Un meccanico di biciclette mancato. Ai bambini che più volte gli hanno chiesto come la sua famiglia avesse accolto l’ingresso in Seminario, l’arcivescovo Gualtiero Bassetti ha sempre raccontato che il «babbo» lo vedeva «biciclettaio». E che poi il suo parroco, a Marradi, sull’Appennino tosco-romagnolo, lo persuase che la strada era un’altra. «Alla fine ha avuto ragione il babbo. A settantuno anni mi toccherà pedalare parecchio», scherza oggi, con un’ironia tutta fiorentina, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve che a sorpresa papa Francesco ha voluto cardinale. E, domenica scorsa dopo l’annuncio, si definiva un «due di briscola» che riceverà la berretta.La diocesi che guida – dopo quelle di Massa Marittima-Piombino e Arezzo-Cortona-Sansepolcro – non è una sede tradizionalmente cardinalizia. E da 160 anni non arrivava da Perugia un porporato: l’ultimo era stato Gioacchino Pecci (che sarebbe diventato Leone XIII). «Mi vengono in mente le parole del profeta Michea: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda". Forse il Papa ha voluto sottolineare il valore di essere pastori piuttosto che la storia di una sede». Pastori con lo stile di un padre. «La Chiesa non siamo noi – afferma Bassetti –. Ma abbiamo il compito di mostrare il cuore del Padre. Un Padre che si china su di noi, ci abbraccia, ci sostiene». Anche in una fabbrica in crisi, come ha ricordato l’arcivescovo prima di Natale. «Per essere una Chiesa profetica possiamo rifarci alle parole di Pietro di fronte al tempio, narrate negli Atti degli apostoli. "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, cammina», dice allo storpio. Ecco, all’uomo provato, la comunità cristiana non offre soluzioni immediate. Ma ripete che nel nome di Gesù può sempre ritrovare la sua dignità».Il prossimo 8 settembre Bassetti celebrerà i venti anni di episcopato. Un bel regalo, quello di Bergoglio? «Macché regalo», sorride. E tornando serio: «Si tratta di una responsabilità ancora maggiore verso la Chiesa». Di un impegno «umile» parla il Papa nel messaggio di ieri ai neo cardinali. «Sono un figlio spirituale del cardinale Elia Dalla Costa che ha guidato la Chiesa di Firenze fino al 1961. Quando ricevette la porpora, spiegò: il cardinalato avvicina al Papa perché si possa servire con più disponibilità la Chiesa. Faccio mia quell’intuizione». Firenze è nel Dna di Bassetti. Qui è stato ordinato prete nel 1966. E poi è stato rettore del Seminario e vicario generale. Il cardinale Giuseppe Betori ha inviato a Perugia un messaggio di felicitazioni. Con papa Francesco è entrata nel vocabolario ecclesiale l’espressione "periferie esistenziali". «Il Vangelo – prosegue l’arcivescovo – ci parla di un pastore che va in cerca di una pecora smarrita lasciandone novantanove nell’ovile. Oggi, forse, le novantanove sono fuori». Accade anche nella Penisola? «La Chiesa italiana sente da tempo di essere chiamata a uscire dalle sagrestie. Probabilmente ci siamo troppo adagiati sull’esistente. È il momento di cominciare una semina abbondante». Una semina che includa tutti. «Pensiamo alle famiglie ferite. Due giorni fa ho incontrato numerosi separati, divorziati o risposati. Insieme abbiamo riflettuto sulla riconciliazione. È necessario riconciliarsi con se stessi, con le proprie situazioni, con i propri drammi. E la Chiesa può donare a chi è segnato nell’anima due straordinari strumenti: la Parola di Dio e la preghiera». E i giovani? «Non dobbiamo essere loro vicini, ma camminare con loro. Consigliava il cardinale Giovanni Benelli quando mi indicò come rettore del Seminario di Firenze: non stare davanti a un ragazzo perché non vedi quanto succede alle tue spalle; non stargli dietro perché potrebbe inciampare; stagli accanto e lui troverà la strada. L’accompagnamento è l’autentica pedagogia della Chiesa».