Il via libera del Papa. «Amoris laetitia» si applica così
Adesso la “traccia” argentina per mettere a punto orientamenti pastorali su Amoris laetitia è “magistero autentico”. La decisione del Papa di pubblicare sugli Acta apostolicae sedis – la “Gazzetta ufficiale” della Santa Sede – la lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires con i criteri applicativi del discusso capitolo VIII, “Accompagnare, discernere e integrare le fragilità” fa chiarezza, incoraggia e offre uno schema semplice ed efficace alle conferenze episcopali regionali e alle diocesi. Nei giorni scorsi il testo diffuso nel settembre 2016, con cui i vescovi argentini offrivano il loro contributo per una guida pastorale a proposito delle persone divorziate e risposate, è comparso sugliActa(numero di ottobre 2016, pagg. 1071-1074). Insieme alla lettera dei vescovi, c’è – come più volte ribadito su queste pagine – la risposta di Francesco, esplicita e definitiva: «Il testo è molto buono e spiega in modo eccellente il capitolo VIII di Amoris laetitia. Non c’è altra interpretazione. Sono sicuro che farà molto bene».
Parole difficilmente equivocabili, che però avevano fatto arricciare il naso ai soliti difensori del tempo che fu, secondo cui la lettera, essendo corrispondenza privata, non poteva rappresentare un riferimento valido e universale, soprattutto su un argomento così controverso. Ora il Rescriptum, cioè la nota finale al testo e alla risposta del Papa, firmata dal cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, chiude una volta per sempre lo stucchevole dibattito: «Il Papa ha deciso che i due documenti vanno intesi come magistero autentico ( velut Magisterium authenticum) ».
Altro che corrispondenza privata, questo è invece lo schema che Francesco stesso indica per accompagnare le persone divorziate risposate che intendono riavvicinarsi alle comunità ecclesiali sulla via del pentimento e del discernimento, offrendo loro tutte le risorse concrete e spirituali di cui la Chiesa dispone, compresi “in alcuni casi”, anche i sacramenti. Non si tratta di un percorso né facile né banale, ma di un confronto complesso e denso di sofferenza che i vescovi argentini sintetizzano in dieci punti. Il spiega come il cammino penitenziale non debba obbligatoriamente concludersi con l’accesso ai sacramenti, ma possa comprendere «altre forme di integrazione proprie della vita della Chiesa» (n.4). E che, quando le circostanze lo permettono, rimane valida l’indicazione della “continenza sessuale”, come scriveva Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio. Poi lo snodo più contestato che i vescovi argentini argomentano in questo modo: «Se si giunge a riconoscere che, in un determinato caso, ci sono dei limiti personali che attenuano la responsabilità e la colpevolezza, particolarmente quando una persona consideri che cadrebbe in ulteriori mancanze danneggiando i figli della nuova unione, Amoris laetitia apre la possibilità dell’accesso ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia» (n.6).
In più punti, nel documento, si chiarisce che non si tratta di una norma valida in tutte le circostanze, ma di un cammino di discernimento dinamico, in cui i fedeli sono chiamati ad un confronto franco con la propria coscienza e con il sacerdote che li accompagna. Cosa cambia con la pubblicazione di questo testo negli Acta? È facile immaginare che conferenze regionali e diocesi saranno incoraggiate a proporre, a loro volta, linee guida e orientamenti pastorali per accompagnare le persone separate in nuova unione alla riscoperta del loro cammino di fede. Per quanto riguarda la Chiesa italiana, hanno già pubblicato linee-guida importanti le Conferenze episcopali della Campania e della Sicilia. Altre hanno messo a punto Orientamenti già calibrati su quanto indicato dal Papa e si preparano ad annunciarne la pubblicazione. Un passo ormai irrinunciabile per togliere Amoris laetitia dal girone delle polemiche sterili e inserirla fruttuosamente nella realtà della vita quotidiana.