La storia. “Adorare e nutrire Cristo” nel viandante. Da mille anni al Gran San Bernardo
L'antico ospizio del Gran San Bernardo, situato sull'omonimo colle, in territorio svizzero, a 2.473 metri sul livello del mare
Ci sono mete che, per loro natura, rinviano a un oltre. Il Colle del Gran San Bernardo è una di queste. E non solo per la sua posizione geografica e per la natura maestosa che lo incorona. Chi arriva sin qui, a quasi 2.500 metri di altezza, al confine tra Italia, Svizzera e Francia – nel cosiddetto “Triangolo dell’amicizia” – è spesso qualcuno in ricerca. Ci sono alpinisti proiettati verso le cime circostanti, camminatori di alte vie e pellegrini lungo la Francigena, di cui rappresenta il punto più elevato. Ci sono anche turisti mordi e fuggi e viaggiatori in transito. Ma molti sono cercatori di vette e di senso, proiettati verso l’alto o nelle profondità della loro anima. Sono quelli che si incontrano, in particolare, all’Ospizio del Gran San Bernardo, una costruzione austera e stratificata, il cui cuore più antico risale al 1050.
La statua dedicata a san Bernardo, fondatore dell'ospizio, il cui nucleo più antico risale al 1050 - .
È a quel tempo, infatti, che Bernardo da Aosta (o da Mentone) fece costruire un rifugio per pellegrini e viaggiatori, che scollinavano spesso in condizioni climatiche estreme. Arcidiacono di Aosta, san Bernardo è stato proclamato patrono degli alpinisti e delle genti di montagna nel 1923 da Pio XI, lui stesso valente alpinista. E nel centenario di questo riconoscimento, la Congregazione del Gran San Bernardo ha promosso una serie di iniziative che hanno punteggiato l’intero anno e che si concluderanno il 15 settembre con una grande celebrazione nella chiesa di Martigny, in Svizzera. «Un anno giubilare ricco di eventi legati alla montagna, ai suoi abitanti e alla spiritualità di san Bernardo», sottolinea padre Jean-Michel Lonfat, priore dei Canonici del Gran San Bernardo, che da oltre mille anni garantiscono una presenza in questo luogo e nelle valli circostanti, sia sul versante italiano che su quello svizzero. E che per sette secoli sono stati affiancati dai famosi cani San Bernardo, impegnati in una straordinaria opera di salvataggio.
Padre Raphael, Anne Marie e padre Jean-Michel prestano servizio all'ospizio, custodendone la vocazione più autentica di luogo di ospitalità e di fede - .
Attualmente i canonici sono trenta e solo due risiedono stabilmente all’Ospizio, che è aperto tutto l’anno, 24 ore su 24. Come da tradizione. Insieme a padre Jean-Michel, c’è padre Raphael – là rispettivamente da 12 e 13 anni – e con loro Anne Marie, laica consacrata associata, che va verso i 15. Tutti e tre sono impegnati a «mantenere lo spirito del fondatore, il carisma della congregazione e a conservare l’anima dell’Ospizio, come luogo di accoglienza, ma anche di fede, evitando il rischio di trasformarlo in un semplice rifugio di montagna o in un albergo a buon prezzo», afferma padre Raphael. «Un luogo in cui Cristo è adorato e nutrito, come dice il nostro motto», aggiunge il priore, mentre Anne Marie fa notare come «tutta l’ospitalità gira attorno ai momenti di preghiera e non viceversa».
Luogo di preghiera, silenzio, ascolto: la cripta dell'ospizio del Gran San Bernardo - .
La chiesa – riccamente decorata in stile barocco in netto contrasto con la severità dell’edificio – ma soprattutto la più sobria cripta, sono frequentate da numerosi fedeli per i momenti di preghiera o di adorazione eucaristica. Rappresentano il cuore di questo luogo dove ogni anno passano circa seimila ospiti in estate e ben ottomila in inverno – che arrivano in sci o con le ciaspole: da ottobre a giugno la strada del Colle è chiusa, resa impraticabile dalla neve. Anche la tavola condivisa diventa facilmente un luogo di conoscenza e condivisione: c’è una coppia francese partita da Canterbury, che sta percorrendo l’intera Via Francigena e conta di arrivare a Roma in ottobre; ci sono padre e figlio italiani che hanno terminato un’alta via alpina, scegliendo il passo come punto di arrivo; o una coppia tedesca che ha attraversato tutta la Svizzera a piedi. C’è un gruppo di universitari che sta vivendo alcuni giorni di condivisione e i fedeli di una parrocchia di Martigny che sono venuti per un breve ritiro… Tante storie che si incrociano ad alta quota e che qui scoprono qualcosa di più della spiritualità di san Bernardo e della montagna. Il tema è stato ampiamente sviscerato nel corso dell’intero anno giubilare con conferenze, eventi, mostre, pellegrinaggi, e anche con la pubblicazione di un libro su san Bernardo e di un opuscolo sull’accoglienza all’Ospizio. Altre iniziative sono state realizzate sia al passo che nelle valli circostanti, in Italia e in Svizzera.
«Questo giubileo – sottolinea il priore – è stato occasione anche per approfondire la storia, la conoscenza e il significato della Via Francigena, che molti italiani percorrono a partire da questo passo». Inoltre, una semplice Porta Santa, all’interno della chiesa sino al 15 settembre, rappresenta un ulteriore invito a compiere un pellegrinaggio in questo luogo così carico di suggestioni e spiritualità. E così vicino al cielo.
Il versante italiano del Colle del Gran San Bernardo - .