Cei. Russo: «Non possiamo vivere in un costante clima di campagna elettorale»
Mons Ghizzoni, Mons. Russo, Vincenzo Corrado
Il clima politico nel Paese ("Non possiamo vivere in un costante clima di campagna elettorale"), un bilancio del primo anno di attività del Servizio nazionale per la tutela dei minori a rischio e la presentazione del programma dell'ormai prossimo incontro dei vescovi del Mediterraneo con il Papa a Bari. Sono i temi principali della conferenza stampa - presenti il segretario generale della Cei monsignor Stefano Russo e monsignor Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori - che ha riferito sui lavori del Consiglio permanente della Cei, chiuso mercoledì a Roma.
Russo, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, soprattutto se i vescovi siano preoccupati dall'atmosfera di perenne conflittualità nel Paese, ha ribadito: «Non possiamo vivere in un costante clima di campagna elettorale». Quindi, citando il discorso del 31 dicembre scorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il segretario generale della Cei si è unito al suo invito per una «cultura della responsabilità, come presidio di libertà e di attenzione ai principi fondamentali della nostra Costituzione». «Pensare al bene comune - ha quindi proseguito - significa pensare a come ridurre il clima di conflittualità che dura ormai da troppi anni». Poi, richiesto di esprimersi sul recente episodio che ha visto il segretario della Lega Matteo Salvini citofonare a casa di un presunto spacciatore di origine tunisina residente a Bologna, il vescovo ha risposto: «Non è stato un atteggiamento particolarmente felice, ma vorrei evitare di entrare in casi particolari e di dare giudizi sulle persone».
La tutela dei minori
Monsignor Ghizzoni ha fatto il punto sul primo anno di lavoro del Servizio di cui è presidente. «A metà del 2019 - ha ricordato l'arcivescovo di Ravenna-Cervia - abbiamo pubblicato le linee guida approvate dall'Assemblea dei vescovi (qui tutti gli articoli sulla lotta agli abusi). E da quel momento le 16 regioni ecclesiastiche italiane hanno scelto ognuna un vescovo incaricato e un coordinatore regionale (questi ultimi sono 11 sacerdoti e cinque donne) che faranno crescere quelli che abbiamo chiamato i referenti diocesi. Negli ultimi sei mesi, inoltre, tutte le diocesi hanno nominato un proprio referente che svolgerà un compito soprattutto di prevenzione, di educazione e di informazione su un reato che per noi è anche un peccato gravissimo. C'è bisogno di far conoscere alla gente, ai nostri educatori, agli operatori pastorali la gravità delle ferite che vengono provocate da questi comportamenti. I referenti diocesi infine si occuperanno di tutte le misure di prevenzione, di messa in sicurezza degli ambienti, di scelta dei collaboratori e dei volontari».
In ogni diocesi, ha quindi aggiunto l'arcivescovo, ci si sta attivando anche per istituire un centro di ascolto, munito di telefono e mail per le prime segnalazioni. Il responsabile di ogni centro sarà persona diversa dal referente diocesano, anche perché - ha detto Ghizzoni - necessita di competenze specifiche. «Meglio se un laico o una donna».
Tutte queste indicazioni che il Servizio sta elaborando, ha proseguito il presule, verranno riversate sui referenti perché prima di agire possano studiarle. A tal fine sono in fase di preparazione alcuni sussidi: uno per definire che cos'è un abuso, chi sono gli abusatori e inquadrare in generale il problema; il secondo riguarderà le buone prassi da istituire nelle diocesi per favorire la sicurezza dei minori, il terzo riguarderà gli strumenti della comunicazione e infine un sussidio più direttamente rivolto ai seminari, sarà incentrato sull'educazione affettiva e sessuale dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata.
Su quest'ultimo aspetto, il presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori ha precisato che verrà sottolineata la grande importanza della formazione umana e psicologica, affettiva e sessuale per coloro che sono chiamati al celibato. «Ci vuole, noi pensiamo, una formazione più approfondita e sicura e una selezione iniziale più attenta nei confronti di alcune persone che non sono adatte a svolgere il ministero sacerdotale, in modo particolare nel nostro tempo». Resta comunque fermo, ha aggiunto Ghizzoni, il divieto assoluto di ammettere in seminario persone omosessuali. I referenti diocesani si riuniranno a Milano, Roma e Napoli il 7, il 14 e il 21 marzo per degli incontri formativi.
Per quanto riguarda l'obbligo di denuncia dei casi di abuso, stabilito dal Papa, monsignor Ghizzoni ha ricordato le regole che i vescovi italiani seguiranno: «C'è un obbligo di denuncia all'Ordinario diocesano da parte di tutti i nostri collaboratori che vengano a sapere di presunti casi. Quindi verrà valutata la verosimiglianza della denuncia con un'indagine previa, che ove desse concreti risultati avrà due sviluppi: apertura del processo canonico ed esposto alla magistratura per gli aspetti penali della vicenda».
Infine sui dati che aiutino a certificare l'ampiezza del fenomeno nella Chiesa italiana, Ghizzoni ha ribadito che la Cei non li possiede, perché i vescovi - quando accertano un caso di abuso - non sono tenuti a comunicarlo alla Conferenza Episcopale Italiana, ma solo alla Congregazione per la dottrina della Fede.
Verso l'Incontro di Bari
Monsignor Russo ha quindi fornito maggiori ragguagli sull'incontro promosso dalla Chiesa italiana su “Mediterraneo, frontiera di pace”, in programma a Bari dal 19 al 23 febbraio, al quale parteciperanno 60 vescovi e che sarà concluso dall'intervento di papa Francesco domenica 23. «Ci sarà un documento finale che sarà presentato al Pontefice - ha annunciato il segretario generale della Cei - e all'incontro con il Papa parteciperanno anche altri vescovi italiani».
Il programma sarà aperto, mercoledì 19 dall'introduzione del cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, mentre le giornate di giovedì e venerdì, «saranno dedicate al dialogo tra i 60 vescovi riuniti in 8 tavoli, per dare la possibilità a tutti di parlare e di raccontarsi». I temi delle due giornate (ognuna delle quali sarà introdotta da una relazione) saranno, rispettivamente, un interrogarsi delle Chiese su se stesse e sulla loro incidenza e presenza nel mondo. «Dopo ogni giornata, ci sarà un resoconto con una conferenza stampa», ha precisato Russo. Sabato 22, infine, ci sarà un incontro comune al Teatro Petruzzelli, con momenti di spettacolo e testimonianze, durante il quale verrà presentata anche una “opera-segno”.