AGLI STUDENTI INTERNAZIONALI. «No alla fuga di cervelli, studenti come "ponti di cultura"»
Signori Cardinali,venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,cari studenti,cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di accogliervi, in occasione del III Congresso Mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Saluto e ringrazio il Presidente, Mons. Antonio Maria Vegliò, per le espressioni con cui ha introdotto questo incontro. Saluto anche i Superiori e gli Officiali del Dicastero e ognuno di voi, qui convenuti da diverse parti del mondo, soprattutto dai Paesi di maggior afflusso degli studenti internazionali. Desidero esprimervi il mio apprezzamento per l’impegno profuso affinché le giovani generazioni abbiano orientamento e sostegno per perfezionare la loro formazione, affrontando le sfide del mondo globalizzato e secolarizzato. Un particolare saluto rivolgo agli studenti universitari qui presenti, con l’augurio che, dopo essere stati destinatari di questa speciale sollecitudine pastorale, diventino a loro volta protagonisti nella missione della Chiesa.
Noto con grande interesse il tema che avete scelto per il Congresso: “Studenti internazionali e incontro delle culture”. L’incontro delle culture è una realtà fondamentale nella nostra epoca e per il futuro dell’umanità e della Chiesa. L’uomo e la donna non possono raggiungere un livello di vita veramente e pienamente umano se non proprio mediante la cultura (CONC. ECUM. VAT. II, Cost. Gaudium et spes, 53); e la Chiesa è attenta alla centralità della persona umana sia come artefice dell’attività culturale che come suo ultimo destinatario. Oggi più che mai la reciproca apertura tra le culture è terreno privilegiato per il dialogo tra quanti sono impegnati nella ricerca di un autentico umanesimo. L’incontro delle culture nel campo universitario dev’essere pertanto incoraggiato e sostenuto, avendo come fondamento i principi umani e cristiani, i valori universali, perché aiuti a far crescere una nuova generazione capace di dialogo e discernimento, impegnata a diffondere il rispetto e la collaborazione per la pace e lo sviluppo. Gli studenti internazionali, infatti, hanno la potenzialità di diventare, con la loro formazione intellettuale, culturale e spirituale, artefici e protagonisti di un mondo dal volto più umano. Auspico vivamente che vi siano validi programmi a livello continentale e mondiale per offrire a molti giovani questa opportunità.
A motivo della carenza di formazione qualificata e di strutture adeguate nella propria terra, come pure delle tensioni sociali e politiche, e grazie ai sostegni economici per lo studio all’estero, gli studenti internazionali sono una realtà in aumento all’interno del grande fenomeno migratorio. È importante, dunque, offrire ad essi una sana ed equilibrata preparazione intellettuale, culturale e spirituale, perché non cadano preda della “fuga dei cervelli”, ma formino una categoria socialmente e culturalmente rilevante in prospettiva del loro rientro come futuri responsabili nei Paesi di origine, e contribuiscano a costituire dei “ponti” culturali, sociali e spirituali con i Paesi di accoglienza. Le università e le istituzioni cattoliche di educazione superiore sono chiamate ad essere “laboratori di umanità”, offrendo programmi e corsi che stimolino i giovani studenti nella ricerca non solo di una qualificazione professionale, ma anche della risposta alla domanda di felicità, di senso e di pienezza, che abita il cuore dell’uomo.
Il mondo universitario costituisce per la Chiesa un campo privilegiato per l’evangelizzazione. Come ho sottolineato nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del prossimo anno, gli atenei di ispirazione cristiana, quando si mantengono fedeli alla propria identità, diventano luoghi di testimonianza, dove Gesù Cristo può essere incontrato e conosciuto, dove si può sperimentare la sua presenza, che riconcilia, rasserena e infonde nuova speranza. La diffusione di ideologie “deboli” nei diversi campi della società sollecita i cristiani a un nuovo slancio nel campo intellettuale, al fine di incoraggiare le giovani generazioni nella ricerca e nella scoperta della verità sull’uomo e su Dio. La vita del beato John Henry Newman, così legata al contesto accademico, conferma l’importanza e la bellezza di promuovere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la dimensione etica e l’impegno religioso procedano insieme. La pastorale universitaria, quindi, si offre ai giovani come sostegno affinché la comunione con Cristo li conduca a percepire il mistero più profondo dell’uomo e della storia. L’incontro fra gli universitari, poi, aiuta a scoprire e valorizzare il tesoro nascosto in ogni studente internazionale, considerando la sua presenza come un fattore di arricchimento umano, culturale e spirituale. I giovani cristiani, provenendo da culture diverse, ma appartenendo all’unica Chiesa di Cristo, possono mostrare che il Vangelo è Parola di speranza e di salvezza per gli uomini di ogni popolo e cultura, di ogni età e di ogni epoca, come ho voluto ribadire anche nella mia recente Esortazione apostolica postsinodale Africae munus (nn.134.138).
Cari giovani studenti, vi incoraggio ad approfittare del tempo dei vostri studi per crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo, mentre percorrete il vostro itinerario di formazione intellettuale e culturale. Conservando il vostro patrimonio di sapienza e di fede, nell’esperienza della vostra formazione culturale all’estero, potrete avere una preziosa opportunità di universalità, di fratellanza e anche di comunicazione del Vangelo. Auguro ogni bene per i lavori del vostro Congresso e vi assicuro la mia preghiera. Affido a Maria, Madre di Gesù, l’impegno e i generosi propositi di quanti si prendono cura dei migranti, in particolare degli studenti internazionali, e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.