Una parrocchia del centro di Roma ma
rappresentativa di quelle "periferie esistenziali" che tanto a
cuore stanno a papa Francesco. La chiesa del
Sacro Cuore di Gesù
a Castro Pretorio, attigua alla Stazione Termini, fondata da don
Bosco e retta dai Salesiani, è stata scelta da Bergoglio per la
visita di questo pomeriggio anche perché punto di riferimento
per tanti poveri, senza fissa dimora, rifugiati. E il Papa si è
soffermato lungamente con loro - oltre che con i tanti
parrocchiani, i giovani e i bambini - celebrando anche così
l'odierna, per la Chiesa, Giornata Mondiale del Migrante e del
Rifugiato. Una giornata in cui all'
Angelus Francesco ha
rinnovato il suo appello all'"accoglienza" e puntato il dito
contro "i mercanti di carne umana, che schiavizzano i migranti".
Al suo arrivo alle 16.00 sulla Ford Focus nella quarta
parrocchia romana da lui visitata, in via Marsala, il Papa è
stato accolto dal consueto bagno di folla, nonostante la
pioggia, e da uno striscione in tipico gergo romano: "Bella
Frà". Non si è risparmiato nel voler salutare i parrocchiani,
uno ad uno, baciando e abbracciando i bambini. "Che il Signore
ci benedica tutti con quest'acqua", ha detto ai fedeli. Con lui
il cardinale vicario Agostino Vallini, il parroco don Valerio
Baresi. Presenti nella parrocchia anche il cardinale Giuseppe
Versaldi, capo della Prefettura degli Affari economici, diacono
della basilica, e l'arcivescovo Mario Toso, salesiano,
segretario di Giustizia e Pace. Momenti centrali della visita,
l'incontro con una sessantina di poveri e senza fissa dimora che
gravitano nella zona della Stazione Termini, e quello con un
centinaio di rifugiati, accompagnati dai volontari della
parrocchia che li seguono in varie iniziative di integrazione.
Prima della messa, un senzatetto e un rifugiato sono stati
anche tra le cinque persone confessate dal Papa, insieme a una
religiosa e due giovani scelti tra i tanti della parrocchia. E
nell'omelia Bergoglio ha esortato a "crescere nella fiducia in
Gesù", indicando questa come "la chiave del successo della
vita". "Questa è una scommessa che dobbiamo fare: affidarci a
lui e mai delude", ha detto, invitando poi i fedeli a pensare,
in silenzio, alla scena del battesimo di Gesù sulle rive del
Giordano e "ognuno di noi dica qualcosa a Gesù dal suo cuore".
Nell'incontro a porte chiuse con circa 200 giovani, il Papa
si è così rivolto loro: "Lasciatevi colpire dalle vostre ferite.
Tutti abbiamo delle ferite ma chiamate le vostre ferite per nome
altrimenti non potrete capirle e superarle". Altro momento molto
toccante, secondo quanto raccontato dal parroco don Valerio,
l'incontro con le persone senza fissa dimora: "Si percepiva
proprio una sintonia tra il Papa e i poveri si capiva che le
persone si sentono da lui comprese, ascoltate, capite e amate.
Per questo può permettersi di dire anche ai poveri, come ha
fatto, di vivere nella speranza e di non scoraggiarsi mai". Il
ritorno in Vaticano dopo quattro ore di visita e dopo essersi
soffermato con tutte le realtà parrocchiali.
In precedenza, all'Angelus in Piazza San Pietro, dopo aver
sollecitato la Chiesa a non essere una "cittadella assediata",
ma una realtà "aperta, accogliente, solidale", ha ricordato che
oggi era la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e ha
salutato le diverse comunità etniche presenti. "Voi siete vicini
al cuore della Chiesa", ha detto, aggiungendo: "Non perdete la
speranza di un mondo migliore!"."Vi auguro di vivere in pace
nei Paesi che vi accolgono, custodendo i valori delle vostre
culture di origine", ha proseguito Bergoglio. Parlando "a
braccio" e usando anche toni intensi, ha voluto ringraziare
coloro, come i Padri Scalabriniani, "che lavorano con i migranti
per accoglierli e accompagnarli nei loro momenti difficili, per
difenderli da quelli che il Beato Scalabrini ha definito i
mercanti di carne umana, che vogliono schiavizzare i migranti".
"In questo momento - è stata l'ulteriore considerazione del
Pontefice - pensiamo a tanti migranti, a tanti rifugiati, alle
loro sofferenze, alla loro vita tante volte senza lavoro, senza
documenti, con tanto dolore". Ha quindi invitato i fedeli a
recitare con lui un'Ave Maria, "per i migranti e i rifugiati che
vivono situazioni più gravi e più difficili".