La Chiesa & la crisi. Canterbury e Westminster con la gente: 77% di no
«Credo che l’invito del Papa alla preghiera abbia avuto un forte impatto sulla coscienza della popolazione – dichiara ad Avvenire Jonathan Vincent, professore di Storia del Medio Oriente alla Royal Holloway University di Londra –, come anche le recenti parole del- l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby alla Camera dei Lord quando ha fatto appello alla cautela. Certamente anche il voto dei deputati contro l’intervento ha contribuito ad alimentare nella popolazione un sentimento generale di paura e diffidenza verso l’ipotesi di un attacco». Dopo l’invito del Papa a osservare, sabato, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, molte comunità nel Regno Unito hanno deciso di partecipare all’iniziativa, tra queste anche alcune non cristiane, come il Barnet Community Centre, centro d’accoglienza nel nord di Londra che ha invitato la comunità a recitare sabato preghiere e poesie per la pace in Siria.
Ci sono poi tutte le diocesi del Regno Unito che hanno fatto appello ai cattolici perché si osservi il digiuno: quella di Middlesborough, per esempio, ha deciso di stampare e distribuire poster invitando tutti alla preghiera. «Papa Francesco – ha dichiarato l’arcivescovo Vincent Nichols, primate della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles – ha chiesto di digiunare e pregare per la Siria, e spero che la gente di ogni fede accolga il suo appello. È fondamentale che non perdiamo di vista l’imperativo di mettere fine a questa catastrofica guerra civile attraverso mezzi pacifici, prima possibile». Anche il leader dell’opposizione laburista Ed Miliband ha chiesto ieri al premier David Cameron, in vista del G20 di oggi e domani, di spingere per una soluzione pacifica in Siria e di fare appello ai grandi che si incontrano a San Pietroburgo perché aumentino gli aiuti umanitari nella regione.
Ma il premier inglese sembrava ieri più indaffarato a sbrogliare matasse domestiche dopo che in mattinata, del tutto a sorpresa, aveva deciso di licenziare uno dei suoi consulenti più preziosi, il deputato conservatore Jesse Norman, perché si era astenuto durante il voto ai Comuni sulla Siria. «Cameron – commentava ieri la Bbc – non sopporta di avere attorno a sé persone che non la pensano come lui e rimane assolutamente convinto che un intervento in Siria sia necessario. Ma non sarà facile per lui incontrare Obama ora che la sua posizione si è indebolita sensibilmente ». Il parere della gente sulla crisi siriana è però ormai chiaro. «Cameron non può ignorare la contrarietà dei quasi quattro quinti della popolazione – commenta Alexander De Forges, portavoce della cattedrale cattolica di Westminster –. La gente, come ha ribadito il primate anglicano Welby, è consapevole del fatto che le conseguenze di un attacco saranno incontrollabili in Siria e nel resto del mondo».
Welby aveva espresso forte preoccupazione durante il suo recente intervento alla Camera dei Lord, anche pensando alla comunità cristiana che si trova in Siria. «Ho parlato qualche giorno fa con un esponente cristiano in Medio Oriente – ha sottolineato l’arcivescovo di Canterbury – e mi ha detto che un intervento sarà come una dichiarazione di guerra contro i cristiani della regione, già ampiamente devastati dal conflitto. Non dimentichiamo che erano due milioni i cristiani in Iraq dodici anni fa, e oggi sono meno di 500mila...».