La galleria. Coraggiose e rivoluzionarie: le donne della Chiesa e le loro storie
Mary MacKillop
Il punto di partenza potrebbe essere la narrazione di Luca, in quello che non a caso è definito (anche) il Vangelo delle donne. Perché si parla dell’infanzia di Gesù con un ruolo femminile preponderante, per la centralità di Maria che canta il Magnificat, per l’importanza di altre Marie, come Maria di Magdala e Maria di Betania, perché ha la parola di donna la testimonianza della risurrezione di Gesù. Basterebbe questo per capire quanto debito abbia l’universo maschile della Chiesa nei confronti di figlie, spose e madri. Chiesa che, come ha detto più volte papa Francesco, è a sua volta donna e quindi, si è domandato il Pontefice non più tardi del 7 marzo, «chi più della donna può rivelarne il volto?». Di qui l’invito a «individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati nel Popolo di Dio». Senza «forzature», però, «con accurato discernimento, docili alla voce dello Spirito e fedeli nella comunione». In altre circostanze lo stesso Pontefice aveva denunciato il peccato di aver maschilinizzato la Chiesa per poi aggiungere «a me piace pensare che Dio abbia creato la donna perché tutti noi avessimo una madre».
Preghiera in Basilica - Foto di archivio
Sono infatti madri, biologiche e spirituali, alcune delle figure femminili che hanno lasciato una traccia più profonda nella vita della Chiesa. Come santa Monica, le cui preghiere e lacrime ebbero larga parte nella conversione del figlio scapestrato Agostino, il santo vescovo di Ippona. O come santa Elizabeth Ann Seton (1774-1821) appartenente all’alta società statunitense, genitrice di cinque figli e poi religiosa che si dedicò in particolare all’apostolato delle vedove con figli piccoli e all’educazione scolastica. O ancora come Teresa di Calcutta, missionaria della carità talmente attenta ai poveri e in generale al mondo degli ultimi, che ancora oggi più che santa tutti continuano a chiamarla semplicemente madre. E l’elenco potrebbe allungarsi a santa Rita da Cascia, santa Francesca Romana, santa Perpetua, santa Felicita e molte altre.
Mary MacKillop - Foto di archivio
Il 7 marzo partecipando al Congresso internazionale interuniversitario “Donne nella Chiesa, artefici dell’umano” papa Francesco ha citato figure di donne che hanno cambiato con il loro esempio l’ambiente che frequentavano. Sono Giuseppina Bakhita (1868-1947) ex schiava divenuta suora canossiana, Maria Beltrame Quattrocchi (1884-1965) beatificata insieme al marito Luigi nel 2001, Kateri Tekakwitha (1656-1680) prima santa nativa americana, la monaca australiana Mary MacKIllop (1842-1909) vittima di terribili calunnie di sovversione tanto da essere scomunicata per poi essere completamente riabilitata, Laura Montoya (1874-1949) catechista colombiana degli indios, Magdaleine di Gesù (Huntin) nata nel 1898 e morta nel 1989, fondatrice della Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, ispirata al carisma di Charles de Foucauld e che attraversò più volte la cortina di ferro con un furgoncino trasformato in camper. Ancora, la monaca libanese Rafqa Pietra Choboq Ar-Rayès (1832-1914) e Daphrose Mukasanga vittima della terribile guerra civile ruandese venendo uccisa nl 1994 insieme al marito e a sei dei loro dieci figli.
Un'immagine dedicata a Ildegarda di Bingen - Foto di archivio
Ma a testimoniare il ruolo fondamentale svolto da donne credenti, ci sono un’infinità di nomi e di storie. Qualsiasi capitolo si pensi di trattare, si troverà un ruolo rivoluzionario con firma femminile. Ne ricordiamo tre, a cominciare dalla monaca tedesca Ildegarda di Bingen (1098-1179) santa e dottore della Chiesa che ebbe così tanti talenti da aver influenzato innumerevoli settori dello scibile umano, in particolare il mondo della medicina e dell’arte, con speciale attenzione alla poesia e al teatro. E, come spesso accade, non manca nella sua biografia una vicenda dolorosissima di incomprensione ecclesiale. Per essersi rifiutata di far esumare dal cimitero del monastero uno scomunicato riconciliatosi con la Chiesa, pur obbedendo a denti stretti, la monaca fu infatti a sua volta scomunicata, per poi essere reintegrata sei mesi prima di morire. Poi, come poteva mancare? Chiara d’Assisi (1194-1253), prima donna nella storia della Chiesa ad aver composto una Regola scritta. Infine, santa Teresa d’Avila (1515-1582) innovativa nel promuovere una teologia elaborata dalle donne, come evidenziato nel 1970 anno in cui fu proclamata con Caterina da Siena dottore della Chiesa. Capace di trasformare l’intera vita in preghiera, ispiratrice di carismi e istituti religiosi, Teresa d’Avila seppe promuovere un rinnovamento della comunità ecclesiale dal suo interno, favorendo nuove forme concrete di carità verso i poveri e gli ultimi. Come si capisce, le figure femminile sono così tante e diverse tra loro che possono essere abbracciate tutte insieme in un modo soltanto: ringraziandole. «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna – scrisse Giovanni Paolo II il 29 giugno 1955 -. Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani».