"Prima di uno Stato vi è lo spirito di un Popolo, e non può esistere una comunità di vita e di destino se non esiste un'anima comune fatta di principi e di valori spirituali, morali e culturali". Lo ha ricordato oggi, nella sua visita in Parlamento, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco. In proposito, Bagnasco ha ricordato "il chiaro e accorato appello" del Papa polacco a una politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica italiana, renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l'educazione dei figli".Nella sua visita di 10 anni fa, ha rilevato Bagnasco, "il beato Giovanni Paolo II invitava rispettosamente i Parlamentari e l'intero popolo italiano a nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori trasmesso dagli avi". "Senza - ha ammonito il presidente della Cei - tutto si corrompe e le stesse leggi diventano esangui". Per il cardinale è proprio questo l'insegnamento politico che "la figura e la memoria di Giovanni Paolo II, così come la persona e il luminoso Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, ricordano alla Comunità delle Nazioni, e con particolare affetto all'Italia". "È sulla base di una simile fiducia - ha ripetuto oggi il presidente della Cei citando testualmente il discorso del Papa polacco - che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi audacemente lo sguardo verso il futuro". Dieci anni dopo quelle parole, per Bagnasco è evidente che ancora "ci sia bisogno e urgenza di spingere lo sguardo fiducioso verso il futuro".Ciò, ha sottolineato, "sollecita ulteriormente le capacità e la dedizione di tutti". Secondo il cardinale, infatti, "la verità della persona come soggetto di relazioni solidali, aperto alla Trascendenza quale affidabile fondamento, è il centro naturale e la misura perché la società non diventi un accostamento di individuali interessi, una competizione di poteri e di forze, anziché la casa di tutti, il cui carattere umanistico si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli".In questo compito di solidarietà, ha assicurato il presidente dei vescovi italiani, "la Chiesa con ogni impegno è protesa a dare di cuore il proprio contributo riconoscendo la grave crisi dell'occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà che affliggono persone e famiglie italiane o immigrate". "Sono certo - ha poi concluso Bagnasco - che la storica visita a questo 'areopago' del confronto e della sintesi alta, non è un ricordo passato, ma un segno vivo nella memoria e nell'anima di ognuno, anche di chi non l'ha vissuto in prima persona. E continuerà ad essere luminoso e fecondo. A tutti voi che avete avuto la bontà di ascoltare porgo il mio più vivo ringraziamento, insieme all'augurio di buon lavoro per la nostra amata Nazione sulla quale il beato Giovanni Paolo II aveva invocato e continua ad invocare, insieme a tutta la Chiesa, la benedizione di Dio".