Matera. Caiazzo: il Congresso eucaristico ci restituisce al gusto della vita
Tra i momenti più sentiti del Congresso eucaristico la Via Lucis con i Sassi di Matera come scenario di fondo
Sfida vinta. Al di là dei contenuti di cui Avvenire ha riferito ampiamente, il Congresso eucaristico nazionale, terminato domenica, premia la città di Matera che, con la sua arcidiocesi, ha ospitato un grande evento di ripartenza umana e spirituale vissuto senza più vincoli pandemici, e con numeri importanti: 175 delegazioni, con più di 80 vescovi e 1.500 ospiti tra delegati e pellegrini. Un banco di prova impegnativo anche per un sito che, tre anni prima, se l’era cavata benissimo confrontandosi con lo status di “Capitale europea della cultura'.
Matera, poco più di 60mila abitanti, conosciuta in tutto il mondo per i suoi rioni Sassi scavati nel tufo, ha accolto con trepidazione, ma anche con fiducia, la designazione della Conferenza episcopale italiana a sede del Congresso, in precedenza affidata a città ben più popolose e “rodate', ultima delle quali Genova, nel 2016. Il titolo del Congresso, “Torniamo al gusto del pane”, è calzato a pennello in una comunità che fa della produzione del pane uno dei suoi punti identitari. Un pane «trinitario e cristologico», lo definisce l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo: i panificatori infatti, da secoli, ne marcano l’impasto con tre segni, quello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
«Da Matera, tornando al gusto del pane eucaristico, abbiamo sperimentato che si può tornare al gusto della vita – afferma il presule, visibilmente soddisfatto –. Ho visto volti provenienti da tutta Italia sereni e sorridenti. In loro ho colto gioia, entusiasmo e meraviglia nell’apprezzare ogni cosa e nello scoprire la nostra città. Ho accolto la gratitudine per come il Congresso è stato organizzato e vissuto da tutti». Dai materani in primis, che, per 4 giorni, hanno posto le parrocchie al centro delle attività quotidiane sin dal mattino presto: le celebrazioni, le meditazioni in collegamento online con la chiesa cattedrale, e poi le testimonianze, sono state vissute con una partecipazione singolare. «La “città di Maria” e della “Visitazione”, che noi materani veneriamo sotto il dolce titolo di Madonna della Bruna – riprende Caiazzo – , ci ha invitati a metterci alla scuola di Maria, donna “eucaristica” per scoprire quanto intimo sia il rapporto che esiste tra Chiesa ed Eucaristia. Come ogni fetta di pane, il cuore deve dilatarsi, farsi cibo, esattamente come Dio Trinità», anche se «non sempre, come dice il Papa, sulla tavola del mondo il pane è condiviso».
C’è un altro motivo che ha reso perfetta la scelta di Matera: il XXVII è stato il Congresso della rinascita, una parola sperimentata più volte da questa città che vive da 8.000 anni: Matera, nell’immediato dopoguerra, era l’«infamia » e la «vergogna nazionale », come la giudicarono rispettivamente Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, a causa dell’estrema povertà e promiscuità di vita tra uomo e animale vissute nei Sassi. L’Unesco (nel 1993 l’iscrizione, come primo sito dell’Italia meridionale, nell’elenco del Patrimonio culturale dell’umanità), e l’Unione Europea (nel 2014 la proclamazione a Capitale europea della cultura) hanno ampiamente riscattato la città. Come del resto hanno fatto i numerosi film di ambientazione biblica, su tutti Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964) e The Passion di Mel Gibson (2003), girati tra i millenari quartieri urbani. Gli stessi che hanno ospitato la Via Lucis e la Processione eucaristica di qualche giorno fa, regalando a questi riti l’ambientazione della Palestina di 2.000 anni fa.
«Nella città che il Papa ha definito “del pane” – osserva il sindaco Domenico Bennardi – sono stati lanciati messaggi di pace, inclusione e accoglienza. Che emozione straordinaria, poi, la sua visita non più prevista nella “Mensa della fraternità don Giovanni Mele”. Il Pontefice ha sentito l’accoglienza calorosa dei materani e per questo mi ha ringraziato». La macchina organizzativa ha risposto in modo puntuale, coinvolgendo anche 360 volontari e 250 uomini e donne della Protezione civile. «Sono grato a tutti – dichiara il primo cittadino –, istituzioni, tecnici, cittadini, a chi volontariamente si è prodigato perché questo evento risultasse all’altezza delle attese. Forti della benedizione del Santo Padre ora possiamo tutti, con spirito di fratellanza come voluto da lui stesso, occuparci ognuno nel suo ruolo della nostra bellissima Matera».
Chi non ha «mai avuto dubbi sull’esito» dell’appuntamento della Chiesa italiana in Basilicata è il presidente della Regione, Vito Bardi. «Diciamolo con franchezza – esordisce –: Matera, con il suo brand mondiale, ci sta abituando alla gestione impeccabile di eventi di caratura nazionale e internazionale. Siano essi di natura culturale, istituzionale o, come nella scorsa settimana, ecclesiale. In questo caso l’attesa era enorme, soprattutto per rivedere in città un Papa, 31 anni dopo la visita di san Giovanni Paolo II. Ed è significativo – aggiunge il governatore – che il Pontefice abbia parlato qui da noi della denatalità, perché questo è un tema che interpella anche noi amministratori regionali e non solo la politica nazionale». Per Bardi, tuttavia, il gesto più «toccante » resta «il fuoriprogramma della visita alla “Mensa della fraternità”, che, nonostante le difficoltà fisiche, ribadisce la volontà di papa Francesco di promuovere un pontificato improntato ad annunciare una nuova speranza agli ultimi. Nel nostro territorio stiamo lavorando molto per le fasce più deboli della popolazione, la regione ha enormi potenzialità, abbiamo solo bisogno di infrastrutture che possano determinarne una crescita stabile».
Dopo il Congresso l’orizzonte è più chiaro: «Nel cammino sinodale della Chiesa italiana – conclude Caiazzo –, abbiamo percorso, se così possiamo dire, la prima tappa che ci proietta a sognare una Chiesa eucaristica. Il Santo Padre l’ha così descritta: “Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza…”».