Conferenze episcopali europee . Profughi, le Chiese europee in prima linea nell'accoglienza
La Chiesa è in prima linea nell’accogliere i migranti che giungono in Europa. Lo ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, che questa mattina ha parlato in una conferenza stampa della presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali europee dopo l’udienza avuta ieri con Papa Francesco ed una serie di incontri con i capi di alcuni dicasteri vaticani. I vescovi europei e i flussi migratori Al centro dei colloqui, la sfida del flusso migratorio dal sud del mondo che sta investendo i paesi europei e la risposte di alcuni Stati che hanno costruito recinti e fili spinati per controllare il passaggio dei migranti. “L’Europa – ha detto Bagnasco – è la prima a non volersi bene. È la prima che manca di senso di appartenenza a se stessa, alla propria cultura, alla propria tradizione, alle proprie radici. Ma dovrebbe volersi più bene e, nel volersi più bene, anche i fili spinati si sciolgono”. Il "muro" del Brennero Riguardo alla recinzione che è stata costruita sul confine con l’Austria lungo il Brennero, il cardinale ha detto: “Credo che la cosa non si sclerotizzi affatto. Magari sono reazioni che possono essere così del primo momento, dovute alla paura, ai timori, più o meno motivati. Speriamo che poi le cose si sciolgano e si intendano per il meglio dopo una prima reazione emotiva”. ll cardinale Erdő: necessario un approccio a livello continentale “Il fenomeno migratorio – ha detto il cardinale ungherese Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee – va affrontato a livello continentale, tenendo presente le diversità che ci sono nelle diverse regioni europee che vanno esaminate con pazienza per trovare le risposte cristiane adeguate alle sfide concrete”.
Un'analisi del flussoNell’analisi da fare, il cardinale ungherese ha invitato a distinguere i “paesi di partenza” (Iraq e Siria), i “paesi di transito” (fino all’Austria) e “i paesi che sono le mete finali del flusso migratorio”. Il presidente dei vescovi europei ha invitato anche a prendere in considerazione la necessità di garantire “passaggi legali” da un confine all’altro, lasciando la propria identità ed ha fatto notare a questo proposito come “nel 2015, in Ungheria sono passati 430 mila migranti di cui 100 mila senza accertamento di identità”. Essendo poi i salari dei Paesi dell’Est il 20% di quelli dell’Europa occidentale, i migranti “non vogliano restare”.L'impegno della Chiesa italiana e di quelle europee Il cardinale Bagnasco ha anche voluto ricordare l’impegno della Chiesa italiana nell’accogliere i migranti, ricordando che nel 2015 sono stati dati 12 milioni di pasti nelle mense gestite dalle parrocchie e dagli organismi ecclesiali. Anche le Chiese in Europa sono fortemente impegnate sia sul fronte dell’accoglienza che su quello della integrazione, “cercando di fare tutto il possibile per tradurre in atto il Vangelo”. D’altronde, il fenomeno migratorio è un “movimento irreversibile” visto che “è il mondo del Sud che scappa da povertà e paura verso un Nord in cui si crede di trovare un futuro e una sicurezza”.
Appello alle Nazioni Unite Il cardinale Bagnasco, a nome dell’episcopato europeo, invoca una maggiore presa di coscienza da parte delle Nazioni Unite e chiede di fare “distinzione tra la fase dell’emergenza e quella della integrazione”. “Non si può vivere sempre nella fase dell’accoglienza perché sarebbe assistenzialismo”. Poi parlando ai giornalisti ha precisato: “La missione della Chiesa e quindi dei pastori della Chiesa è quella di annunciare Gesù Cristo e formare le coscienze a partire dalla persona di Cristo e dai valori del Vangelo. È questo il compito, non certo quello di indicare le decisioni operative. Questo non è compito nostro. I singoli governi decidono come meglio ritengono”. Caso Brexit, segno di disagio Rispondendo ad una domanda sul Brexit, il cardinale Bagnasco ha detto: “Ci sentiamo di dire che dobbiamo cogliere il messaggio generale che c’è dentro questa situazione che evidentemente esprime un disagio oggettivo che deve far riflettere seriamente gli organismi europei perché l’Europa non sia sentita come una realtà pesante ma come una realtà materna e paterna dove c’è rispetto per il volto di ciascuno e dei singoli popoli”. Essere in Europa non significa “azzerare le storie nazionali, i volti dei singoli popoli”. Si tratta di “una tentazione che deve essere sempre superata, pena il fatto che si blocchi il processo di unificazione e che i singoli popoli avvertano l’Europa come presenza pesante anziché rispettosa e propositiva”. Europa, un cammino lento e difficile Bagnasco ha quindi parlato di un momento di cammino europeo “lento e difficile” che chiede un “cambio di marcia, un salto di qualità”. “Pensare di risolvere i problemi solo a livello legislativo – ha detto – sarebbe come volare con un’ala sola”. Secondo l’arcivescovo italiano occorre “aiutare l’uomo europeo a non chiudersi in se stesso” e ad “imparare a vivere insieme perché se non lo sanno fare gli uomini, come lo potranno fare gli Stati?”. -------------------------------------------------------------------------------------------- Famiglia fondata sul matrimonio e unioni civili “La famiglia fondata sul matrimonio come la Costituzione italiana prevede è quella di un uomo e di una donna aperti alla vita, all’amore, alla generazione. Questo è il fondamento della società civile. L’esperienza universale ci dice questo. Indebolire la famiglia e metterla sullo stesso piano di altre forme, di altre unioni, è contro l’identità non soltanto di un popolo come quello italiano, ma di quello che è l’esperienza umana”. Lo ha detto questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, a margine di una conferenza stampa della presidenza del Ccee, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un parere sulla decisione del governo di accelerare i tempi sul disegno di legge Cirinnà e chiudere alla Camera la questione delle unioni civili, già approvata al Senato, tra il 10 e il 12 maggio, probabilmente con la fiducia. “Senza il nucleo della famiglia – ha spiegato il cardinale Bagnasco – che permette l’incontro delle generazioni e dei generi diversi, in una ricchezza di apporti, non c’è vera educazione. Ma non soltanto da un punto di vista religioso, ma da un punto di vista civile sociale e umano. La famiglia è la prima scuola di socializzazione dove si impara ad ascoltarsi a vicenda, cercare di capirsi, avere il passo degli altri, aiutarsi vicendevolmente, avere il senso del dovere e del sacrificio”. “Fuori da questo”, ha poi aggiunto l’arcivescovo, “tutto il resto è diverso, un’altra cosa”. “Nello stesso tempo – ha proseguito -, come abbiamo sempre detto, i diritti individuali che ognuno legittimamente rivendica, sono ampiamente assicurati dall’attuale ordinamento”. Alla domanda se ci sia il rischio di una equiparazione tra unioni civili e matrimonio, Bagnasco ha risposto: “Se l’unico punto di differenziazione previsto ad oggi è quello dell’assenza di fedeltà, mi chiedo se questo è il discrimine, la differenza tra una cosa e l’altra”. "Stepchild adoption" Infine riguardo all’adozione, il cardinale è stato molto chiaro: “la possibilità è stata stralciata. Spero e tutti speriamo che non rientri in altri modi, perché sarebbe un’ipocrisia”