non sarebbe legittimo guardare e considerare il Sud come un problema a parte, un problema da isolare, una malattia da tagliare fuori dal circuito». Al contrario occorre che ognuno si assuma la propria parte di responsabilità. «Bisogna far crescere il senso di responsabilità, civile, sociale e perfino anche politica, a tutti i livelli». E i cristiani, aggiunge il segretario generale della Cei, «sentono la responsabilità per sé e la testimoniano agli altri, di rispondere alle esigenze del bene comune della vita sociale dando il massimo di sé dove richiesto».Questo è anche il vero antidoto a mali come la mafia (contro la quale «l’auspicio è che davvero si riesca ad essere più incisivi») o come la corruzione e il malaffare che bloccano la crescita del Mezzogiorno, «per la semplice ragione – fa notare il vescovo – che interferiscono sui processi ordinari, economici, sociali, di carattere anche istituzionale, rallentando, ostacolando, deviando in qualche modo, così che i singoli, i gruppi, le comunità non possono evolvere adeguatamente il loro impegno a portare avanti le proprie possibilità di vita».Un tale fenomeno, anche se oggi «è attivamente combattuto, continua ad esercitare un peso enorme» e rappresenta «un condizionamento tale, da impedire una normale vita personale e sociale». Dunque la risposta non può non essere quella della responsabilità personale e pubblica, da un lato, e dell’educazione dall’altro. «La crescita, lo sviluppo, il superamento delle difficoltà – conclude Crociata – non viene soltanto dalla disponibilità di maggiori risorse, non soltanto dall’utilizzazione effettiva delle risorse economiche e strutturali disponibili, ma dalla crescita di una coscienza civile e da una possibilità culturale che le nuove generazioni, in particolare, devono sviluppare».