Chiesa

Il cardinale Ambongo. «Dietro le guerre nella mia Africa la smania di depredarci»

Giacomo Gambassi, inviato a Parigi martedì 24 settembre 2024

I profughi di guerra in fuga dagli scontri armati in Congo

«La Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo ma, al tempo stesso, a denunciare il male in tutte le sue forme». E nell’Africa dove Fridolin Ambongo Besungu è nato e dove oggi è arcivescovo il male assume anche le sembianze della «guerra», dello «sfruttamento», dell’instabilità politica, del fondamentalismo ma anche delle «azioni rapaci di potenze straniere sulle nostre terre» che sanno di neocolonialismo o dell’«indifferenza dell’Occidente verso ciò che accade da noi e verso i sanguinosi conflitti che seminano morte, provocano distruzione, fomentano la povertà», dice il cardinale Ambongo. Ama parlare chiaro l’arcivescovo di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. E a Parigi, dove è arrivato per partecipare all’incontro internazionale di Sant’Egidio “Immaginare la pace”, racconta le piaghe e le attese dell’Africa a partire dal suo Paese dove è una delle voci più autorevoli. Non solo dentro i confini nazionali ma anche nell’intero continente. Perché il frate cappuccino di 64 anni, con un dottorato in teologia morale all’Alfonsiana di Roma, vescovo dal 2004 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e cardinale dal 2019 per volontà di papa Francesco, guida anche il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar.

Il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa e presidente degli episcopati di Africa e Madagascar - Gambassi

​«Si fa fatica a pensare la pace in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo dove la guerra infuria da oltre trent’anni - spiega il cardinale che è fra i relatori nel “summit” di Sant’Egidio -. Eppure non possiamo ritenere che i conflitti siano inevitabili. La pace è possibile. Ma non è una ricetta a buon mercato: altrimenti l’avremmo già trovata. Serve buona volontà. Occorre il contributo di tutti. Ed è necessario aumentare gli sforzi». Eppure la pace è frenata da chi alimenta le tensioni per interessi politici o economici. Non è un caso che le dichiarazioni di Ambongo contro il degrado delle regioni orientali del suo Stato e le violenze compiute da decine di gruppi armati abbiano irritato le autorità del Paese, poco avvezze alle critiche e alla libertà di parola. Così ad aprile il porporato è finito sotto inchiesta da parte della magistratura nazionale. «La Chiesa - replica - continuerà con coraggio il suo impegno per il riscatto della gente. E non saranno le minacce del potere a far tacere la comunità ecclesiale».

Eminenza, a chi fa comodo un’Africa umiliata dalle guerre?

Dietro le guerre ci sono intenti predatori delle ricchezze del suolo e del sottosuolo. Il Congo, ad esempio, custodisce miniere di materie preziose e strategiche che tutti ambiscono a controllare. In prima battuta è stato l’Occidente a mettere le mani su queste risorse dirottandole in Europa e in Nord America, specialmente in Canada. Ma negli ultimi tempi si sono aperti sul Paese anche i tentacoli della Cina e della Russia che ormai si stanno muovendo in gran parte dell’Africa. Tutto ciò alimenta una sorta di conflitto tra l’Occidente, i nuovi sfruttatori, ossia Cina e Russia, e le monarchie arabe del Golfo che sono ben presenti nel continente.

Qual è l’approccio di Cina e Russia?

Penso che oggi il più attivo profittatore di risorse minerarie in Africa sia proprio la Cina. Sicuramente lo è nella Repubblica Democratica del Congo. Invece la Russia ha cambiato strategia: all’inizio non era molto interessata alle materie prime; poi con l’arrivo del gruppo Wagner che vediamo già in azione nella Repubblica Centrafricana, in Mali, in Burkina Faso e forse un domani in Niger i paramilitari russi hanno scelto di finanziare la loro permanenza traendo profitto dai nostri beni. Direi che anche la Russia si sta imponendo in Africa.

Il dolore di una madre per la figlia uccisa in Congo a causa della guerra - Ansa

Lo sviluppo è il nuovo nome della pace, diceva Paolo VI. Un’intuizione sempre più vera per l’Africa?

Certamente. C’è urgenza di lavorare per lo sviluppo. Ma uno sviluppo che vada a vantaggio di tutti, non di pochi. Quando, per citare un caso, tutti i congolesi potranno contare su adeguati mezzi per vivere, non avranno bisogno di arruolarsi o di combattere.

Il jihadismo fa breccia fra i giovani africani. Perché?

Le forze fondamentaliste sono migrate dal Nord Africa fino alla regione del Sahel, compresa la Repubblica Centrafricana. E sono presenti anche nell’est del Congo e in Mozambico. A sostenerle i finanziatori legati ai Paesi del Golfo. Un movimento che sta suggestionando la nostra gioventù. Per noi è una grave preoccupazione pastorale.

Ma le fedi possono favorire la pace in Africa?

Ogni religione ha a cuore il bene degli uomini. Ciò significa che le religioni possono essere volano di pace, di concordia, di convivialità. Il problema nasce quando una fede si fa ideologia e sceglie di imporsi sulle altre.

La guerra segna il quotidiano del Congo - Ansa

L’Occidente ha dimenticato le guerre del continente?

Purtroppo sì. E questo lo considero un peccato. Perché diventiamo vittime due volte: dei conflitti e delle amnesie. Ad esempio, sembra che non interessi più ai media e all’opinione pubblica mondiale il dramma del Congo o la tragedia del Sudan.

Le guerre si portano dietro ondate di profughi. Che cosa dire all’Europa?

Sono grato all’Occidente e, quindi, all’Europa per l’accoglienza dei nostri rifugiati. Ma dall’Occidente ci aspettiamo non solo che apra le porte a chi fugge dai conflitti o dalla miseria, ma anche che aiuti l’Africa a creare condizioni di vita tali che la nostra gente, a cominciare dai giovani, non sia obbligata a lasciare le proprie terre.

I funerali delle vittime di un bombardamento nell'est del Congo - Ansa

La Chiesa in Africa ha una invidiabile vitalità. Quale il segreto?

Anzitutto il cattolicesimo accompagna i popoli del continente nei loro sogni di progresso e nella ricerca di una maggiore dignità. E poi, in molti Paesi, la Chiesa supplisce allo Stato che spesso è assente: vale nel campo dell’istruzione, della sanità, dell’economia. Perciò attrae i giovani; inoltre si affida al loro dinamismo.

Gli episcopati dell’Africa hanno espresso dubbi su Fiducia supplicans, la Dichiarazione vaticana sulla benedizione delle coppie irregolari, comprese quelle omosessuali. Quale contributo dalle Chiese dell’Africa alla vita della Chiesa universale?

La nostra Chiesa, come ha detto Benedetto XVI, è un polmone spirituale. Può concorrere a non perdere di vista alcune dimensioni essenziali come la famiglia tradizionale e il matrimonio fra uomo e donna. Senza questi valori, è la Chiesa stessa che ne esce destrutturata.