Chiesa

FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO. «La Chiesa è un mosaico: uniti nelle differenze»

sabato 29 giugno 2013
«Lasciarsi consumare per il Vangelo, farsi tutto a tutti, uscire di sé al servizio del popolo di Dio. Essere servitore dell'unità». Questo è il compito al quale sono chiamati i vescovi e, per primo, il successore di Pietro. Lo ha detto papa Francesco che stamani nella Basilica vaticana ha celebrato la Messa solenne nella festività dei santi Pietro e Paolo. E’ stato proprio questo lasciarsi consumare per il Vangelo, senza risparmiarsi – ha ricordato - a rendere credibile san Paolo, a edificare la Chiesa.Nella sua omelia il Papa ha sviluppato "tre pensieri sul ministero petrino", chiedendosi “in cosa debba confermare il vescovo di Roma". E ha sintetizzato in tre punti: "confermare nella fede", "confermare nell'amore", confermare nell'unita".Il Pontefice ha messo in guardia dal "pericolo di pensare in modo mondano". "Quando Gesù parla della sua morte e risurrezione, della strada di Dio che non corrisponde alla strada umana del potere, in Pietro – ha ricordato - riemergono la carne e il sangue: 'si mise a rimproverare il Signore: questo non ti accadrà mai’. E Gesù ha una parola dura: 'Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo’". "Quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i nostri sentimenti – ha proseguito -, la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d'inciampo".Citando i documenti del Concilio Vaticano II, papa Francesco ha ribadito che «la comunione della Chiesa non significa uniformità». La strada, ha indicato, è quella della sinodalità: «Dobbiamo sviluppare il sinodo dei vescovi in armonia con il primato, dobbiamo crescere in questa sinodalità, in armonia con il Concilio». «Nella Chiesa la varietà, che è una grande ricchezza si fonde nell'armonia dell'unità. Come un grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare il grande disegno di Dio. Uniti nelle differenze: non c'è un'altra strada cattolica, questo è lo spirito cattolico, cristiano». E questo deve spingere a «superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa».All'inizio della celebrazione eucaristica il Papa ha imposto il Sacro Pallio - una stola di lana bianca ricamata, simbolo della loro dignità e del legame con la sede di Roma - a 34 nuovi arcivescovi metropoliti. “Il Pallio, se è segno della comunione con il vescovo di Roma, con la Chiesa universale – ha detto il Papa - è anche un impegno per ciascuno di voi ad essere strumenti di comunione. Confessare il Signore lasciandosi istruire da Dio; consumarsi per amore di Cristo e del suo Vangelo; essere servitori dell'unità". Sono le "consegne che i Santi Apostoli Pietro e Paolo affidano a ciascuno dio noi, perché siano vissute da ogni cristiano".Tra i nuovi metropoliti c'era anche monsignor Mario Aurelio Poli, il successore di Bergoglio alla guida dell'arcidiocesi di Buenos Aires. Tre gli italiani: l'arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Redaelli, l'arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, e l'arcivescovo de l'Aquila, Giuseppe Petrocchi.