Chiesa

Asia. Nella Giornata di preghiera per la Cina rinviato a giudizio il cardinale Zen

Riccardo Maccioni mercoledì 25 maggio 2022

Il cardinale Zen celebra la Messa a Hong Kong il 24 maggio 2022

In Cina la devozione mariana ha il suo cuore su una collina immersa dentro un bosco di bambù. Siamo nel distretto di Songjjang, a 35 chilometri circa da Shanghai. Qui sorge un santuario che osservato da lontano sembra una croce. Dentro, custodisce una statua in bronzo, dai tratti delicati, che richiama una gustosa scena familiare. La Vergine, infatti solleva il Figlio, più in alto che può, come fa un genitore quando il suo piccolo chiede di vedere meglio. Gesù, invece, è raffigurato con le braccia aperte quasi a volere abbracciare il mondo, a cominciare da questo contrastato Stato-Continente asiatico.

Ogni anno, almeno capitava prima dell’emergenza Covid, migliaia di fedeli salgono quassù per pregare Nostra Signora di Sheshan, ovvero la Beata Vergine Maria aiuto dei cristiani. Un legame di fede tanto forte e sentito, anche nel periodo di più dura repressione anticristiana, da spingere nel 2007 Benedetto XVI a istituire, proprio il 24 maggio, la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, accompagnata l’anno successivo da quella splendida preghiera che ogni volta è giusto, anzi necessario riprendere.

Papa Francesco ha ricordato la ricorrenza domenica scorsa al Regina Coeli. Questa festa mariana – ha detto il Pontefice – mi offre l’occasione per rinnovare la vicinanza spirituale ai cattolici cinesi. «Seguo con attenzione e partecipazione la vita e le vicende di fedeli e pastori, spesso complesse – ha aggiunto –, e prego ogni giorno per loro». Da qui l’invito a unirsi tutti nell’invocazione al Signore affinché «la Chiesa in Cina, in libertà e tranquillità, possa vivere in comunione effettiva con la Chiesa universale ed esercitare la sua missione di annuncio del Vangelo a tutti, offrendo così anche un positivo contributo al progresso spirituale e materiale della società».

Purtroppo l’auspicio è caduto nel vuoto. Proprio ieri infatti, il 24 maggio dunque, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun è dovuto comparire davanti alla corte di West Kowloon a Honk Kong insieme a cinque esponenti del fronte democratico. L’accusa, come riporta AsiaNews, è di non aver registrato in modo corretto un fondo di beneficenza di cui era amministratore fiduciario.

Cade invece l’imputazione di collusione con forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale cinese. Un sospetto che il 12 maggio aveva portato all’arresto del vescovo emerito di Honk Kong, poi rilasciato dietro il pagamento di una cauzione. Il processo comunque inizierà il prossimo 19 settembre. Con Zen, saranno alla sbarra anche la cantante Denise Ho e gli ex deputati Margaret Ng e Cyd Ho. Tutti oppositori della svolta repressiva imposta all’isola dal regime di Pechino. Rischiano una pena pecuniaria di 1.750 dollari. Uno degli accusati, Cyd Ho, però, ricorda ancora AsiaNews, si trova già in prigione per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata.

Ieri tutti gli imputati hanno respinto le accuse, contestando l’obbligo delle registrazione del fondo “612 Humanitarian Relief Fund” l’organizzazione sotto processo, sostenendo di aver operato in modo sempre molto aperto. In effetti, fino alla sua chiusura nell’ottobre scorso l’ente aveva pubblicamente assistito migliaia di manifestanti pro democrazia coinvolti nelle proteste del 2019. Fermo anche l’intervento della diocesi di Honk Kong che in una nota annuncia di voler seguire «da vicino lo sviluppo dell’incidente» iniziato due settimane fa e ha chiesto di pregare per la Chiesa. Invito nuovamente rilanciato ieri dal Papa che ha affidato a Maria, aiuto dei cristiani «il cammino dei credenti in Cina». Ti preghiamo – prosegue Francesco in un tweet – di presentare al Signore della storia le tribolazioni e le fatiche, le suppliche e le attese dei fedeli che ti pregano, o Regina del cielo».