Chiesa

Il briefing. Famiglia, sessualità e migranti nel primo giorno del Sinodo sui giovani

Stefania Careddu giovedì 4 ottobre 2018

Conferenza stampa Sinodo da sx: Greg Burke, Joseph Cao Huu Minh Tri, Chiara Giaccardi, Paolo Ruffini, Mons. Carlos Jose' Tissera Ph: Cristian Gennari/Siciliani

Il Sinodo parte con una richiesta di “perdono” da parte della Chiesa, per le volte in cui “non è stata all’altezza dei suoi compiti, in tutti gli ambiti”. Il mea culpa è stato generale, “non solo per gli abusi, ma anche per tutte le altre mancanze della Chiesa”, ha precisato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, riassumendo in un briefing con la stampa la prima giornata di lavori sinodali.

Sono stati 25 gli interventi della mattinata (intervallati, ogni cinque, da 3 minuti di silenzio, come richiesto da Papa Francesco) e in un clima “partecipato, molto spirituale e attento” si sono affrontate, ha riferito Ruffini, diverse tematiche: “Dall’ascolto, inteso non come strategia o pratica sociologica, ma come riconoscimento dell’altro, al paradigma dello scarto, alla credibilità della Chiesa, fino alla famiglia, all’affettività e sessualità, ai migranti”.

“Il tema della sessualità è stato affrontato in modo aperto, considerandola come una dimensione essenziale e non come nemica”, gli ha fatto eco la sociologa Chiara Giaccardi, evidenziando che negli interventi è emerso “il riconoscimento della mancanza di accompagnamento di questa dimensione e della necessità di pensarla in una chiave integrale, senza doverla solo contenere”. Per Giaccardi, questo Sinodo sta già operando una “rivoluzione copernicana” in quanto “si è messa nella posizione dell’ascoltatore e non dell’emittente”.

“C’è un cambiamento di postura che porta con sé processi e, auspicabilmente, cambiamenti”, ha osservato la sociologa mettendo in luce come sin da subito si sia puntato “sulla concretezza e sul realismo” con “un linguaggio franco, senza retorica o edulcorazioni, con una comunicazione autentica, segno di una Chiesa non ingessata che vuole mettersi in discussione”.

“Siamo qui per ascoltare il grido dei giovani del mondo, ma anche i loro silenzi: spesso i giovani vivono ma non vedono opportunità e il loro destino diventa una prigione o la morte, come spesso accade ai migranti nel Mar Mediterraneo”, ha aggiunto Carlos Josè Tissera, vescovo di Quilmes, rappresentante della Conferenza episcopale argentina, che ha citato un ‘detto’ del vescovo Enrique Angelelli, di cui è in corso il processo di beatificazione, per sintetizzare l’atteggiamento del Sinodo: “bisogna stare con un orecchio al popolo e con uno al Vangelo, coinvolgendo i giovani perché siano felici”. “Riconoscendo i nostri errori, per i quali chiediamo perdono, vogliamo - ha affermato Tissera - che i giovani possano incontrare Gesù”.

Al termine delle relazioni si è svolta l’elezione dei membri della Commissione per l’informazione. Ne fanno parte i cardinali Napier, Tagle, Lacroix, Schönborn e l’arcivescovo Anthony Colin Fisher.