Chiesa

Todos!. Costruire comunità inclusive e gioiose

Francesco Del Pizzo martedì 22 agosto 2023

Gmg di Lisbona: l’entusiasmo e il fermento, le speranze e le attese di circa un milione e mezzo di giovani provenienti da tutto il mondo, tornati nelle proprie comunità con l’impegno, che è quello del cristiano di ogni tempo, di “annunciare dai tetti” senza timore quanto visto e ascoltato. La “fretta” e l’attesa che hanno preceduto i giorni, l’ansia della partenza, la scoperta del cammino, il desiderio di nuove amicizie, la manifestazione di un incontro sono stati preceduti dalla decisione ferma di “alzarsi” ... Maria si alzò e andò in fretta: la leva della gioia e della novità che ha fatto scattare i giovani per alzarsi e andare è ora impegno a spostarsi nelle vie delle proprie comunità ancora al grido todos todos todos. L’attenzione è quella di non cadere nella tentazione di riprodurre ciò che è peculiare e specifico di un momento, ma di ripartire e confermare la vera essenza di questi giorni: una comunità aperta e pronta, sempre, a gioire e camminare con tutti nessuno escluso, nonostante le difficoltà che fisiologicamente formano l’immagine di una chiesa “ospedale da campo”, però, con i mille colori delle bandiere e delle culture dei paesi di tutto il mondo. Il termine “evento” è quello che più rende equivoco e fuorviante il messaggio della Giornata perché non rende l’idea dei percorsi di preparazione, di organizzazione inseriti nell’ordinario della pastorale giovanile, così come degli appuntamenti che hanno preceduto l’incontro di Lisbona, immagine della vera ecclesia, assemblea planetaria itinerante e popolo in cammino. Ci sono alcune immagini difficili da descrivere per il loro impatto emotivo e comunicativo: disabili in sedia a rotelle sollevati dai compagni, le carezze al Papa e del Papa, bambini sulle spalle dei propri genitori.

Da queste immagini si ricava una Chiesa dentro il tempo che vive, inclusiva, intergenerazionale, colma di speranza. Ciò non nasconde la preoccupazione di un “dopo” che sia in continuità con gli stili acquisiti di presenza nella chiesa che colmano i dati oggettivi che spesso si rilevano e si registrano, presentati con la preposizione “senza” intesa come assenza. In realtà il “dopo” la Gmg è una domanda che presuppone un “prima” e un “durante”, che tematizzi la condizione giovanile oltre il versante spirituale di cui i giovani dimostrano ancora di essere assetati seppur, nelle comunità di appartenenza, nelle forme di un “Dio a modo mio”. Certo la Chiesa non è solo quella di questi giorni, ma quella che si dispiega nella complessità di mondi che sono anche bambini, anziani, famiglie spesso in difficoltà e privazioni di tipo economico, culturale ed educativo. È vero però che questa Chiesa, ricca dell’esperienza vissuta, non può non fare i conti con i giovani che vi hanno partecipato e che ancora incontrerà, giovani alla ricerca di un lavoro, giovani che non lavorano e non studiano, giovani che desiderano una famiglia ma sono spaventati dalla mancanza di lavoro e di una casa, giovani che cercano accoglienza e comprensione nella dimensione affettiva e sessuale, che cercano una chiesa meno giudicante. Giovani, come si legge nell’ultimo Rapporto Giovani redatto dall’Osservatorio dell’Istituto Toniolo, con una “vulnerabilità cumulata”, che temono le ricadute economiche e istituzionali della guerra, oltre a quelle provocate dal perdurare degli effetti della crisi pandemica. La domanda allora non sarà più soltanto quella continua e assillante di come “far rimanere” i giovani ma dovrà essere come accompagnarli nella loro quotidiana dimensione esistenziale. Se c’è un’eredità probabilmente è quella dei bambini a cavalcioni dei loro genitori che dicono ancora della possibilità della trasmissione della fede e della bellezza di un incontro, di incontri.

Docente di sociologia e dottrina sociale della Chiesa PFTIM sez. S. Tommaso Napoli