IL SALUTO A PAPA FRANCESCO. «La Provvidenza ci ha fatto toccare con mano cos'è la Chiesa»
Santità, non ci sono parole per esprimere la gioia nostra e di quanti quest'oggi, festa di San Giuseppe, hanno preso parte alla solenne celebrazione che ha inaugurato il Suo Pontificato.Siamo venuti a questo appuntamento di grazia consapevoli del particolare legame che unisce la nostra Conferenza Episcopale al Vescovo di Roma e Primate d’Italia: una “speciale sintonia”, che ci rende testimoni privilegiati della Sua missione, primi destinatari della Sua premura e del Suo magistero; un attaccamento singolare delle nostre Chiese al Papa, che si è manifestato anche nel caloroso abbraccio con cui da subito il nostro popolo si è stretto a Lei, nel desiderio di vederLa, di stare un po’ con Lei, di pregare con Lei e per Lei, per le intenzioni del Suo cuore di pastore universale.Oggi, una volta di più, la Provvidenza ci ha fatto toccare con mano cos’è la Chiesa, comunione che plasma innanzitutto noi Vescovi attorno al Successore di Pietro per una collegialità affettiva ed effettiva, avvalorata da piena e aperta adesione al Suo insegnamento e da fattiva e costante collaborazione.Secondo le Sue parole, sull’esempio di San Giuseppe ci impegniamo a essere custodi di quanti sono affidati alla nostra responsabilità, specialmente della vita più debole e indifesa: con discrezione e umiltà, nel silenzio, con una presenza costante e una fedeltà totale.Con Lei avvertiamo che custodire è servire: amore crocifisso, che nasce dall’incontro con il Signore Gesù, dall’affidarsi e dal conformarsi sempre più al suo mistero pasquale, dal suo richiamo a essere suoi, a dimorare in Lui, fino a farsi sua presenza tra gli uomini del nostro tempo.Siamo riconoscenti ai disegni della Provvidenza, che ha spinto i Cardinali “quasi alla fine del mondo” per eleggere Colui che è chiamato a confermare i fratelli nella fede. Non a caso, il Suo predecessore, Benedetto XVI, intervenendo alla V Conferenza Generale dell’episcopato latinoamericano, parlava della Sua terra come del “Continente della speranza”, ricco del “tesoro inestimabile” e del “patrimonio più prezioso: la fede in Dio Amore, che in Cristo ha rivelato il suo volto” (Santuario dell’Aparecida, 12 maggio 2007).Santità, nonostante difficoltà, fatiche e stanchezze – i “tanti tratti di cielo grigio”, come li ha definiti Lei – ci sentiamo impegnati a mantenere vivo e a sviluppare sempre più questo senso di fede. Alla scuola del Vangelo, intendiamo annunciarlo senza paure come possibilità di vita integrale, capace di risposte attraenti e veritiere.Lei ci preceda con mano ferma e paterna; ci richiami a quella santità di vita che è vocazione di ogni battezzato; ci additi l’unico orizzonte che racchiude il segreto dell’eterna primavera della Chiesa: quello che nel Cristo riconosce il Figlio del Dio Vivente, la chiave del mistero sigillato della storia, l’immagine dell’uomo nuovo.
Roma, 19 marzo 2013Solennità di San Giuseppe, Sposo della B.V. Maria
IL CONSIGLIO PERMANENTEDELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA