Chiesa

PIETRO E IL MONDO. «Cristiani e musulmani insieme contro la violenza»

Mimmo Muolo lunedì 17 settembre 2012
​La pace così necessaria per il Libano e per il Medio Oriente ha tanti volti. Quello gioioso degli oltre 20mila giovani che accolgono il Papa sul piazzale del patronato maronita di Bkerké. Quello pieno di speranza della gente comune, cristiani e musulmani senza distinzione, che lanciano petali di fiori al passaggio della papamobile per le vie di Beirut dove non molti anni fa fischiavano pallottole e granate, i cui segni sono ancora visibili sui muri di molti palazzi. Quello serio ed attento dei politici, dei diplomatici e degli uomini di cultura che, riuniti nel palazzo presidenziale, ascoltano il discorso di Benedetto XVI e riflettono sul suo appello alla dignità umana, alla libertà religiosa e a «bandire la violenza verbale e fisica».La pace, infine, ha il volto oggi cordiale dei capi delle quattro comunità musulmane (sunnita sciita, drusa e alawita), che incontrano il Pontefice in mattinata e insieme con lui lanciano di fatto un messaggio diametralmente opposto a quello dell’islam intollerante e fondamentalista che sta nuovamente incendiando la Regione. Sì, la pace ha tanti volti e tanti devono essere i suoi protagonisti. Ma alla fine di una giornata in cui il vescovo di Roma ha potuto incontrare in pratica tutte le categorie coinvolte nella difficile impresa, emerge con chiarezza che una sola è la strada da percorrere. «È tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre». Benedetto XVI lo dice in serata parlando ai giovani (scelta sicuramente non casuale, dato che spetterà a loro costruire il futuro), ma il messaggio è diretto a tutti e riguarda anche il presente con i suoi equilibri sempre delicati e talvolta - come in questi giorni - purtroppo anche infranti. Così, la cronaca del secondo giorno libanese di papa Ratzinger consegna alla storia del dialogo interreligioso una delle sue pagine più belle e ricche di contenuti. Il Pontefice, infatti, presentatosi fin dal suo arrivo come «pellegrino di pace e amico di tutti gli abitanti della regione, qualunque sia il loro credo», fa seguire alle parole i fatti. Si iscrivono in questo contesto gli incontri di una fitta mattinata che lo vedono prima a colloquio privato con i tre presidenti (il cristiano Michel Sleiman, capo dello Stato, lo sciita Nabih Berri, del parlamento, e il sunnita Nagib Mikati, del governo), quindi rivolgersi al mondo della cultura e al corpo diplomatico (discorso che Avvenire pubblica integralmente), intrattenersi cordialmente con gli esponenti musulmani, ricevendo dal Gran Mufti Sheikh Mohammed Rashid Qabbani una lettera di benvenuto e donando a tutti una copia dell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, autografata di persona. E infine incontrare i patriarchi cattolici, ospiti del maronita Bechara Rai.Insomma il Libano, sintetizza il portavoce padre Federico Lombardi, «attendeva e desiderava l’arrivo del Papa come un sorso di acqua fresca». E le parole del portavoce trovano puntale conferma anche nel pomeriggio, segnato dal commovente incontro con i giovani. Se ne attendevano circa 20mila, ne sono arrivati molti di più (anche musulmani), a riprova del fatto che a Benedetto XVI si guarda come a un testimone autorevole di quella pace tanto fragile e tanto necessaria. Canti e preghiere, cori di benvenuto, testimonianze e balletti. E in conclusione la parola del Papa, visibilmente contento dell’accoglienza. «Giovani libanesi – dice –, voi siete la speranza e il futuro del vostro Paese. Voi siete il Libano, terra di accoglienza e di convivenza». Di qui l’invito a non alimentare la diaspora, a «non assaggiare il miele amaro dell’emigrazione. Per voi – sottolinea il Pontefice – si tratta di essere protagonisti del futuro del vostro Paese, e di occupare il vostro ruolo nella società e nella Chiesa».Perciò Benedetto XVI mette in guardia dai pericoli: «Droghe, tristezza, pornografia». Anche i social networks «possono trascinare alla dipendenza e alla confusione tra il reale e il virtuale». Sì, invece, al rapporto con Dio. «Siate i messaggeri del Vangelo della vita e resistete a tutto ciò che lo nega: aborto, violenza, rifiuto e disprezzo dell’altro, ingiustizia, guerra». Così facendo, conclude il Papa raccogliendo un prolungato applauso, «diffonderete la pace intorno a voi». Sì, la pace ha molti volti. Ma quello di questi giovani in festa è il più importante.