Rapporto Fides. Un vescovo, sette laici: chi sono i 20 “martiri” della fede del 2023
Al centro il vescovo ausiliare David O' Connell ucciso lo scorso 18 febbraio
C’è anche un vescovo - l’ausiliare di Los Angeles David O’Connell - tra i venti operatori pastorali uccisi nel corso del 2023. Non accadeva dal 2010. A ucciderlo, lo scorso 18 febbraio, è stato il marito della governante che seguiva il vescovo, con un colpo di pistola. Il bilancio di quest’anno è superiore di due unità rispetto a quello dello scorso anno, e continua a testimoniare come nel mondo continui a essere versato sangue da sacerdoti, consacrati, suore e anche laici nello svolgimento della propria azione pastorale o di testimonianza di fede. La fotografia scattata come ogni fine anno dall’Agenzia Fides mostra che ancora una volta il continente africano detiene il triste primato del maggior numero di vittime: 9, come lo scorso anno. È la quinta volta negli ultimi 12 anni che detiene questo poco invidiabile primato. Distanziata a 6 vittime (due in meno rispetto al 2022) arriva il continente americano, mentre con quattro vittime l’Asia si pone al terzo posto (lo scorso anno aveva registrato una sola vittima). Infine fa capolino anche l’Europa con un solo caso, in Spagna dove a essere ucciso da un giovane marocchino armato di machete è stato il sacrestano della parrocchia di Nostra Signora de La Palma ad Algeciras, nella provincia di Cadice.
Testimoni di una fede quotidiana
«Uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 - scrive il Rapporto di Fides - è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune. Si sono trovati a essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo». Nulla di eccezionale, ma tutti impegnati a testimoniare il Vangelo nella loro vita quotidiana. Del resto proprio lo scorso 26 dicembre, festa di santo Stefano martire, il Papa all’Angelus aveva sottolineato come ancora oggi «ci sono tanti che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù».
Di certo lo hanno fatto gli otto sacerdoti (5 in Africa e 3 in America) e i due religiosi (in Africa) uccisi nel corso del 2023. A loro si aggiungono anche un seminarista e un novizio, entrambi assassinati in Africa. Il maggior tributo di vittime tra i laici e le laiche lo registra, però, l’Asia con i suoi quattro casi: due nelle Filippine (uccise in un attentato nella palestra dell’Università statale di Mindanao) e due nei Territori palestinesi (una cuoca impegnata in un casa delle suore di Madre Teresa a Gaza, uccisa da un cecchino dell’esercito assieme alla madre che ha cercato di soccorrerla). Laico, come detto, anche il sacrestano ucciso in Europa, mentre erano entrambe catechiste le due vittime laiche uccise in un agguato nello Stato di Oaxaca in Messico, che complessivamente piange anche la morte di due sacerdoti, anch’essi assassinati in agguati. Il Messico con la Nigeria sono in testa alla classifica delle nazioni per numero di morti:quattro per entrambe.
Dal 1980 si contano 1.283 vittime
Dal 2001 sono complessivamente 564 gli operatori pastorali assassinati, ma il Rapporto Fides ha iniziato il suo conteggio dal 1980. Nel primo decennio (1980-89) hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Nel decennio successivo (1990-2000) si è arrivati a 640 vittime, di cui 248 riferiti al solo Ruanda nel 1994 durante il genocidio che ha insanguinato quel paese africano. Il numero complessivo dal 1980 a oggi è, quindi, di 1.283 operatori pastorali assassinati nel mondo. Un tributo di sangue altissimo.