Udienza. Il Papa alla Caritas: poveri, Vangelo e creatività le vie su cui camminare
Il Papa saluta alcuni dei partecipanti all'udienza alla Caritas
La Caritas deve sempre “partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività”. Specie "nell’attuale cambiamento d’epoca in cui le sfide e le difficoltà sono tante, sono sempre di più i volti dei poveri e le situazioni complesse sul territorio". Sono le tre vie che il Papa ha indicato ricevendo oggi, sabato 26 giugno, nell’Aula Paolo VI i membri della Caritas Italiana insieme a oltre 1500 operatori e volontari provenienti da tutta Italia, in occasione del 50° anniversario di fondazione.
Un discorso, quello di Francesco, giunto a coronamento di una mattinata di festa e di testimonianze che hanno ripercorso anche questo mezzo secolo di attività. E dopo gli indirizzi di saluto del cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti (“Vogliamo essere una Chiesa che fa chiasso attraverso le opere di carità e di misericordia”) e del presidente della Caritas, Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia (Il servizio dei poveri in nome del Vangelo ispira tutto il nostro agire. Il bene va fatto bene”).
Per quello che è stato fatto è arrivato il grazie del Pontefice. Che ha anche ricordato come “in occasione della pandemia la rete Caritas ha intensificato la sua presenza e ha alleviato la solitudine, la sofferenza e i bisogni di molti. Sono decine di migliaia di volontari, tra cui tanti giovani, inclusi quelli impegnati nel servizio civile, che hanno offerto in questo tempo ascolto e risposte concrete a chi è nel disagio”, ha sottolineato Bergoglio. Il Papa tuttavia ha invitato soprattutto a guardare avanti, incamminandosi sulle tre vie già ricordate.
La via degli ultimi
È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi, ha incoraggiato il Pontefice, ricordando di averne parlato qualche giorno fa con il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento. “La carità è la misericordia che va in cerca dei più deboli, che si spinge fino alle frontiere più difficili per liberare le persone dalle schiavitù che le opprimono e renderle protagoniste della propria vita – ha spiegato Francesco -. Quindi ha ricordato le molte scelte significative compiute dalla Caritas in questi cinque decenni. “Dall’obiezione di coscienza al sostegno al volontariato; dall’impegno nella cooperazione con il Sud del pianeta agli interventi in occasione di emergenze in Italia e nel mondo; dall’approccio globale al complesso fenomeno delle migrazioni, con proposte innovative come i corridoi umanitari, all’attivazione di strumenti capaci di avvicinare la realtà, come i Centri di ascolto e gli Osservatori delle povertà e delle risorse”. È bello – ha proseguito papa Bergoglio - allargare i sentieri della carità, sempre tenendo fisso lo sguardo sugli ultimi di ogni tempo. È con i loro occhi che occorre guardare la realtà: la storia non si guarda dalla prospettiva dei vincenti, che la fanno apparire bella e perfetta, ma da quella dei poveri, perché è la prospettiva di Gesù. Sono i poveri che mettono il dito nella piaga delle nostre contraddizioni e inquietano la nostra coscienza in modo salutare, invitandoci al cambiamento”.
La via del Vangelo
Il Papa ha chiesto di avere in questa attività uno stile evangelico. “È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo”. La carità “è inclusiva – ha sottolineato -, non si occupa solo dell’aspetto materiale e nemmeno solo di quello spirituale. La salvezza di Gesù abbraccia l’uomo intero. Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale”.
Questo stile, ha ricordato il Papa, è stato “sperimentato in grandi calamità, anche attraverso i gemellaggi, bella esperienza di alleanza a tutto campo nella carità tra le Chiese in Italia, in Europa e nel mondo. Ma questo – lo sapete bene – non deve sorgere solo in occasione delle calamità: abbiamo bisogno che le Caritas e le comunità cristiane siano sempre in ricerca per servire tutto l’uomo, perché “l’uomo è la via della Chiesa”, secondo l’espressione sintetica di San Giovanni Paolo II. La via del Vangelo – ha aggiunto papa Francesco - ci indica che Gesù è presente in ogni povero. Ci fa bene ricordarlo per liberarci dalla tentazione, sempre ricorrente, dell’autoreferenzialità ecclesiastica ed essere una Chiesa della tenerezza e della vicinanza, dove i poveri sono beati, dove la missione è al centro, dove la gioia nasce dal servizio”.
Il Pontefice ha anche consegnato agli operatori della Caritas “due mappe evangeliche che aiutano a non smarrirci nel cammino: le Beatitudini (Mt 5,3-12) e Matteo 25 (vv. 31-46). Nelle Beatitudini – ha detto - la condizione dei poveri si riveste di speranza e la loro consolazione diventa realtà, mentre le parole del Giudizio finale ci fanno trovare Gesù presente nei poveri di ogni tempo. E dalle forti espressioni di giudizio del Signore ricaviamo anche l’invito alla parresia della denuncia. Essa non è mai polemica contro qualcuno, ma profezia per tutti: è proclamare la dignità umana quando è calpestata, è far udire il grido soffocato dei poveri, è dare voce a chi non ne ha”.
La via della creatività
Infine la via della creatività per non trasformare in mera ripetitività la ricca esperienza di questi cinquant’anni. Essa anzi “è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che San Giovanni Paolo II ha chiamato fantasia della carità. Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà. Continuate a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. Contro il virus del pessimismo, immunizzatevi condividendo la gioia di essere una grande famiglia. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, suggerirà idee nuove, adatte ai tempi che viviamo”.
Attenzione ai giovani
Un’ultimo pensiero il Papa lo ha dedicato ai giovani. “Non è mai sprecato il tempo che si dedica ad essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo e pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità e di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri. Così facendo la Caritas stessa rimarrà giovane e creativa, manterrà uno sguardo semplice e diretto, che si rivolge senza paura verso l’Alto e verso l’altro, come fanno i bambini”.
Francesco ha concluso con un auspicio: “Vi auguro di lasciarvi possedere da questa carità: sentitevi ogni giorno scelti per amore, sperimentate la carezza misericordiosa del Signore che si posa su di voi e portatela agli altri”.