Napoli. «Culto di San Gennaro sia patrimonio dell'Umanità». La candidatura all'Unesco
Il busto di San Gennaro
È iniziata oggi con un momento di preghiera la presentazione del dossier destinato all'Unesco per la candidatura a patrimonio immateriale del “culto e devozione di San Gennaro a Napoli e nel mondo”, a causa della frana per il maltempo ad Ischia che, al momento, ha procurato 12 dispersi ed un morto.
«Cominciamo questo momento di riflessione su San Gennaro con un minuto di silenzio per quanto accaduto a Ischia – dice l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia. Che San Gennaro sia di ascolto e per chi è credente sia anche un momento di preghiera». Perché da sempre è questo il legame del patrono con la città e la Campania: proteggere e custodite chi si rivolge a lui, in cerca di protezione. E oggi ancora di più che san Gennaro entra “nella storia della fede e della carità" di questo popolo, dice ancora l’arcivescovo di Napoli, che si rivolge al santo che è simbolo della tradizione partenopea ma è un’entità che in tutto il mondo si è fatta ascoltare.
Nel simbolo del sangue del santo martire i napoletani hanno visto il proprio sangue, quello versato con i tanti sforzi quotidiani per una vita dignitosa, quello speso nella lotta per una società più giusta ed equa, il sangue sparso di chi innocente è stato vittima di barbarie e violenza criminale. In quel sangue che torna a fluire Napoli e la Campania hanno sempre visto rispecchiarsi il carattere passionale e caloroso, la forza di resurrezione e rinascita della sua gente, una rinascita di cui oggi c’è bisogno più che mai.
San Gennaro non è proprietà privata di Napoli, non è solo patrimonio di Napoli come Napoli non è solo patrimonio dei napoletani ma è dono e profezia per l’umanità intera. Napoli, la sua Chiesa, la sua gente, i suoi figli sparsi per il mondo siano sempre e di più per questo villaggio globale che è il nostro pianeta, riserva di inestimabile solidarietà, sorgente di amore e di passione per la vita, faro di pace e di giustizia, mano tesa all’accoglienza dell’altro, anelito di bene e di speranza, terra fertile e ospitale per tutti coloro che seminano a piene mani la cultura della vita, la civiltà dell’amore! Quindi mettiamo massima attenzione a questa richiesta del suo ingresso nel patrimonio dell’Unesco, rilancia il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano anche lui a Napoli, nell’ambito della presentazione del dossier da presentare all’Unesco per la candidatura.
Il riconoscimento Unesco non deve servire esclusivamente ad aumentare il numero di turisti – si chiarisce nell’incontro a più voci - ma a far conoscere a tutti, non solo in Italia, una storia straordinaria, secoli e secoli di venerazione ininterrotta che non potrà mai essere considerata alla stregua di una qualsiasi devozione. I numeri parlano chiaro: 25 milioni di devoti nel mondo e una devozione trasversale, dall’America all’Italia.
Un sito dedicato dove conoscere chiese, luoghi, città dove è venerato il Santo più amato dai napoletani. Sul sito www.sangennaroworldwidenetwork.com ci sono, infatti, le chiese nel mondo e le feste dedicate al patrono della Campania e si potrà così votare per la candidatura. 1700 anni di storia, cinquecento dei quali tracciati con precisione ma finire sotto l’egida dell’Unesco contribuirebbe alla valorizzazione di un patrimonio storico, e non solo, inestimabile che lega, nel nome di san Gennaro, uomini e donne di ogni latitudine.
Il ministro Sangiuliano parla inoltre della sua infanzia napoletana, vissuta proprio nella zona del Duomo: “Ho il nome di San Gennaro – ha detto – e ho studiato la sua vita e il suo sacrificio. Una tradizione dei napoletani nel mondo, ma anche narrata da intellettuali della storia, come Benedetto Croce che ha ribadito il valore laico della cristianità: si può essere laici o non credenti ma resta l’apprezzamento per la morale cristiana che spesso coincide con la morale etica. Il Cristianesimo ha messo i suoi valori nelle civiltà occidentali e San Gennaro è parte di questo, è una identità innanzitutto morale ed etica, che va al di là della morale religiosa”.