Chiesa

Tra arte e fede. Così a Gubbio torna a splendere la Madonna del Prato

Ilaria Beretta martedì 5 novembre 2024

L'interno della chiesa della Madonna del Prato a Gubbio

"Sono entrato come parroco alla Madonna del Prato a luglio 2016. Un mese dopo c’è stato il terremoto e la chiesa è stata chiusa". L’incipit non è confortante eppure è proprio da queste premesse, consegnateci da don Fabrizio Cellucci, che comincia la storia della rinascita di un prezioso edificio artistico e sacro, oggi tornato a risplendere grazie ai fondi 8xmille.

Siamo a Gubbio, la città di pietra, il cui dedalo di strade spande a destra e a manca esempi di arte medioevale. Prima di avventurarcisi varcando le porte dell’antico borgo, però, sulla soglia a metà tra la città e la campagna, sorge la chiesa della Madonna del Prato, la cui sobria facciata di pietra locale palombina nasconde al visitatore una ricca decorazione interna e una cupola affrescata: una goccia di Barocco resa unica tanto per lo stile delle decorazioni, inconsuete in questa zona, quanto per la notorietà degli artisti che vi lavorarono, tra cui spicca la firma di Francesco Castelli detto il Borromini.

"La Madonna del Prato - ci guida Elisa Polidori, direttrice dell’ufficio Beni culturali della diocesi di Gubbio e del Museo diocesano - è una chiesa con una sola navata e due cappelline laterali; è stata eretta nel 1662 per volere del vescovo Alessandro Sperelli, sul terreno di proprietà delle Monache di Santo Spirito, in sostituzione di una chiesa precedente che si trovava in quell’esatta porzione di terreno". Per edificarla vennero chiamate maestranze di peso e si convinse del progetto persino un architetto del calibro del Borromini. "Della sua bellezza - spiega Polidori - colpisce soprattutto la cupola, che è un tripudio di vortici e virtuosismi realizzati dalle mani di Francesco Allegrini e del francese Louis Dorigny e che attraggono lo sguardo del visitatore verso il cielo".

Purtroppo la chiesa ha subito vari danni strutturali durante i terremoti del 1984, del 1997 e del 2016 che hanno interessato l’Umbria. "In particolare - ammette Polidori - il sisma del 2016 ha dato il colpo di grazia alla Madonna del Prato. Le pitture murarie, gli stucchi aggettanti e le sculture in gesso, che sono parti fondamentali per leggere un’architettura barocca, hanno subito lesioni e movimentazioni gravi. Non si prefigurava un restauro facile".

"Appena sono arrivato - continua la storia il parroco della Madonna del Prato, don Cellucci - ho pensato di avviare le operazioni di controllo sismico della struttura; avevamo appena cominciato e c’è stato il terremoto: con le scosse tutte le criticità sono venute a galla e abbiamo dovuto chiudere la chiesa per un lungo periodo". Le celebrazioni della comunità - un gruppo di circa 1.200 persone - si sono spostate in un vicino prefabbricato che era stato edificato fin dal 1984 e che, a intermittenza, ha supplito alle esigenze di culto e alle attività ecclesiali durante i periodi di inagibilità della parrocchiale. "I fedeli erano così abituati a questa situazione che, quando a luglio 2018, abbiamo annunciato il restauro della chiesa, quasi tutti erano disincantati: non lo credevano possibile. In effetti era un sogno e stavamo sognando davvero in grande". Il progetto - che prevedeva il rifacimento impianti di riscaldamento e di illuminazione, la rimessa in sesto dell’architettura dal punto di vista strutturale, il restauro e il consolidamento di 330 metri quadri di intonaci, stucchi e affreschi - si preannunciava titanico ma è riuscito grazie a una sinergia tra parrocchia e diocesi e soprattutto ai contributi 8xmille alla Chiesa cattolica. Per merito delle firme dei contribuenti che hanno espresso questa scelta in dichiarazione, infatti, ben 533mila euro hanno potuto essere destinati alla riqualificazione della Madonna del Prato. A questi soldi si sono aggiunti circa 250mila euro provenienti dai fondi per il terremoto messi a disposizione dalla Regione Umbria.
I lavori sono cominciati a ritmo serrato e dopo quattro anni, comprensivi di progettazione ed effettivo cantiere cui hanno partecipato numerose e qualificate maestranze, il 20 dicembre 2020 la nuova Chiesa della Madonna di Prato di Gubbio è stata inaugurata. Dal vecchio prefabbricato oggi tutte le celebrazioni e le attività parrocchiali sono tornate nella loro sede originaria e ogni anno gravitano intorno alla chiesa 12mila persone, tra cui figurano scolaresche e numerosi turisti per i quali sono a disposizione anche visite guidate. Per chi arriva alla Madonna del Prato in autonomia invece è stata messa a punto una guida interattiva scaricabile con un QR Code realizzato grazie al progetto di promozione culturale presentato dall’associazione locale Ars Sacra e anch’esso finanziato con fondi 8xmille.

"Il progetto di miglioramento della Madonna del Prato è stato condotto anche con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti e l’impatto ambientale - aggiunge don Cellucci -. L’impianto elettrico è stato predisposto con lampade led a basso consumo, il vecchio riscaldamento ad aria sostituito con pannelli radianti a pavimento e, non potendo installare il fotovoltaico sul tetto di un bene di valore storico-artistico, come parrocchia abbiamo optato per un contratto per la fornitura elettrica proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili". Nell’ambito del restauro c’è stato spazio anche per un piccolo adeguamento liturgico con la progettazione di un nuovo altare e ambone. "Il recupero della Madonna del Prato ha un valore simbolico per la città di Gubbio perché questa chiesa è davvero un unicum per il territorio" commenta Polidori. Ma è anche un cambiamento radicale che interessa la comunità di fede che qui si riunisce. "Prima dei restauri - rivela il parroco - celebrando alla Madonna del Prato si provava affetto, ma anche precarietà. Oggi il restauro e l’adeguamento degli impianti rendono la chiesa un luogo sicuro che favorisce l’accoglienza e l’ascolto e finalmente permette di leggere e apprezzare i simboli e le decorazioni di cui questa chiesa è rivestita".