Chiesa

IL VANGELO DELL'AMORE. Benedetto XVI: la famiglia «casa» dei valori autentici

Luciano Moia martedì 20 gennaio 2009
Filo diretto Messico-Vaticano per la gior­nata conclusiva del VI Incontro mondia­le delle famiglie. Atteso, cercato, deside­rato, acclamato durante tutto l’evento con lun­ghi cori e slogan cadenzati, il Papa si è conces­so finalmente all’abbraccio delle famiglie. Al termine della Messa che domenica ha conclu­so l’Incontro mondiale sulla spianata di fronte al santuario della Madonna di Guadalupe, Be­nedetto XVI si è affacciato dai due megascher­mi che sovrastavano il palco dei celebranti. Un momento emozionante per il milione di fede­li che fin dal primo mattino avevano occupa­to tutti gli spazi disponibili davanti alle due ba­siliche, sulle tribune alzate per l’occasione in­torno alla grande aerea, nelle strade adiacenti, perfino lungo il camminamento dei pellegrini, al centro del grande viale – il paseo de Guada­lupe – che sale dal centro della città per una de­cina di chilometri e ogni giorno dell’anno, gior­no e notte, accoglie le penitenze dei devoti in ginocchio, ascoltando il ritmo dolce delle loro nenie appunto dette « guadalupane ». Ma tanta attesa non è stata inutile. Ancora u­na volta il Papa ha parlato al cuore delle fa­miglie, ha saputo toccare le corde dell’emo­zione e dell’intimità familiare, quando per e­sempio ha sottolineato: «Che bello riunirsi in famiglia per scoprire che Dio parla al cuore dei suoi membri attraverso la sua parola vi­va ed efficace». Benedetto XVI ha assicurato la sua preghiera per le famiglie che danno te­stimonianza della loro fedeltà in circostanze particolarmente difficili. Ha ricordato le fa­miglie numerose che «spesso vivono in mez­zo a contrarietà e incomprensioni», quelle che soffrono per la povertà, per la malattia, per l’emarginazione e per l’immigrazione. Un pensiero anche alle «famiglie cristiane che soffrono a causa della loro fede». Una parte rilevante del messaggio è stata de­dicata poi a ribadire l’identità della famiglia, definita dal Papa «fondamento indispensabi­le per la società e per i popoli» e «vera scuola di umanità e di valori perenni». «La famiglia fon­data sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna – ha spiegato ancora il Pontefice – esprime questa dimensione relazionale, fi­liale e comunitaria ed è un luogo dove l’uomo può nascere con di­gnità, crescere e svi­lupparsi in modo in­tegrale ». In questa di­mensione la famiglia è il luogo dove si ap­prende a vivere «il va­lore della vita e la sa­lute, la libertà e la pa­ce, la giustizia e la ve­rità, il lavoro, la concordia e il rispetto». Da Be­nedetto XVI è arrivato ancora un forte inco­raggiamento a tutti i cristiani perché sappiano testimoniare con forza e con coraggio le verità della famiglia: «Oggi è quanto mai necessaria la testimonianza pubblica di tutti i battezzati per riaffermare la dignità e il valore unico e in­sostituibile della famiglia fondata sul matri­monio tra un uomo e una donna, aperto alla vita». Per questo obiettivo occorre promuo­vere legislazioni e scelte amministrative «che sostengano la famiglia in tutti i suoi diritti i­nalienabili, necessari per portare avanti la sua straordinaria missione». A questo proposito il Papa ha ricordato la testimonianze ascoltate sabato sera, durante la veglia di preghiera del­l’Incontro mondiale, per ribadire come sia possibile anche oggi alla famiglia «mantener­si ferma nell’amore di Dio e rinnovare l’uma­nità nel nuovo millennio». E in prospettiva c’è già il prossimo incontro mondiale delle famiglie. «Sarà a Milano nella primavera del 2012», ha annunciato il Papa, ringraziando il cardinale Dionigi Tettamanzi per la disponibilità. Già scelto anche il tema: «La famiglia, il lavoro e la festa». Prima del messaggio del Papa, nell’omelia di u­na Messa coloratissima e festosa, segnata dai ritmi della musica messicana, davanti a trenta cardinali, duecento vescovi e almeno il doppio di sacerdoti, il cardinale Tarcisio Bertone – «inviato speciale» di Benedetto XVI per l’e­vento mondiale – aveva preso spunto dalle letture per tornare sul tema educativo, al cen­tro di queste giornate, invitando i genitori a rispettare la personalità e la vocazione dei lo­ro figli. «Educateli e aiutateli a sviluppare le loro potenzialità nascoste – ha detto il segre­tario di Stato vaticano rivolgendosi diretta­mente alle centinaia di migliaia di padri e ma­dri presenti – e appoggiateli perché possano essere pienamente se stessi secondo il piano che Dio ha previsto per la loro vita. Cogliete come un dono le loro confidenze, ma senza essere possessivi». Qui ha citato un brano fa­moso del poeta Gibran sull’anima dei figli «che abita già la casa del domani». Poco prima, cento coppie di sposi avevano rin­novato le promesse matrimoniali, mentre al momento della proclamazione del Vangelo e­rano entrati sette bambini indigeni con i ceri tradizionali, scu­ri e rugosi, fabbricati ancora oggi dalle donne di una tribù del Messico meridio­nale secondo le anti­che tecniche preco­lombiane. Uno dei tanti richiami all’anima profonda di un popo­lo fiero delle sue tradizioni millenarie e in cui la cultura occidentale è soltanto una delle tan­te componenti. Particolarità e atteggiamenti e­mersi anche durante la lunga celebrazione di domenica. Mentre sulla spianata tra le due basiliche si sno­dava la solenne liturgia, il santuario di Guada­lupe continuava in qualche modo a vivere se­condo i suoi ritmi di sempre. Centinaia e cen­tinaia di fedeli si affollavano per esempio da­vanti alla grande vetrina del presepio mobile, una delle attrattive più amate del tempo nata­lizio con i suoi mille congegni sorprendenti. Ma ancora più numerosi erano i genitori in fi­la con i loro neonati davanti al battistero, un po’ defilato sulla destra della basilica. Vestiti con i colori dell’arcobaleno, compresi sombreros e gonne a balzi degne di una gara di tango, geni­tori giovanissimi tenevano in mano i corredini barocchi dei loro piccoli, in attesa di trovare spazio al fonte battesimale. La fila, cominciata all’alba, al termine della Messa, non era anco­ra risolta. Migliaia di bambini battezzati in u­na sola mattina. Inutile fare confronti con i no­stri battesimi numericamente sempre esigui. Questo è proprio un altro mondo. E forse sa­ranno proprio queste le famiglie incaricate, co­me ha detto il Papa, di dare testimonianza e di rigenerare il terzo millennio cristiano.