La nota. La Cei e la nave dei soccorsi: «Accuse diffamatorie»
Un soccorso di migranti in mare
Accuse diffamatorie nei confronti di persone e istituzioni ecclesiastiche», che partono «da alcune chat usate in modo strumentale e improprio». Una «pratica che, contro chiunque venga utilizzata, merita sdegno e disappunto». È la nota della Conferenza episcopale italiana, diffusa ieri, in risposta a Panorama e La Verità che hanno chiamato in causa la Cei, assieme ad alcune Diocesi e ai rispettivi vescovi, nel «contesto di un’inchiesta giudiziaria della Procura di Ragusa a carico di “Mediterranea Saving Humans - Aps”», finalizzata ad accertare un presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la presunta violazione del codice della navigazione.
Il fascicolo d’indagine riguarda Luca Casarini, capo missione di Mediterranea, e altre 5 persone. Nelle ipotesi dei pm viene avanzata l’aggravante di aver tratto profitto dai salvataggi. Gli inquirenti indagano in particolare sullo sbarco di 27 persone avvenuto a Pozzallo (Ragusa). Mercoledì il gup ha rinviato l’udienza per il procedimento Mare Jonio al prossimo 14 febbraio, a causa della mancata notifica degli atti nei confronti di due imputati. I legali dello stesso Casarini hanno peraltro sottolineato che «la Chiesa non c’entra nulla» con l’inchiesta. «Nel pieno rispetto della magistratura e nonostante non ci sia alcuna contestazione a carico della comunità ecclesiale – spiega la Cei –, abbiamo volutamente atteso che l’iter giudiziario seguisse il suo corso prima di intervenire sulla vicenda. La Cei non ha mai sostenuto in modo diretto “Mediterranea Saving Humans – Aps”, ma ha accolto una richiesta presentata da due Diocesi in una cornice ampia che prevede, secondo il magistero di Papa Francesco, l’accoglienza, la protezione, la promozione, l’integrazione dei migranti e la cura e l’assistenza agli sfollati in zona di guerra in Ucraina. Tutto ciò con un sostegno nettamente inferiore rispetto a quello riportato sulla stampa: 100mila euro a ciascuna Diocesi nel 2022 e così pure nel 2023».
Del resto, nel «rispetto dei ruoli di ciascuno», è riferito nella nota, «si muove e si muoverà l’azione ecclesiale con libertà, schierandosi dalla parte di chiunque soffre fuggendo da guerre, violenze e povertà». Perché «l’impegno della Chiesa è combattere l’illegalità con la legalità, evitando che il Mediterraneo diventi sempre più un cimitero: ogni vita va salvata!». E non è certo un mistero che «la Chiesa è l’unica istituzione a finanziare attualmente con continuità e ingenti risorse progetti di sviluppo nei Paesi poveri o in situazioni di particolare difficoltà: circa 80 milioni di euro l’anno; a sostenere e promuovere insieme ad autorità di Governo e altre istituzioni i corridoi umanitari - tre sono in arrivo proprio in questi giorni - unica alternativa legale e sicura ai viaggi della morte; a garantire l’accoglienza ai profughi: circa 50.000 nel solo primo semestre 2023 nel nostro Paese. Il tutto nella massima trasparenza e rintracciabilità». In conclusione, l’invito della Cei «ad affrontare il problema epocale delle migrazioni, sfuggendo alla polarizzazione del “tutti dentro o tutti fuori”, attraverso un sistema che dia garanzie e che combatta l’illegalità».
L'equipaggio di Mediterranea Saving Humans - Mediterranea Saving Humans
Concetti ribaditi dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Zuppi, che, intervistato da Tv2000 anche su altri temi, come i conflitti in atto nel mondo, ha osservato: «Le cose sono molto chiare: due diocesi hanno presentato un progetto alla Cei che prevedeva una formazione e anche il contributo per salvare i profughi in mare. Ancora l’altro giorno è morta una bambina di due anni, sappiamo quanto il Mediterraneo sia un cimitero. Quindi penso che le due diocesi abbiano fatto bene ad aiutare a ridurre questa sofferenza». Il porporato ha quindi ricordato il ruolo della Guardia Costiera che opera «il 95% dei salvataggi in mare» e che «fa un lavoro encomiabile e straordinario, di grandissima professionalità e anche soprattutto in difesa della legge del mare». L’impegno della Chiesa e della Cei, ha aggiunto il porporato, «è chiarissimo ed è soprattutto per aiutare a restare. La Chiesa ogni anno con l’8xmille distribuisce 80 milioni di euro» a vantaggio di quei Paesi poveri o in guerra «da dove tante volte partono i profughi e i migranti. La Chiesa aiuta a combattere l’illegalità con la legalità. I corridoi umanitari – ha concluso – sono un’indicazione su cui la Chiesa, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e altre organizzazioni, si sono impegnate tanto e anche con un ingente impegno economico».
Il video dell'intervista al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana