L'omelia. Bagnasco ai politici: «Servite con onestà»
C'è stata grande partecipazione di parlamentari (e fra questi la presidente della Camera Laura Boldrini), mercoled' sera, alla tradizionale elebrazione eucaristica in preparazione del Natale. La Santa Messa - nella Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon, alle spalle del Senato - è stata presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e concelebrata dal vescovo Lorenzo Leuzzi, rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno a Montecitorio e cappellano della Camera dei Deputati.«È il consenso di Dio che dobbiamo prima di tutto cercare, il suo giudizio, sapendo che ogni altro consenso pur legittimo non può mai diventare il nostro fine», ha ricordato il cardinale Bagnasco nell’omelia. E, in modo particolare in un momento come questo in cui la credibilità degli uomini delle istituzioni vede un grave calo di credibilità, «non è mai inutile nel servizio alto della politica, rimettere a fuoco il suo fondamento nobile; fondamento che la ispira, la sostiene e la preserva da intromissioni e snaturamenti», ha ammonito il presidente della Cei e arcivescovo di Genova.«L’incarnazione del Figlio di Dio ci insegna a stare in mezzo alla gente non per fare dei populismi inutili e dannosi», ha proseguito Bagnasco. E, «per conoscere la vita, è necessario stare in mezzo alla vita che nasce dalla nostra storia e dal nostro oggi. Per discernere la verità, il bene, il meglio, e così costruire e far crescere la giustizia, che è lo scopo della politica».L’invito quindi è ad attingere all’«insegnamento di Cristo» che «non è un’idea alta e nobile, un ideale astratto, un mito sapiente, ma è una persona, la carne del Dio vivente». Un invito particolarmente stringente per chi è chiamato ad occuparsi del bene comune. «Nel cuore di ciascuno di voi - rappresentanti del nostro Popolo - ci sono sicuramente le vostre famiglie e i vostri cari; ma, in forza del vostro compito istituzionale, ci deve essere anche il Paese, per il bene del quale siete chiamati a servire con competenza, onestà, disciplina e sacrificio. Servire la Nazione - ha proseguito Bagnasco - è motivo di onore, e l’onore del Paese, il bene della gente, e anche l’onore del vostro nome, deve essere criterio di ogni vostro pensiero, sentimento e scelta». Un pensiero finale, nel formulare gli auguri, il presidente della Cei lo rivolge ai «giovani, anziani e poveri che sono folla». E un accorato invito a darsi da fare per favorire «il lavoro per tutti, sapendo che tutti hanno desiderio di lavorare».Fra i partecipanti al rito religioso il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti e parlamentari di diversi partiti, dal capogruppo del Pd a Montecitorio Roberto Speranza alla presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, dal vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri all’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, dal coordinatore del Ncd Gaetano Quagliariello, all’ex sottosegretario di Palazzo Chigi Gianni Letta. L’ex senatore Antonio Leone, ora al Csm. E ancora, fra gli altri, Paola Binetti e Giuseppe De Mita dell’Udc; Donato Bruno di Fi; Beppe Fioroni e Francesco Boccia, del Pd, con la consorte Nunzia De Girolamo del Ncd, al pari di Carlo Giovanardi, Eugenia Roccella e Alessandro Pagano. E ancora: Pierpaolo Vargiu di Scelta Civica e Mario Sberna di Demos.Ecco il testo dell'omelia del cardinale Bagnasco. "Cari Fratelli e Sorelle nel Signore, è ormai tradizione incontrarci nella prossimità del Santo Natale per chiedere al Signore la luce della sua benedizione. Nel cuore di ciascuno di voi – rappresentanti del nostro Popolo – ci sono sicuramente le vostre famiglie e i vostri cari; ma, in forza del vostro compito istituzionale, ci deve essere anche il Paese, per il bene del quale siete chiamati a servire con competenza, onestà, disciplina e sacrificio. Servire la Nazione è motivo di onore, e l’onore del Paese, il bene della gente, e anche l’onore del vostro nome, deve essere criterio di ogni vostro pensiero, sentimento e scelta (cfr. Costituzione italiana, art. 54). È il consenso di Dio che noi uomini – di qualunque responsabilità pubblica siamo rivestiti – dobbiamo prima di tutto cercare, il suo giudizio, sapendo che ogni altro consenso pur legittimo non può mai diventare il nostro fine. La lunga genealogia di Gesù, che il Vangelo di Matteo riporta, può sembrare fredda e irrilevante, come una sequenza lontana. Ma lo scopo dell’evangelista è chiaro: far toccare, attraverso la concretezza dei nomi, la sconvolgente concretezza dell’incarnazione del Figlio di Dio. Cristo non è un’idea alta e nobile, un ideale astratto, un mito sapiente, ma è una persona, la carne del Dio vivente. Dio si è fatto veramente come noi per farci come Lui, per salvarci dal male del mondo – il male morale, il peccato – che sta all’origine dei mali del mondo. Per questo ha assunto l’umanità, si è inserito nella genealogia degli uomini, è entrato nella storia. Ecco dunque il messaggio vivo e palpitante: Dio è vicino, come noi, condivide la vicenda umana. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio è paradigma della nostra vita personale e sociale; ma anche della politica. Sì, perché incarnazione vuol dire relazione. Uscire dal perimetro angusto del nostro io individuale, oltrepassare i confini mortificanti di ideologie vecchie e nuove, conoscere la realtà concreta della gente, gli assilli quotidiani della moltitudine, le sue incertezze protratte, le speranze e le aspettative legittime…risponde alla logica dell’incarnazione, dello stare dentro al dinamismo ferreo delle generazioni che incalzano. Incarnazione vuol dire stare tra gli altri e con gli altri nella responsabilità, operando con serietà e sacrificio affinché la società non sia una massa di individui ma – ben di più – una comunità di vita e di destino. È in forza dell’incarnazione di Cristo che, anche quando il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente mai estraneo al mondo. Non è mai inutile nel servizio alto della politica, rimettere a fuoco il suo fondamento nobile; fondamento che la ispira, la sostiene e la preserva da intromissioni e snaturamenti. Possiamo formulare questa radice con delle domande: perché è bello e giusto stare insieme? Perché vale la fatica lavorare insieme, per quale scopo, per andare dove? Chi vogliamo essere? Qual è il volto del nostro Popolo? Comprendiamo che emerge, ancora una volta, l’importanza della storia evocata dalla genealogia del Vangelo. Il ripiegamento all’indietro impedisce il cammino e l’enfasi del nuovo smarrisce il buon senso. L’incarnazione del Figlio di Dio ci insegna a stare in mezzo alla gente non per fare dei populismi inutili e dannosi, ma per conoscere la vita: non basta vivere la propria vita per conoscere la vita, è necessario stare in mezzo alla vita che nasce dalla nostra storia e dal nostro oggi. Conoscere non solo per registrare ma per discernere la verità, il bene, il meglio, e così costruire e far crescere la giustizia, che è lo scopo della politica. Cari Fratelli e Sorelle, preghiamo Gesù Bambino per noi, per le famiglie, per l’Italia: pensiamo ai tanti giovani, agli anziani e ai poveri che sono folla. Con forte determinazione pensiamo al lavoro per tutti, sapendo che tutti hanno desiderio di lavorare con rinnovata consapevolezza, con dedizione, con onestà e crescente competenza. La Santa Vergine, Grande Madre di Dio e nostra, ci benedica tutti".
Cardinale Angelo Bagnasco