Cei. Bassetti: "Troppi incidenti sul lavoro e poca occupazione. Così non va"
Il presidente della Cei, cardinale Bassetti
“A preoccupare i vescovi italiani è la situazione socio-economica del Paese: la pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale”. È quanto viene ribadito nel comunicato finale della 74ª Assemblea generale della Cei conclusasi oggi a Roma, anche con la nomina fi Giuseppe Notarstefano a presidente nazionale dell'Azione Cattolica.
Il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, incontrando al termine dei lavori i giornalisti, ha risposto a diverse domande sull'attualità politica ed economica-sociale. Questione lavoro: "Il lavoro è vocazione, la vocazione diventa missione. La missione diventa diritto. L'attività umana corrisponde alla dignità della persona. Giovani che a 30 anni mi dicono: io non so che fare nella vita perché non ho lavoro. A questi giovani hai tolto la dignità. Le morti sul lavoro poi sono una gravissima ingiustizia, proprio perché sono diminuiti in questo periodo anche per il Covid i posti di lavoro e sono aumentati gli incidenti. Dunque da qualche parte ci saranno delle responsabilità, se non viene garantita la vita delle persone".
Ddl Zan. "E' giusto che in Parlamento si discuta. Noi siamo convinti che per quanto riguarda l'omofobia ci fossero già delle leggi sufficienti e secondo noi non c'era bisogno neanche di questo decreto. Ma siccome chi deve legiferare è il Parlamento e il popolo, auspichiamo che ci sia un confronto sincero e sereno ma anche sia anche lì rispettata la coscienza di tutti". Il cardinale a tal proposito ha sottolineato che "viene sempre prima la persona", dunque "no a violenza e discriminazione". Tuttavia va trovata "una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative, che coniughi il rifiuto di ogni discriminazione con la libertà di espressione".
Denatalità. "Questo è anche il sintomo di una paura del futuro diffusa tra la gente. E questo ti toglie la speranza nella vita nascente. Garantire alla gente i propri diritti vuol dire aiutarli ad essere anche più sereni nel programmare il proprio futuro. Perché nel futuro di una famiglia non possono non esserci i figli, il prezioso frutto del matrimonio. Ne abbiamo parlato anche con il presidente Draghi. Dobbiamo creare tutte le condizioni perché la gente viva in un clima favorevole a generare figli. L'assegno unico è una buona soluzione. L'ho detto a chi di dovere. E però bisogna continuare su questa strada. Perché purtroppo in Italia è come se si partisse da zero. L'Europa è più avanti di noi nell'attenzione alle famiglie. E se non c'è un'attenzione profonda alle famiglie, a partire dai datori di lavoro - non ti posso allontanare perché aspetti un figlio, è un'ingiustizia - fino allo Stato che garantisca chi ha dei figli e favorisca la nascita dei bambini, se mancano queste condizioni, si va poco lontano. L'Italia deve adeguarsi a quello che si fa da altre parti, come ad esempio in Francia". Per quanto riguarda il dibattito sullo Ius soli, invece, il cardinale, a titolo personale, ha detto di preferire lo ius culturae, che presuppone un cammino, anche di integrazione, fatto insieme.
Tragedia del Mottarone. "Certamente, se ci sono delle responsabilità chiare, questo diventa un crimine, oltre che un incidente, perché non si può giocare sulla incolumità delle persone. La sicurezza deve essere come a casa propria ovunque. E siccome oggi ci sono i mezzi per garantire la sicurezza, allora fa veramente pensare che non si usino questi mezzi e vediamo che cosa è successo per la vita di 14 persone. E speriamo che si salvi il bambino. Abbiamo pregato, come Conferenza Episcopale Italiana, per il piccolino".
Il Cardinale ha risposto anche alle domande sul cammino sinodale. "Non sarà un Sinodo, ma un itinerario", ha precisato. E quanto al parallelo con quanto sta succedendo in Germania, ha tenuto a precisare che la situazione in Italia è completamente diversa. E che temi come il celibato o addirittura il sacrdozio alle donne, qui non sono in discussione. "Dobbiamo affrontare le solitudini esistenziali, l'educazione dei figli, i problemi della gente che non arriva a fine mese, l'immaturità affettiva che porta tante famiglie a sfasciarsi. Il nostro cammino sinodale "vuole essere una mamma che accompagna la gente". Infine, l’Assemblea Generale ha votato la seguente Mozione: «I Vescovi italiani danno avvio, con questa Assemblea, al cammino sinodale secondo quanto indicato da Papa Francesco e proposto in una prima bozza della Carta d’intenti presentata al Santo Padre. Al tempo stesso, affidano al Consiglio Permanente il compito di costituire un gruppo di lavoro per armonizzarne temi, tempi di sviluppo e forme, tenendo conto della Nota della Segreteria del Sinodo dei Vescovi del 21 maggio 2021, della bozza della Carta d’intenti e delle riflessioni di questa Assemblea».
