Chiesa

Chi è. Charles de Foucauld, il seme che muore porta frutto

Cristina Zaros giovedì 1 dicembre 2016


Papa Francesco, durante la Messa a Santa Marta, ha ricordato che il 1 dicembre ricorre il centesimo anniversario dell’assassinio del beato Charles de Foucauld, avvenuto in Algeria il primo dicembre 1916. Era “un uomo – ha detto, secondo quanto riferisce Radio Vaticana – che ha vinto tante resistenze e ha dato una testimonianza che ha fatto bene alla Chiesa. Chiediamo che ci benedica dal cielo e ci aiuti a camminare sulle sue tracce di povertà, contemplazione e servizio ai poveri”.


«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» ( Gv 12.24). Nella vicenda spirituale del beato Charles de Foucauld questa parola evangelica, a lui molto cara, rappresenta il cuore della sua vocazione e della sua missione. Egli si è posto con una tale docilità nelle mani di Dio, con una tale fiducia e abbandono alla Sua volontà, da lasciarsi gettare da Lui nel terreno, come il seme nella mano del seminatore. Dio, come è noto, lo ha gettato nel deserto, il deserto del Sahara, ma non solo, anche nel mezzo dei deserti umani, perché essi potessero fiorire e dare frutto.

Per Charles è stato un lavoro paziente, umile, totalmente affidato, un lavoro nascosto, povero, fiducioso, solitario. Fatto di cura delle relazioni, di accompagnamento e amicizia, di preghiera e meditazione del Vangelo, di studio della lingua e della cultura della popolazione tuareg, di diffusione del bene e di ricerca di operai per il Regno di Dio.

In vita è rimasto solo: umanamente, un fallimento. Eppure dopo la sua morte sono nati via via, nel tempo e in diverse parti del mondo, molti gruppi (di laici, sacerdoti, religiosi e religiose) e singole persone che si ispirano a lui e vivono nella loro quotidianità la vita semplice di Nazaret, l’ascolto della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica silenziosa, la condivisione con i poveri: una fecondità secondo il Vangelo.

Ad oggi gli appartenenti alla grande Famiglia Charles de Foucauld sono più di 13mila membri dei 20 gruppi formalmente riconosciuti dall’Associazione internazionale delle Famiglie Charles de Foucauld. Essi sono presenti in tutti i continenti (81 nazioni) in particolare nei luoghi più “caldi”, nelle periferie delle metropoli dell’occidente e dei paesi più poveri e nei luoghi di forte presenza araba: dall’Iraq ad Haiti, dal Libano al Giappone, da Israele al Rwanda, al Vietnam, al deserto del Sahara, al Cile, al Pakistan… solo per citarne alcuni.

La vitalità della grande famiglia foucauldiana, che non emerge in grandi avvenimenti, ma nella fedeltà umile e semplice della vita ordinaria, fatta di silenzio e contemplazione, di piccoli gesti di amicizia e di prossimità ai poveri e agli ultimi, si è resa più visibile durante quest’anno, in occasione del centenario della morte di frère Charles. Nei vari continenti si è infatti celebrata la ricorrenza in modi diversi: con tempi prolungati di preghiera e di adorazione, con momenti di riflessione, con proposte di studio e approfondimento della spiritualità.

In particolare ricordiamo la Settimana internazionale Charles de Foucauld, svoltasi a Taizé dal 21 al 28 agosto, che ha visto coinvolti giovani da tutta Europa e i rappresentanti dei gruppi foucauldiani. Una settimana, preceduta da alcuni giorni di cammino, che ha fatto avvicinare i giovani alla figura di frère Charles e sperimentare un bel clima di pace, gioia, preghiera e scambio con giovani di altre religioni. A Roma, il 10 e 11 settembre, si è svolto un convegno, organizzato dalle fraternità italiane, che ha raccolto molti gruppi, associazioni e singoli, amici e simpatizzanti attorno al tema: “Gridare il Vangelo con la vita”. Le relazioni proposte, le testimonianze delle varie realtà foucauldiane, la serata musicale, lo scambio fraterno, hanno reso evidente la ricchezza di una spiritualità che si diffonde e si incarna nel nostro oggi.

Infine vogliamo ricordare che oggi, primo dicembre, nella giornata che conclude il Centenario, il comitato francese ha proposto a tutti i membri della Famiglia spirituale di vivere dalle 8 alle 9 un’ora di adorazione (per tutti alla stessa ora, ma nei diversi continenti con fusi orari diversi) per coprire insieme 24 ore di preghiera. Una preghiera universale, che da un confine all’altro della terra loda e benedice il Signore per la sua bontà e misericordia, come Charles de Foucauld ha instancabilmente ripetuto: «Come sei buono, mio Dio, come canterò le tue misericordie!».

(a cura delle “Discepole del Vangelo”)