Nel 2013 sono morti in modo violento 22
missionari cattolici e precisamente 19 sacerdoti, una
religiosa, e due laici. L'anno scorso erano stati in totale 13.
A tenere questa triste contabilità è l'agenzia vaticana
Fides
che ogni anno pubblica l'elenco dei nuovi martiri che non
riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti
gli operatori pastorali morti in modo violento.Per il quinto anno consecutivo, il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America Latina, con al primo posto la
Colombia.
Secondo la ripartizione continentale, in
America sono stati uccisi
15 sacerdoti (7 in Colombia; 4 in Messico; 1 in Brasile; 1 in Venezuela; 1 a Panama; 1 ad Haiti); in
Africa sono stati uccisi 1 sacerdote in Tanzania, 1 religiosa in Madagascar, 1 laica in Nigeria; in
Asia sono stati uccisi 1 sacerdote in India ed 1 in Siria; 1 laico nelle Filippine; in Europa è stato ucciso 1 sacerdote in Italia.
Come avviene ormai da tempo, l’elenco di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte.
Nell’anno 2013 è stato aperto il processo di beatificazione delle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria, definite “martiri della carità”. E’ stata invece conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione di
Luisa Mistrali Guidotti, membro dell’Associazione Femminile Medico Missionaria, uccisa nel 1979 nell’allora Rhodesia mentre accompagnava in ospedale una partoriente a rischio. Si è poi aperta la strada della beatificazione per padre
Mario Vergara, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), e del catechista laico Isidoro
Ngei Ko Lat, uccisi in odio alla fede in Myanmar nel 1950. Il 25 aprile è stata celebrata la beatificazione di don
Pino Puglisi: “la sua mitezza e la sua incessante azione missionaria, evangelicamente ispirata, si scontrò con una logica di vita opposta alla fede, quella dei mafiosi, i quali ostacolarono la sua azione pastorale con intimidazioni, minacce e percosse, fino a giungere alla sua eliminazione fisica, in odio alla fede” hanno scritto i Vescovi della Sicilia.
Desta ancora preoccupazione la sorte di numerosi altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie, come
i tre sacerdoti congolesi Agostiniani dell’Assunzione, sequestati nel nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo nell’ottobre 2012, e di un sacerdote colombiano scomparso da mesi. Mentre il tremendo conflitto che sta insanguinando da tre anni la Siria non risparmia i cristiani: da tempo non si hanno più notizie del gesuita italiano p.
Paolo Dall’Oglio, dei due Vescovi metropoliti di Aleppo – il greco ortodosso
Boulos al-Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, delle suore ortodosse del monastero di Santa Tecla. Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, infatti deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede: “pensiamo a tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli. Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e il nostro affetto. Abbiamo anche ammirazione per il loro coraggio e la loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo” (Papa Francesco, Angelus del 17 novembre 2013).