Verso Natale. Ambrogio, l'inventore della festa
Andrea Mantegna, "L'adorazione dei pastori".
Uno dei sentimenti che caratterizza il Natale è lo stupore, che nasce di fronte a un Dio che arriva a offrire suo Figlio per la salvezza dell’umanità. Un sentimento, ha ricordato il Papa domenica all’Angelus, «che è più forte di un’emozione comune. È vedere Dio: lo stupore per il grande mistero di Dio fatto uomo». Lo aveva capito bene sant’Ambrogio (339/340-397), cui si deve l’introduzione della festa del Natale a Milano, quando ne divenne vescovo. Quella che segue è la celebre: “Nella notte della Natività”.
Nella notte una luce nuova
Volgiti a noi, tu che guidi Israele
assiso sui Cherubini,
mostrati in faccia a Efraim, ridesta
la tua potenza e vieni.
O Redentore delle genti, vieni,
rivela al mondo il parto della Vergine;
ogni età della storia stupisca:
è questo un parto che si addice a Dio.
Non da seme virile
ma per l’azione arcana dello Spirito
il Verbo di Dio si è fatto carne,
fiorito a noi come frutto di un grembo.
Il verginale corpo s’inturgida
senza che il puro chiostro si disserri,
brillano le virtù come vessilli:
Dio nel suo tempio ha fissato dimora.
Esca da questo talamo nuziale,
aula regia di santo pudore,
il Forte che sussiste in due nature
e sollecito compia il suo cammino.
A noi viene dal Padre
e al Padre fa ritorno,
si slancia fino agli inferi
e riguadagna la sede di Dio.
Consostanziale e coeterno al Padre,
dell’umiltà della carne rivèstiti:
con il tuo indefettibile vigore
rinsalda in noi la corporea fiacchezza.
Già il tuo presepe rifulge
e la notte spira una luce nuova;
nessuna tenebra più la contamini
e la rischiari perenne la fede.