Sugli altari. A Casamari la beatificazione di sei cistercensi
Dom Loreto Camilli
Sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a presiedere stamani alle 10.30 a Casamari la cerimonia di beatificazione dei sei monaci martiri uccisi in odio alla fede nel 1799 da un gruppo di soldati francesi, in rotta dopo la fine della Repubblica Partenopea, proprio nella storica abbazia cistercense vicino Frosinone. Tra i concelebranti ci sarà ovviamente anche l’abate di Casamari, dom Loreto Camilli, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
La comunità di Casamari come si è preparata?
Che questi nostri sei confratelli, padre Simeone Cardon, padre Domenico Zavrel, fra’ Albertino Maisonade, fra’ Zosimo Brambat, fra’ Modesto Burgen e fra’ Maturino Pitri, fossero morti per la testimonianza a Cristo, i monaci di Casamari lo hanno sempre percepito. Ora finalmente questo desiderio antico è stato esaudito. Per questo motivo la comunità con spirito filiale ringrazia papa Francesco. Con tali sentimenti abbiamo vissuto l’intero iter della causa di beatificazione. Le restrizioni imposte dalla pandemia ci hanno impedito di realizzare le iniziative in progetto per dare all’evento la risonanza che meritava. Nelle parrocchie della vicaria siamo riusciti comunque a promuovere la conoscenza della vita e della santità dei servi di Dio.
Qual è l’attualità di queste figure e cosa possono dire e insegnare agli uomini e ai fedeli di oggi?
Nella bimillenaria storia della Chiesa questo particolare dono di grazia del martirio non è certo venuto meno. Anzi, potremmo dire che, proprio a partire dai tempi della Rivoluzione francese fino ai nostri giorni, si è accresciuto enormemente il numero dei cristiani perseguitati e uccisi in odio alla fede. Lo ricorda papa Francesco: «I martiri oggi sono ancora tanti, più che nei primi secoli del cristianesimo». Agli uomini di oggi i martiri ricordano il valore della fedeltà concreta a Cristo, il dono della vita offerto a Lui.
Due secoli dopo lo scenario purtroppo non è molto cambiato in diverse parti del mondo: in tal senso, quale messaggio di pace e di speranza può arrivare da questi sei martiri?
I monaci che hanno affrontano il martirio erano persone che respiravano la pace del monastero, accoglienti anche verso il nemico. Ricordo che ogni credente, sull’esempio dei martiri, è portatore di valori, quali la rettitudine, la fedeltà, l’amore per il bene comune, l’attenzione per gli altri, la benevolenza, la misericordia, la speranza, che possono contribuire alla edificazione di società più giuste e più sane.
Questa beatificazione che valore assume anche per la testimonianza monastica?
La beatificazione dei servi di Dio sul luogo dove loro hanno vissuto e donato nel sangue la loro vita, ci testimonia l’attualità del carisma cistercense come via d’amore alla santità, oltre a ricordarci come la testimonianza nel sangue è in questo caso il coronamento di una vita vissuta nell’oblazione incondizionata e nell’obbedienza alla regola monastica.
E che valore ha per la comunità di Casamari in particolare, così duramente colpita con la morte dell’abate Romagnuolo per Covid nell’estate scorsa e di cui lei è il successore?
Con la morte del caro abate Eugenio abbiamo sperimentato su noi stessi il dramma legato a questa epidemia, sentendo nostro il grido di dolore che si eleva da ogni parte del mondo. Per questo preghiamo ogni giorno il Signore perché, attraverso i rimedi della scienza medica venga debellato questo virus. Siamo riconoscenti e grati all’abate Eugenio perché con lui si è chiuso il processo diocesano ed è iniziato quello presso la Congregazione delle cause dei santi.
Ci saranno altre iniziative per perpetrare la memoria dei beati?
Finché permangono le restrizioni dovute alla diffusione pandemica è difficile fare programmi. Intanto le reliquie, esposte sotto un altare della basilica a loro dedicato, favoriscono il culto dei fedeli e pongono interrogativi al comune visitatore dell’abbazia. Nell’imminenza celebreremo una Messa di ringraziamento con il vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, Ambrogio Spreafico, che ha introdotto la causa di beatificazione e canonizzazione.