Chiesa

L'arcivescovo di Leopoli. «Putin non rispetta neppure la nostra Pasqua di dolore»

Giacomo Gambassi mercoledì 20 aprile 2022

A Leopoli la processione di Pasqua con la statua del Risorto dopo l’allarme aereo

È riuscita a sfilare in processione la statua del Risorto lungo le strade di Leopoli. «Ma in molte zone dell’Ucraina non si sono potute tenere le solenni liturgie di Pasqua», racconta l’arcivescovo latino di Leopoli, Mieczyslaw Mokrzycki. Nella sua città un’ora prima del rito sono scattate le sirene antiaeree. Era l’alba di domenica. «Grazie a Dio, però, quando stava per iniziare il tutto, l’allarme è cessato. E il simulacro è stato portato intorno alla Cattedrale», dice. Una pausa. «Tuttavia nella mattina del Lunedì dell’Angelo la città è stata bombardata». Quando parla della Russia, l’arcivescovo Mokrzycki si affida alla parola “nemico”. «Il nemico non ha avuto riguardo neppure per le festività della Pasqua – afferma con tono amareggiato ma atteggiamento fermo –. Ha distrutto la vita di sette concittadini e causato numerosi feriti. Di fatto ci ha tolto la serenità che avremmo auspicato per celebrare il momento centrale della vita cristiana e ci ha impedito di godere della gioia della Risurrezione. Sembra che intenda soltanto alimentare la paura e l’incertezza».

L’arcivescovo latino di Leopoli, Mieczyslaw Mokrzycki - rkc.lviv.ua

Per gran parte dell’Ucraina la Pasqua sarà la prossima domenica. La scorsa settimana è stata celebrata dai cattolici di rito latino e della Chiesa armena. Fra pochi giorni toccherà ai fedeli della Chiesa greco-cattolica, che seguono il rito bizantino, e agli ortodossi. «Qui la Pasqua si prolunga», sorride Mokrzycki che presiede la Conferenza episcopale dei latini. Originario della Polonia, 61 anni, è stato secondo segretario particolare di due Papi, prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI, fino a quando nel 2007 è diventato vescovo fra i 700mila abitanti della “capitale occidentale” del Paese, a meno di settanta chilometri dal confine europeo. «In queste ore c’è una domanda che riecheggia nella mia mente. Rispetterà il nemico, ossia Putin, la Pasqua della Chiesa ortodossa che anche in Ucraina è maggioranza? O con gli attacchi distruggerà il clima della festa che tutti desiderano? Vedremo. E soprattutto preghiamo perché il Risorto illumini le menti di chi ha in mano le redini del potere. In particolare se chi guida una nazione si professa cristiano. Chissà se il presidente russo ci garantirà un minimo di tranquillità: sarebbe un gesto di attenzione alla sua Chiesa...».

L'attacco russo a Leopoli nel Lunedì dell'Angelo - Ansa

Eccellenza, i missili tornano a cadere su Leopoli. Si dice per bloccare le armi che entrano in Ucraina.

Già nella prima fase del conflitto eravamo finiti nel mirino di Mosca. Adesso la città viene colpita di nuovo. È un segnale che il Cremlino manda e con cui dice al mondo che non si limiterà a conquistare il Donbass ma vorrà mettere le mani su tutta l’Ucraina.

Come si vive la Pasqua al tempo della guerra?

La domenica della Risurrezione arriva dopo il Venerdì Santo. In questo momento l’Ucraina vive il suo calvario. Ogni giorno siamo in mezzo a una Via Crucis. Il nostro è un Paese segnato dal dolore, dalla distruzione, dal sangue degli innocenti che vengono uccisi o dei soldati che si sacrificano per la comunità. Proprio durante la Via Crucis che abbiamo celebrato, ci siamo anche chiesti: perché accade tutto questo, Signore? Perché una croce del genere? Non c’è spiegazione. Non esiste una sola ragione plausibile alla guerra in corso. Ma la Via Crucis ci ha detto anche altro.

La benedizione delle uova pasquali nella Cattedrale cattolica di Leopoli - Ansa

Che cosa?

Al nostro fianco abbiamo donne e uomini di buona volontà che richiamano il Cireneo e la Veronica. Se il primo aiuta Cristo a portare la croce e la pia donna gli asciuga il volto, anche noi possiamo contare su molta gente che fa arrivare aiuti essenziali, che ci invia generi alimentari ormai sempre più urgenti, che ci recapita medicinali da utilizzare persino per i nostri militari feriti. E all’ultima Stazione, quella che rimanda alla deposizione di Gesù nel sepolcro, mi sono permesso di ricordare che la morte non ha mai l’ultima parola ed è già stata vinta. Ci attende una vita nuova.

La Pasqua in un rifugio antiaereo a Leopoli - Ansa

La luce oltre le bombe?

Sì, come abbiamo evidenziato nelle Messe della Risurrezione. C’è stata grande partecipazione. E la liturgia è diventata occasione per confortare il popolo. Le tenebre del male che qui hanno le sembianze dei bombardamenti non intaccano la nostra fede e non ci chiudono alla speranza. È la pace ciò che annuncia il Signore Risorto.

Alla vigilia della Pasqua il Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ha lanciato un appello per Mariupol in cui ha chiesto l’apertura di corridoi umanitari come «atto di carità».

Ogni giorno preghiamo per quanti sono nell’epicentro del conflitto. In tanti sperimentano condizioni drammatiche. C’è chi non ha più cibo e acqua. C’è chi non può uscire dai villaggi perché gli occupanti non lo permettono: la sola opzione concessa è il confino in Russia. Il che vuol dire finire in una sorta di prigionia, rivivere l’oppressione del comunismo, vedersi negata ogni forma di libertà, anche religiosa.

La Messa di Pasqua nella Cattedrale di Leopoli - rkc.lviv.ua

Non passa giorno che papa Francesco inviti a «scegliere la pace», come ha ribadito a Pasqua.

Siamo grati al Pontefice per i suoi continui appelli e per la vicinanza anche attraverso la preghiera. Sappiamo che sta facendo tutto il possibile per arrivare al più presto al cessate il fuoco. E lo ringraziamo per le due ambulanze che ci ha donato, simboli di vita.

C’è la possibilità che il Papa giunga in Ucraina?

Lo scorso settembre il nunzio apostolico ci aveva riferito che il Pontefice aveva in animo di visitare il Paese. Per due volte ha inviato qui il suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, anche in occasione del Triduo pasquale. Auspichiamo che il Papa possa venire di persona in questa terra martoriata: per benedirla e per gridare all’umanità che c’è bisogno di pace.

L’Ucraina spera.

Certo. E confidiamo in un miracolo della Madonna di Fatima. Intanto dico grazie alle nazioni europee per l’accoglienza che riservano ai nostri profughi offrendo loro una seconda casa.