Nel comunicato finale dei lavori si fa riferimento anche alla povertà sempre più diffusa. “I dati della Caritas, citati dal cardinale presidente, e le testimonianze dei diversi territori impongono un grande sforzo a sostegno delle famiglie, delle imprese, dei giovani e degli ultimi”, viene sottolineato. “In questo senso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può rappresentare un’opportunità di crescita per dare nuova linfa al Paese e mettere in circolo nuove risorse, a beneficio della collettività, provata dagli effetti che l’emergenza sanitaria sta provocando sull’economia, sul lavoro, sulle relazioni e anche sull’ambito ecclesiale”, affermano i vescovi italiani, per i quali “il Covid, infatti, ha tolto il velo da alcune dinamiche latenti nella Chiesa italiana – fotografate da diverse indagini e statistiche – tra cui, ad esempio, la riduzione della partecipazione attiva alle celebrazioni e alla vita ecclesiale”. “In una società che può dirsi ‘scristianizzata’, tuttavia – è stato rilevato – emerge anche una domanda di Dio, non sopita ma desiderosa di essere colta”, osservano i vescovi.
I vescovi hanno diramato anche il rendiconto sull'8xmille del 2021. 363 milioni di euro andranno alle esigenze di culto della popolazione. 253 milioni agli interventi caritativi, compresi 50 milioni per il terzo mondo. E 420 milioni al sostentamento del clero. 100 milioni infine sono stati accantonati a riserva, prevedendo che il gettito Irpef, e dunque l'8xmille, degli anni futuri si abbasseranno come conseguenza della grave crisi economica innescata dal Covid.
Inoltre, nel giorno di chiusura della 74ª Assemblea generale della Cei è arrivata la nomina del nuovo presidente dell'Azione cattolica nazionale: si tratta di Giuseppe Notarstefano.
“Vorrei innanzitutto esprimere la mia commossa gratitudine – ha affermato il neo presidente dell’Azione cattolica italiana in una dichiarazione a caldo – verso il Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana e i vescovi italiani per avermi voluto affidare il compito di rappresentare, coordinare e promuovere l’associazione in un ‘tempo difficile, imprevisto e inedito’, che rivela ‘anche segni di fiducia, motivi di gratitudine e nuovi sentieri di speranza’ (Messaggio della XVII Assemblea nazionale dell’Ac alla Chiesa e al Paese, 2 maggio 2021)”.
“Mentre mi accosto a questo importante servizio, grande è la percezione della mia personale inadeguatezza, resa più sopportabile solo dalla consapevolezza che ogni compito associativo è svolto nella corresponsabilità di tanti e nella cooperazione di tutti”, ha proseguito Notarstefano, ricordando che “l’Azione cattolica mi ha accompagnato sin da ragazzo e in essa ho maturato un grande senso di riconoscenza: verso il Signore che mi ha donato questa strada da percorrere alla scoperta della gioia rigenerante del dono di sé e del servizio agli altri, soprattutto ai ‘più piccoli’, e verso la Chiesa, cui ho imparato a voler sempre più bene grazie alla compagnia di laici e sacerdoti” che “hanno seminato e coltivato in me un profondo desiderio di bene e di comunità. L’Ac è per me una lunga storia di amicizie bellissime: mi vengono subito in mente tutte le persone con cui ho condiviso gli scorsi anni di responsabilità a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, i presidenti nazionali con i quali ho avuto modo di collaborare, e in particolare Matteo Truffelli, amico carissimo e compagno di strada, da cui ricevo un testimone particolarmente impegnativo”.
Quindi un “primo pensiero a tutti gli aderenti, a quanti simpatizzano con la bellezza e l’entusiasmo della nostra ‘passione cattolica’: ai piccolissimi, ai bambini e ai ragazzi, ai giovanissimi e ai giovani, agli adulti, nelle tantissime associazioni territoriali di base presenti ovunque nella nostra bella Penisola: un popolo davvero numeroso in questa città! Sono particolarmente grato a tutti e a ciascuno per aver riconosciuto questo tempo difficile come un’opportunità e l’associazione stessa come la forma resiliente e fraterna per viverlo nella gioia. Un grazie che si estende a quanti collaborano e lavorano per rendere più sostenibile la vita associativa”.
“È bello pensare che la vita associativa sia soprattutto un camminare insieme, prendendosi cura reciprocamente e concretamente gli uni degli altri”. “Voglio ringraziare ancora il Santo Padre per le sue parole cariche di affetto e stima e per la prospettiva indicata all’Ac di divenire sempre più una ‘palestra di sinodalità’ a servizio della Chiesa italiana e del nostro Paese. A nome di tutti noi rivolgo, infine, un pensiero grato e riconoscente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, guida autorevole in questa fase di delicata transizione della vita del Paese e delle sue istituzioni democratiche: la nostra associazione conferma il vivo desiderio di essere un piccolo seme di rinnovamento civile, ricercando percorsi fraterni e alleanze generative di amicizia sociale per promuovere il bene comune”.