Tommaso Di Ruzza, 40 anni, è dallo scorso gennaio il nuovo direttore dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) della Santa Sede. Dal 5 giugno 2014 era vicedirettore
ad interim. Originario di Aquino (Frosinone), giurista specializzato in diritto internazionale, studi a Siena e Oxford, Di Ruzza, è officiale dell’Aif fin dalla sua costituzione e in precedenza è stato in forze al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Avvenire lo ha intervistato a pochi giorni dalla presentazione del Rapporto annuale 2014 dell’Aif.
L’Aif, nell’ambito della funzione di informazione o intelligence finanziaria nel 2013 aveva ricevuto 202 segnalazioni di attività sospette. Nel 2014 sono state 147. Da quali enti provengono? Quali sono le tendenze per l’anno in corso? La tendenza è verso la stabilizzazione o 'normalizzazione' del sistema antiriciclaggio, inclusi i meccanismi di segnalazione. Gli enti vigilati, nonché le autorità competenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano (Scv), segnalano all’Aif le operazioni, anche tentate, alla presenza di indicatori di anomalia. Si tratta di un sistema di 'prima allerta', essenzialmente preventivo. I dati sono quindi indicativi se riferiti all’inizio del-l’attività dell’Aif, che ha ricevuto una segnalazione nel 2011, 6 nel 2012, 202 nel 2013 e 147 nel 2014. Il picco del 2013 è connesso al programma di revisione e potenziale chiusura di conti da parte dello Ior non più in linea ai requisiti stabiliti dalla normativa vaticana e alle nuove politiche dello stesso Ior.
Nel 2014 avete preso sospeso tre operazioni per un valore di oltre 561mila euro. Come mai questi provvedimenti? In termini generali posso dire che la normativa vaticana attribuisce all’Aif il potere non solo di ana-lizzare, ma anche di sospendere le operazioni alla presenza di particolari indicatori di anomalia, in attesa che l’operazione stessa sia compresa e ricostruita in tutti i suoi elementi.
Lo scorso anno avete inviato 7 rapporti alla magistratura vaticana. Per quali ipotesi di reato? Come indicato nel Rapporto, si tratta di potenziali casi di frode o di grave evasione o elusione fiscale. Ad ogni modo, l’Aif, ultimata l’attività di ana-lisi, inoltra un rapporto prospettando il sospetto di potenziali reati. Con ciò si chiude una fase, quella di informazione o
intelligence finanziaria, e si apre un’altra fase, quella investigativa e giudiziaria. Sarà quindi compito delle Autorità investigativa e giudiziaria vaticane, precisamente il Corpo della Gendarmeria e l’Ufficio del Promotore di giustizia presso il Tribunale dello Scv, quello di procedere caso per caso.
L’anno scorso ci sono stati 113 casi di collaborazione con Uif estere, 20 su impulso dell’Aif e 93 su impulso di Uif estere. Quali sono i Paesi in questione? Quante di queste richieste riguardano l’Italia? Attualmente l’Aif ha stipulato Protocolli d’intesa per lo scambio di informazioni con le Uif di 20 Paesi, ossia Argentina, Australia, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Malta, Monaco, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Regno Unito, Romania, San Marino, Slovenia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. Con tutti si è attivato un canale di collaborazione, inclusa la Uif italiana, con la quale dopo la stipula del Protocollo d’intesa nel 2013 si è certamente instaurato un rapporto di stretta collaborazione.
L’Aif è anche l’Autorità di vigilanza, sia antiriciclaggio che prudenziale, degli enti che svolgono professionalmente un’attività di natura finanziaria nello Scv. Come sono individuati gli enti sottoposti alla vigilanza dell’Aif? Considerata la 'natura unica' della Santa Sede e dello Scv, dove non sono stabiliti un libero mercato né operatori privati nel settore finanziario, ma solo enti istituzionali, si è dovuto trovare un criterio di applicazione della normativa antiriciclaggio e prudenziale efficace e al tempo stesso coerente alla natura degli enti stessi enti e della loro attività. La scelta è stata quella di adottare un 'approccio funzionale', per cui sono vigilati gli enti 'che svolgono professionalmente un’attività di natura 'professionale', ossia a favore di soggetti terzi non istituzionali.
Quali sono oggi gli enti vigilati dall’Aif? Attualmente sono due, ossia lo Ior e l’Apsa, ma occorre fare un precisazione. La normativa antiriciclaggio e prudenziale è attuata secondo un principio di coerenza e proporzionalità alla natura e all’attività dell’ente. Ciò implica che la vigilanza dello Ior è diversa da quella dell’Apsa, la quale in passato ha svolto, anche se in maniera residuale, attività di natura finanziaria a favore di soggetti terzi non strettamente istituzionali, ma la cui natura istituzionale non è mutata, trattandosi dell’Ufficio competente ad amministrare i beni di proprietà della Santa Sede. In altre parole, la vigilanza dello Ior è piena, in quanto relativa a tutti gli ambiti della struttura organizzativa e gestionale, ed esclusiva, in quanto prerogativa dell’Aif, mentre quella dell’Apsa, allo stato attuale, è mirata e limitata ad alcuni ambiti gestionali.
Per quanto riguarda la vigilanza e la regolamentazione, i Protocolli di intesa firmati sono tre: con le corrispettive autorità degli Usa, del Lussemburgo e della Germania. Si prevedono ulteriori sviluppi, magari anche con il Dipartimento di vigilanza della Banca d’Italia? Anche nell’esercizio della funzione di vigilanza e regolamentazione, secondo la normativa vaticana l’Aif collabora a livello internazionale a condizioni di reciprocità e sulla base di protocolli d’intesa. Si tratta quindi di un
modus operandi e in questo senso è fisiologica l’attivazione di canali di collaborazione con le Autorità di altri Paesi, in particolare quelli che interessano l’attività degli enti sottoposti alla vigilanza dell’Aif, proprio per assicurare il più adeguato scambio di informazioni nel comune interesse alla trasparenza. In tale quadro, non si possono fare particolari previsioni, non potendosi certamente parlare a nome di altre Autorità. Ciò che posso dire, è che è stato stabilito un buon grado di dialogo e di reciproca fiducia anche con la Banca d’Italia.
Un’altra competenza dell’Aif riguarda la raccolta e l’analisi delle dichiarazioni del trasporto transfrontaliero di denaro contante. Nel 2014 avete registrato 429 dichiarazioni in entrata per oltre 11,2 milioni di Euro e 1.111 in uscita per 22 milioni... Anche in questo ambito, al pari di quello delle segnalazioni delle attività sospette, si può registrare una tendenza verso la stabilizzazione e 'normalizzazione' dei meccanismi di monitoraggio del trasporto transfrontaliero di denaro contante, in entrata e in uscita dallo Scv. Per cui è significativo come si siano registrate 658 dichiarazioni in entrata e 1.894 dichiarazioni in uscita nel 2011, 598 dichiarazioni in entrata e 1.782 dichiarazioni in uscita nel 2012, quindi 550 dichiarazioni in entrata e 1.557 dichiarazioni in uscita nel 2013 e infine 429 dichiarazioni in entrata e 1.111 dichiarazioni in uscita nel 2014. Nel 2014, rispetto al 2011, si è avuto in termini relativi una diminuzione di circa il 35% delle dichiarazioni in entrata e una diminuzione di circa il 41% delle dichiarazioni in uscita.
La diminuzione del numero delle dichiarazioni implica anche quella delle somme dichiarate? Sì. Nel 2011, dal mese di aprile, data di entrata in vigore dell’obbligo di dichiarazione, al mese di dicembre, sono stati dichiarati 16.192.071,57 euro in entrata e 43.496.984,46 in uscita, mentre nel 2014 sono stati dichiarati, in 12 mesi, 11.235.606,85 euro in entrata e 22.044.025,79 in uscita. Con una diminuzione di circa il 31% delle somme dichiarate in entrata e di quasi il 50% delle somme dichiarate in uscita. I dati non vanno comunque visti in modo statico, in quanto ciò che rileva è il funzionamento dei meccanismi di dichiarazione e di monitoraggio, inclusi i controlli ai varchi di ingresso dello Scv, di norma effettuati dalla Gendarmeria, nonché le misure sanzionatorie in caso di falsa, omessa o incompleta dichiarazione.