La storia. Tre paesi e un'unica Messa. Così la liturgia «sicura» unisce le parrocchie
La parrocchia di Cicognara nella diocesi di Cremona
Tre paesi lungo il Po. Un unico sacerdote. Chiese con posti ridotti all’osso. E allora come celebrare la Messa della domenica rispettando i vincoli anti-Covid? «L’Eucaristia è comunione, è convenire insieme. Vorrei che nessuno venisse escluso o rimandato a casa perché le attuali regole per le celebrazioni con il popolo limitano le presenze nelle chiese», spiega don Andrea Spreafico, energico parroco dell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”. Quasi cinquemila le anime, divise fra Cicognara, Cogozzo e Roncadello: le prime due sono frazioni in provincia di Mantova, l’ultima in quella di Cremona. Zona di industrie. E Cicognara legata al nome di don Primo Mazzolari che, in questo angolo della diocesi di Cremona, è stato parroco prima di essere trasferito a Bozzolo.
Don Andrea Spreafico, parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello - Unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”
Ecco, nella prima domenica delle celebrazioni “ritrovate” meglio proporre un’unica grande Messa comunitaria (e all’aperto) invece che liturgie sparse. La chiesa “a contagio zero” sarà il campo sportivo dell’oratorio di Cicognara. Rito alle 7 di sera. Cinquecento i posti. Sette i ministri straordinari dell’Eucaristia con visiere e mascherine. Nove i volontari che, indossando la pettorina blu dove c’è scritto “Oratorio del fiume”, accoglieranno chi arriva. Venti i giovani che con la loro auto andranno a prendere a casa gli anziani così determinati da aver prenotato via telefono il servizio parrocchiale di accompagnamento ribattezzato “Un passaggio per l’Eucaristia”. E poi termoscanner al cancello. Pinzette per distribuire la Comunione. E una coppetta alimentare sigillata su ogni sedia che potrà servire per ricevere l’ostia consacrata invece di prenderla direttamente sulle mani.
La pettorina che useranno i volontari per la Messa "sicura" - Unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”
Un’organizzazione scientifica, verrebbe da dire, che don Spreafico ha messo a punto non solo seguendo alla lettera il protocollo della Cei e del governo sulle Messe al tempo del coronavirus e le indicazioni della diocesi di Cremona, ma anche integrando le disposizioni generali con accorgimenti in cui la fantasia pastorale si unisce a consigli giunti da esperti di igiene pubblica che il sacerdote ha consultato. Risultato? Il vademecum delle tre parrocchie è esemplare, dettagliato in ogni passaggio. Perché «l’Eucaristia sia ben preparata, aperta a tutti e in sicurezza», dice don Andrea. Alla sua gente ha presentato le procedure con un videomessaggio di venti minuti che racconta come sarà la Messa aperta.
All’ingresso ci saranno cinque “ostiari”, parola ricavata dal latino che sta per “custodi della porta”: misureranno la temperatura e daranno il benvenuto ai fedeli. Poi entreranno in azioni i “cattivi”, altro termine mutuato dal latino che sta per “controllori”: uno presidierà i cestini delle offerte, gli altri porgeranno il gel disinfettante per le mani e accompagneranno alle sedie. «Le famiglie dovranno purtroppo dividersi per rispettare le distanze», annuncia il parroco. E avverte: «Non potremo cantare a squarcia gola». Ma ci sarà un cantore. Poi la Comunione: ognuno resterà al proprio posto. «Verremo noi. Chi vorrà ricevere il Pane eucaristico sarà in piedi», chiarisce. E lo avrà attraverso le pinzette. «C’è bisogno di cura e impegno – conclude don Andrea –. Il rischio contagio è ancora elevato. Ma non vogliamo rinunciare a vivere in bellezza e intorno alla mensa del Signore la domenica».
Il campo dell'oratorio di Cicognara dove si svolgerà la Messa per 500 persone - Unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie”