Nella Basilica superiore di Assisi, in una delle ventotto scene delle Storie di san Francesco, Giotto raffigura Arezzo come una città accerchiata dai diavoli. All’arcivescovo Riccardo Fontana piace citare quell’affresco per presentare la visita che domani Benedetto XVI compirà nella diocesi di Arezzo-Cortona- Sansepolcro. «L’episodio viene narrato da Tommaso da Celano che, nella Vita seconda, riferisce come il maligno sia stato scacciato dal santo Serafico e la città abbia ricomposto le diversità in un’ammirabile armonia – spiega l’arcivescovo – . Ecco, l’arrivo del Papa in mezzo a noi è un invito a riscoprire la bellezza della fede, il gusto della carità e la forza della speranza in questo tempo di crisi.Ed è anche monito a far rinascere dall’impegno comune l’esemplarità di una storia cristiana vissuta fra le pieghe del quotidiano ». L’arcivescovo Fontana Il Papa incontrerà per la prima volta la Toscana facendo tappa nella più estesa diocesi della regione. Una Chiesa che va dall’ultimo lembo di Romagna alle porte di Siena, arrivando a sfiorare la provincia di Firenze e il lago Trasimeno.«La presenza di Benedetto XVI – afferma Fontana – ci esorta a riflettere sul nostro cammino ecclesiale a cinquanta anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Nel 1986 Giovanni Paolo II ha voluto unificare le esperienze di tre diocesi. Fin dalle sue origini, nel quinto secolo, la Chiesa di Arezzo ha offerto un forte impulso alla costruzione dell’identità civile della regione. Perciò il Papa entrerà in una delle più antiche città della Toscana per riflettere sulla questione antropologica alla quale l’aretino Petrarca ha dato un contributo fondamentale nella mediazione fra poesia e fede». E proprio Benedetto XVI presiederà domattina, alle 10, l’Eucaristia a poche decine di metri dalla casa del grande poeta, nel parco «Il Prato» che si apre dietro la Cattedrale. Poi l’arcivescovo presenta i tesori delle altre due ex diocesi. «Cortona che ha unito la ricerca del bello all’incanto francescano ci regala la consapevolezza che l’alleanza fra fede e cultura possa aiutare anche oggi a scrivere pagine significative nel segno del bene comune».E Sansepolcro, che con l’eremo benedettino di Camaldoli celebra il millenario della fondazione, «accoglie il Pontefice rilanciando la scommessa sui temi della giustizia e della pace e chiedendoci quanto siamo disposti a responsabilizzarci per edificare una società illuminata dal Vangelo». Quando a Fontana si chiede di delineare il volto di una Chiesa che ha nelle 246 parrocchie presenti sul territorio un secolare riferimento per i suoi 340mila abitanti, il presule torna alle radici. «È stato scritto che la migliore rappresentazione di una comunità ecclesiale giunga dai suoi santi. Il vescovo Donato, nostro patrono ed evangelizzatore instancabile, esprime nel suo stesso nome lo stile che è chia- mato a seguire ciascun credente, ossia quello di essere a servizio di Dio e del prossimo. Nel monaco san Romualdo, che ha fondato Camaldoli abbracciando la regola di san Benedetto, troviamo la sintesi mirabile fra la scuola della Parola e la missione di costruire la città dell’uomo a immagine di quella di Dio.E a san Francesco, stimmatizzato alla Verna, si deve un efficace richiamo all’interiorità e al primato del Risorto nella vita del cristiano. In questa eredità possiamo scorgere la linfa per affrontare le sfide del presente ». Il Papa toccherà questo itinerario di santità fermandosi al mattino ad Arezzo – la città di Donato –, alle 17.45 nel santuario della Verna – il monte di Francesco – e alle 19 a Sansepolcro – il borgo nato intorno a un’abbazia benedettina. La diocesi si è preparata alla visita di Benedetto XVI con percorsi che hanno toccato i diversi ambiti della pastorale. «Ed è significativo l’impegno che hanno messo in campo le parrocchie – rileva l’arcivescovo –. Mi ha commosso il senso di comunione di una piccola parrocchia di montagna che sarà rappresentata ad Arezzo da un disabile per condividere, attraverso le difficoltà di chi è toccato dall’handicap, questo straordinario evento».E che cosa offrirà la diocesi al Pontefice? Fontana indica tre doni: «Il fascino di un’identità millenaria, il radicamento nella fede, la carità del pianto di Gesù su Gerusalemme perché l’uomo torni a Dio con cuore libero». Poi il presule annuncia il segno che ha visto la Chiesa locale mobilitarsi. «Come accadeva nelle prime comunità cristiane dove tutti si liberavano del superfluo per metterlo ai piedi degli apostoli e destinarlo a chi era nel bisogno, la diocesi affiderà al Papa il ricavato di una grande raccolta che andrà alle famiglie piegate dalla crisi nella nostra provincia ». La fotografia che l’arcivescovo scatta è preoccupante. «I comparti dell’oreficeria e della manifattura che sono stati i volani dell’economia locale sono in ginocchio. E un aretino su quattro fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Ecco perché, come Chiesa, abbiamo scelto di parlare il linguaggio della carità. E, guardando alle nuove povertà, è stato deciso di organizzare la visita del Papa con estrema parsimonia. È un piccolo gesto, ma essenziale per essere testimoni credibili».