Chiesa

San Benedetto. Bassetti: l'Italia riparta dalle Beatitudini. Che guidino la politica

Giacomo Gambassi sabato 11 luglio 2020

La Messa presieduta dal cardinale Bassetti nella Basilica di Santa Cecilia a Roma

È particolarmente cara al cardinale Gualtiero Bassetti la Basilica di Santa Cecilia a Roma. Perché alla chiesa nel cuore di Trastevere è legato il suo titolo cardinalizio. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei la sceglie per celebrare la festa di san Benedetto, patrono d’Europa, e per invitare a «pregare e lavorare per la rinascita del nostro Paese, del nostro continente e della nostra civiltà», spiega nell’omelia della Messa presieduta nel tardo pomeriggio di ieri. Di fronte a sé ha i rappresentanti di alcuni movimenti ecclesiali, gruppi e associazioni laicali che partecipano alla celebrazione. E anche le monache benedettine che «custodiscono gelosamente questo sacro luogo dedicato alla martire Cecilia e carico di tante memorie storiche», ricorda Bassetti ringraziandole. A fare gli onori di casa il vescovo ausiliare di Roma, Guerino Di Tora, e soprattutto il sacerdote (e teologo) compositore di celebri partiture, monsignor Marco Frisina, rettore della Basilica.


Il presidente della Cei torna nell’omelia su un tema che gli sta molto a cuore: l’impegno dei cattolici nella società e nella politica. E indica nelle Beatitudini la stella polare. Le definisce «parole ancora oggi rivoluzionarie», che rappresentano «il cuore pulsante del Vangelo» e che devono essere «la nostra regola di vita». Cita don Primo Mazzolari secondo cui le Beatitudini «non si possono predicare», ma «hanno la virtù di far piangere» e possono far scaturire «gioia o vergogna». Ricorda il consiglio di papa Francesco a impararle a memoria perché sono «la carta d’identità del cristiano», una vera e propria «mappa di vita». Poi Bassetti avverte: «In ciascun ambito dell’agire umano, nella famiglia e nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero, ogni cristiano è chiamato a incarnare le Beatitudini con atti concreti e non solo a parole». Una pausa. «Perfino nella vita politica e nell’esercizio del potere», tiene a precisare. Poi richiama un modello di cristiano che si è speso per il bene comune: Giorgio La Pira. Il sindaco “santo” di Firenze (ma anche padre costituente e parlamentare Dc) ha vissuto il suo impegno nelle istituzioni come «la beatitudine di colui che ha fame e sete di giustizia», dice il cardinale. E chiarisce: «Questa fame e sete di giustizia è oggi più che mai necessaria. Ed è il requisito essenziale per tutti coloro che si accingono ad operare nella politica». Da qui l’urgenza di «ricostruire il mondo» dopo il «terremoto mondiale provocato dalla pandemia» con «questa fame di giustizia».

La Messa presieduta dal cardinale Bassetti nella Basilica di Santa Cecilia a Roma - Siciliani

Del resto, riflette Bassetti, «per rispondere alle sfide imposte» dall’emergenza Covid «non abbiamo bisogno soltanto di grandi esperti o di tecnici, ma servono soprattutto uomini e donne che si fanno “ambasciatori di Cristo”. Uomini e donne che, come le sentinelle per la casa d’Israele, rispondono a una missione divina, esprimono con passione e generosità la loro vocazione e si mettono a disposizione della comunità». Tocca, perciò, a chi abbraccia un cammino di fede impegnarsi «per l’unità della famiglia umana e l’unità della Chiesa». Quindi Bassetti osserva: «Oggi è senza dubbio il tempo dei profeti». Ossia, di coloro che «sanno mettersi in ascolto ogni giorno della Parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda». Come lo è stato san Benedetto i cui monasteri diffusi in tutto il continente costituiscono ancora oggi «le fondamenta spirituali, culturali dell’Europa». Un’Europa che, sprona il presidente della Cei, deve continuare a saper «pregare e lavorare», vale a dire a «contemplare la Parola di Dio» e a «prendersi cura di tutti gli esseri umani, a partire dai più deboli».


È al termine dell’Eucaristia che il cardinale recita la preghiera a Benedetto da Norcia. Un santo che, sottolinea il porporato affidandosi alle parole di Paolo VI, è stato «messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in occidente». E proprio «pace, unità e cristianesimo» sono «le basi della nostra civiltà», sostiene Bassetti.
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