Chiesa

AREZZO. All’ex abbazia della Badiola non sfugge neanche un bollettino

Giacomo Gambassi sabato 17 dicembre 2011
Dalla corsie dell’Autosole la piccola chiesa di Santa Maria in Mama svetta sulla collina della Badiola a San Giovanni Valdarno dove la provincia di Firenze lascia il posto a quella di Arezzo. Ma non è solo una chiesa quel complesso che si vede viaggiando in auto e che per secoli è stata un’abbazia legata a Nonantola. Recuperata per il Giubileo del 2000, è oggi una struttura polifunzionale della parrocchia di Santa Teresa d’Avila che ospita un ristorante, un ostello e un appartamento in affitto. «E l’Ici la paghiamo da sempre», spiega Edo Pierallini, dirigente d’azienda in pensione e membro del Consiglio per gli affari economici.Cedole alla mano, la parrocchia guidata da don Franco Moretti versa nelle casse del Comune di San Giovanni Valdarno più di 3.200 euro per i tre ambienti. «Se c’è chi dice che basta una cappellina perché un intero stabile sia esente dall’imposta – racconta Lorenzo Bonci, ex bancario e anche lui nel Consiglio per gli affari economici – che cosa dovrebbe accadere alla Badiola dove c’è addirittura una chiesa?». «Meglio metterla sul ridere questa campagna di fango che prende di mira gli immobili della Chiesa», dice Pierallini. E perché? «Perché, se guardiamo al nostro caso, non abbiamo mai avuto neppure una contestazione dall’amministrazione comunale».Ciò che conta è rispettare le norme. «E noi ci teniamo alla legalità», sottolinea Bonci. L’ex abbazia ha un sottochiesa. La parrocchia della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro l’ha affidato a una società che gestisce il ristorante-pizzeria aperto ogni sera. «Con l’affitto che riceviamo – afferma Pierallini – vengono sostenute le attività pastorali, ma al tempo stesso è un modo per offrire opportunità occupazionali». E, infatti, fra la cucina e i tavoli lavorano in sette. Altri due sono impegnati nell’ostello che la parrocchia amministra in prima persona. I posti a disposizione sono cinquantasei, ripartiti in camere che possono avere fino a sei letti. E le tariffe? «Davvero agevolate – dichiara Pasquale Guadagni –. Non è un caso che la struttura venga utilizzata soprattutto dai lavoratori in trasferta che con appena 10 euro al giorno possono trovare da dormire senza lasciare nei pernottamenti gran parte dello stipendio».Non solo. «Nell’ostello – aggiunge Pierallini – sono accolte anche persone in difficoltà segnalate dai servizi sociali delle amministrazioni comunali. Si tratta di sistemazioni-tampone che comunque hanno un impatto positivo sul territorio». Di fatto la parrocchia scende in campo per far fronte alle emergenze degli enti locali. Allora saranno possibili sconti? «Macché – ribatte Bonci –. Paghiamo anche 2mila euro di tassa sui rifiuti urbani». Anche l’appartamento ha una sua storia. «È stato concesso a una coppia di pensionati a basso reddito – dichiara Guadagni – che potranno restarci fino a quando ne avranno bisogno». E il canone è di 100 euro al mese: appena sufficiente a coprire le spese che la parrocchia sostiene con l’Ici.