Chiesa

VERSO L'INCONTRO DI MILANO. Charmet: qui nasce il patto tra generazioni

Nicoletta Martinelli sabato 26 maggio 2012
Nei giorni di festa il tempo libero abbonda mentre – al contrario – nel tempo libero non  sempre si fa festa. I due termini, lungi dall’essere sinonimi, identificano realtà diverse che, non di rado, entrano in conflitto. Competono. Soprattutto se a esserne protagonisti sono i ragazzi, gli adolescenti in special modo, a cui il senso più profondo del giorno di festa – non solo spasso – è sempre meno chiaro. Come trasmettere loro questa dimensione, come trattenerli all’interno della celebrazione familiare della festa, come convincerli che la riunione di più generazioni sotto lo stesso tetto in un giorno dedicato non è stucchevole ma stimolante? Sull’argomento si interroga – ma soprattutto propone risposte – Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra, docente di Psicologia Dinamica alla Facoltà di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano, che interverrà alla tavola rotonda prevista per venerdì 1 giugno alle 14.30 presso la Fondazione per le attività pastorali (in via Sant’Antonio 5). Il tema del dibattito – che sarà moderato da Emanuela Confalonieri e a cui partecipa Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore – è: “Adolescenti e giovani tra festa e tempo libero”. In questi tempi di precocità, di autonomia pretesa e ottenuta fin troppo presto, di globalità che esporta modelli non sempre applicabili a ogni latitudine, «gli amici – anticipa come intende affrontare l’argomento Pietropolli Charmet – chiamano prepotentemente i ragazzi fuori dalla dinamica della festa familiare. Il gruppo erode il potere di contenimento affettivo della famiglia, si dimostra una superpotenza che calamita gli adolescenti». I ragazzi – questo sperimenta quotidianamente chi è alle prese con i figli in crescita accelerata – si allontanano dai luoghi istituzionali della relazione, come la famiglia o la scuola, ed entrano nell’orbita del gruppo, che ha un potere decisionale enormemente superiore a quello di mamma e papà. «È importante capire – prosegue lo psichiatra – come far sì che i figli adolescenti riescano ad avere una famiglia sociale senza che questo li porti a trascurare o a sentire come un fardello la famiglia naturale». Se non puoi batterli alleati con loro: «Quando ci si ritrova per la festa, i nonni potrebbero pensare di invitare anche gli amichetti dei nipoti. Allargare l’incontro, includendo il gruppo di riferimento degli adolescenti, diventare forza centripeta. È il solo antidoto allo strapotere degli amici. Del resto – spiega Pietropolli Charmet – il vero protagonista dell’adolescenza è il bisogno di socializzazione, che non è mai così forte prima nei ragazzi, né lo sarà mai più. Ma se il gruppo dei coetanei è indispensabile allo sviluppo della socialità, è anche il principale fattore di rischio, non ci mette niente a diventare cattivo, deviante. Buona parte delle condotte pericolose anche per la vita non sono individuali ma di gruppo». Bisogna quindi arginarne lo strapotere, diventarne i principali competitori: anche aprendogli le porte, offrendo luoghi di aggregazione alternativi a quelli verso cui si orienta. E che sono diversi dai contenitori tradizionali: nella forma – tristemente, il luogo di aggregazione è diventato il centro commerciale – e nella sostanza, considerato che il tempo libero è ormai pensato solo in funzione dell’intrattenimento. «Altro aspetto che la famiglia fa fatica a contrastare. Non resta spazio per niente di diverso dal divertimento fine a se stesso, tutto viene alimentato dalla voglia di esserci e di apparire» spiega l’esperto. «Al contrario, la festa – prosegue – è trasmissione generazionale, che deve avere la potenza necessaria a trasformarsi in narrazione familiare». A diventare un’epica quotidiana e condivisa che scorra da una generazione all’altra.