«Una sfida ineludibile per Avvenire è di essere la necessaria, onesta e forte mediazione tra quelle realtà decisive per la vita del nostro Paese (la politica, l’economia, le più influenti agenzie culturali) che non di rado tendono a considerare l’opinione pubblica quale territorio da saccheggiare». È, questo, uno dei passaggi più significativi contenuti nel messaggio che il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha indirizzato all’arcidiocesi ambrosiana in occasione della Giornata del quotidiano cattolico che si festeggia oggi. Non a caso il testo, che viene integralmente pubblicato nell’edizione odierna del dorso settimanale
Milano 7, è intitolato «Per il bene della democrazia e per l’azione della Chiesa abbiamo bisogno di Avvenire». Un bisogno che nasce dal ruolo del giornale impegnato, a detta del porporato, a contrastare chi persegue «un’azione irresponsabile di "costrizione del consenso" per potenziare la propria posizione, senza preoccuparsi di risolvere realmente quei problemi che alle loro competenze sono affidati». La posta in gioco, sul piano culturale e, quindi, su quello della formazione delle coscienze, è altissima e investe l’azione del quotidiano dei cattolici italiani e degli altri «mezzi di comunicazione onesti, responsabili, identitari» che, spiega Tettamanzi, «possono contribuire in modo determinante a disarticolare quel modo scorretto di fare informazione e comunicazione che da tempo è in atto». Come? «Rimanendo coraggiosamente fedele alla propria vocazione di "medium", Avvenire avrà sempre più un ruolo fondamentale e originale per garantire la continua, vitale e virtuosa rigenerazione della democrazia nel nostro Paese».Dunque,
Avvenire ha uno scopo utile, addirittura «necessario», prosegue l’arcivescovo di Milano, non solo per i cattolici ma per «tutti i cittadini: il dibattito sui temi sociali, economici, politici e culturali trova arricchimento grazie alle posizioni che esprime ogni giorno» il quotidiano cattolico. E ricorda, il cardinale, le questioni che «senza la voce di Avvenire resterebbero pressoché sconosciute all’opinione pubblica» e, ancora, il «servizio» reso «alla presenza operosa e discreta della Chiesa» spesso destinataria, ad opera dei media più diffusi, di «un’immagine distorta».Da qui l’esortazione di Tettamanzi: «Compito di un giornale, tantomeno se cattolico, non è fare apologia, proporre catechismo, rassicurare ad ogni costo. Un giornale, tanto più se cattolico, deve comunicare e informare la realtà mediante un’opera di interpretazione. Anche a proposito della vita della Chiesa. È così che chi lavora ad Avvenire partecipa, vivendo in modo specifico il ruolo dei laici cristiani, alla missione ecclesiale». Una missione che il giornale declina anche a livello locale, grazie al supplemento milanese: «Sperimento la vicinanza di Avvenire all’azione della Chiesa ambrosiana e al mio compito di pastore – sottolinea Tettamanzi – anche nell’alleanza che sostiene l’esperienza di Milano 7. Collaborazione visibile nella convinta partecipazione, fin dalla prima ora, al percorso che ci condurrà ad ospitare a Milano nel 2012 il VII Incontro mondiale delle Famiglie».Quanto
Milano 7 sia ormai entrato nella vita della Chiesa locale lo dimostra il fatto che oggi, in occasione della Giornata, quasi 800 parrocchie aderiscono al progetto di diffusione straordinaria del quotidiano; e tante saranno le comunità parrocchiali che da oggi, e per sei domeniche, quante cioè ne contempla l’Avvento ambrosiano, promuoveranno il quotidiano. Nello spirito di un impegno che si fa missione.