Terra Santa. L'abbraccio dei vescovi dell'Occidente ai cristiani (non) «dimenticati»
Una passata visita dei vescovi del Coordinamento di Terra Santa (Mazur/Catholicnews)
L'abbraccio ai cristiani che soffrono, il dramma dei migranti, il dialogo fra israeliani e palestinesi, le sfide ecumeniche in una regione segnata dalle tensioni. Sono i fili conduttore dell’annuale incontro del Coordinamento di Terra Santa, l’organismo costituito dai vescovi provenienti da tutta l’Europa, dal Nord America e dal Sud Africa e istituito alla fine del ventesimo secolo su invito della Santa Sede per sostenere le comunità cristiane del Medio Oriente. Da domani sabato 4 gennaio a giovedì 19 gennaio saranno tredici i pastori che si recheranno nella terra definita da Paolo VI il “quinto Vangelo”.
A coordinare l’iniziativa è storicamente la Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles che vede attualmente come referente il vescovo di Clifton, Declan Lang. Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa verrà rappresentato da monsignor Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee, mentre per la Conferenza episcopale italiana ci sarà l’arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. «La nostra visita – spiega Fontana – è prima di tutto un gesto di vicinanza ai nostri fratelli nella fede che vivono nella prova e che a causa dei conflitti e delle persecuzioni devono abbandonare le loro case. Un esodo che impoverisce tutti facendo venir meno la presenza della Chiesa proprio nella terra da cui il Vangelo si è irradiato. Di fatto vogliamo dire loro: non vi abbiamo dimenticato, vi siamo accanto attraverso noi vescovi. E con la nostra presenza riconosciamo esplicitamente le difficoltà che qui i cristiani affrontano ogni giorno e che vogliamo portare all’attenzione delle autorità locali, dei nostri Paesi e internazionali».
Il viaggio inizierà alla vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – che si celebra domenica – con un appuntamento dedicato alla situazione dei migranti e dei rifugiati cristiani in Israele. A Jaffa, nella mattinata di domani, i presuli parteciperanno alla Messa dei popoli animata da varie comunità nazionali. E nel pomeriggio entreranno nel Centro pastorale per i migranti di Tel Aviv. «Prendersi cura di chi è costretto a lasciare la propria terra – sottolinea l’arcivescovo Fontana – significa guardare a Gesù “migrante e rifugiato” che con Maria e Giuseppe è dovuto fuggire in Egitto e per farlo ha attraversato l’attuale Striscia di Gaza che potremmo chiamare la “via dei profughi”».
Nei giorni successivi, facendo base a Betlemme, i membri del Coordinamento affronteranno il tema dei “50 anni di occupazione” con una visita a Hebron e a Gerusalemme Est, visitando realtà che promuovono l’incontro e il rispetto reciproco come la Tenda delle nazioni. «Noi pastori – prosegue l’arcivescovo – intendiamo affermare che la Terra Santa è cara alle tre grandi fedi monoteiste e qui tutti hanno il diritto di esprimersi e fare la propria parte. La strada da percorrere è quella del dialogo: che si realizza con infinita pazienza, senza partire da idee predeterminate e, come cristiani, mettendoci a fianco della Chiesa di Gerusalemme». Le giornate, scandite dalla Messa quotidiana con le varie parrocchie cattoliche nel distretto di Betlemme, prevedono incontri con i vescovi del territorio, il corpo docente, amministrativo e gli studenti dell’Università di Betlemme, diplomatici e responsabili degli organismi cattolici impegnati fra gli ultimi. «Del resto – ricorda Fontana – il Coordinamento è prima di tutto un’esperienza di comunione e fraternità nel segno della preghiera e della carità. Da sottolineare che l’Italia ha donato alla Terra Santa sia l’amministratore apostolico del patriarcato latino, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, sia il nuovo custode, fra’ Francesco Patton».
Per segnare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il pomeriggio di mercoledì prossimo vedrà al centro il dialogo ecumenico con un incontro dei leader cristiani locali e poi con la preghiera nella Cattedrale anglicana di San Giorgio a Gerusalemme. «Dalla Città Santa rilanceremo un forte appello all’unità dei cristiani. È l’auspicio comune di tutte le confessioni», osserva Fontana. Ma come l’Italia può farsi prossima ai cristiani “in bilico”? «Con la preghiera, prima di tutto – chiarisce l’arcivescovo –. Poi con i pellegrinaggi che vanno promossi come segno di attenzione e condivisione dell’unica fede nel Risorto. Infine con la solidarietà fattiva verso le comunità che qui resistono». La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ad esempio, ha tradotto questa sfida nel concreto stringendo un gemellaggio con il patriarcato latino di Gerusalemme e finanziando la costruzione di una serie di alloggi per le famiglie cristiane.
Che cos'è il Coordinamento di Terra Santa
Il Coordinamento di Terra Santa è un organismo di supporto della Chiesa di Terra Santa che raggruppa i rappresentanti delle Conferenze episcopali di Usa, Europa, Canada e Sud Africa insieme a quelli di Ccee e Comece. Dal 1998 ogni anno a gennaio i vescovi del Coordinamento visitano i luoghi santi. Su espresso mandato dalla Santa Sede, il gruppo intende essere accanto alla Chiesa di Terra Santa attraverso la preghiera, il pellegrinaggio e la solidarietà concreta anche grazie a un lavoro di sensibilizzazione sui cristiani di Terra Santa che i presuli portano avanti una volta tornati nelle rispettive nazioni.