Santa Sede. Addio a padre Stefanizzi, il gesuita che fece grande la Radio Vaticana
Padre Antonio Stefanizzi, seduto al centro, direttore della Radio Vaticana, al lavoro con i suoi collaboratori
Padre Antonio Stefanizzi è mancato la sera del 4 aprile nell’infermeria della residenza San Pietro Canisio, a Roma, alla bella età di oltre 102 anni, di cui ben 87 vissuti nella Compagnia di Gesù. Traguardi non comuni di un lungo cammino molto operoso nel servizio del Signore e della Sua Chiesa.
Nato il 18 settembre 1917 a Matino (Lecce) in una famiglia numerosa, già a 15 anni, il 1° ottobre 1932, viene ammesso al Noviziato della Provincia Napoletana della Compagnia di Gesù a Villa Melecrinis al Vomero (Napoli). Anche il suo fratello Angelo, di due anni più giovane percorrerà la stessa strada quattro anni dopo e diventerà un grande missionario nello Sri Lanka, dove trascorrerà 58 anni, lavorando soprattutto con i poveri agricoltori della zona centrale dell’Isola, dai quali sarà soprannominato “Padre Gandhi”, e dove morirà il 3 febbraio del 2010. Il Padre Antonio rimarrà sempre profondamente unito e affezionato al fratello missionario. Concluso il noviziato, Antonio percorre le tappe abituali della formazione dei Gesuiti: gli studi umanistici del “carissimato” a Vico Equense (1934-37); quelli filosofici a Gallarate (1937-40); il periodo del cosiddetto “magistero” con studi di matematica e fisica conclusi con la laurea all’Università di Napoli abitando al Gesù Nuovo (1940-43); gli studi teologici alla Facoltà San Luigi presso lo Scolasticato di Posillipo a Napoli (1943-46). L’ordinazione sacerdotale ha luogo il 7 luglio 1946.
UN FISICO ALLIEVO DEL PREMIO NOBEL VICTOR FRANZ HESS
Segue un periodo di insegnamento presso il Pontificio Seminario Pio XI, a Reggio Calabria, affidato ai gesuiti (1946-48), a cui segue nel 1949-50 un tempo di perfezionamento negli studi scientifici a New York alla Fordham University dei Gesuiti. In questo periodo risulta che si dedicasse a ricerche sui raggi cosmici sotto la direzione del premio Nobel Victor Franz Hess, ma assai gustoso è il suo racconto in cui brilla lo spirito del “fisico sperimentale” (piuttosto che “teorico”): sembra che quando pioveva o nevicava dovesse girare per New York con un grande imbuto e una bottiglia, per raccogliere personalmente campioni di acqua piovana o neve da sottoporre ad esami e misure! Al ritorno in Italia è destinato all’insegnamento di materie scientifiche alla Pontificia università Gregoriana di Roma (1951-53).
A SOLI 35 ANNI ALLA GUIDA DI RADIOVATICANA NEL 1953
Il 29 marzo 1953, a soli 35 anni, viene nominato direttore della Radio Vaticana, succedendo al padre Filippo Soccorsi, che a sua volta era succeduto nel 1934 al padre Gianfranceschi, fondatore della Radio insieme a Guglielmo Marconi e suo primo Direttore dal 1931. Il padre Antonio Stefanizzi è affiancato da un gruppo di altri gesuiti di varie nazionalità, che preparano e presentano al microfono i programmi in diverse lingue, fra i quali è da menzionare in particolare il gesuita Francesco Pellegrino, storica anima e voce dei programmi in italiano della Radio Vaticana, molto vicino al padre Stefanizzi, che abita con lui in un alloggio vicino alla direzione della Radio, alla sommità del Colle Vaticano.
Il primo grande impegno del gesuita salentino, che vi mette pienamente a frutto le sue conoscenze scientifiche e tecniche e le sue capacità organizzative, è la costruzione del nuovo Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria, fortemente voluto personalmente da Pio XII, che infatti nel 1954 chiamò il cardinale Nicola Canali, responsabile del Governatorato, per dirgli che si doveva realizzare “il Nostro Centro Trasmittente Radiofonico”. Era necessario ampliare e intensificare la diffusione nel mondo del servizio della Radio Vaticana, essendo ormai divenute insufficienti le installazioni tecniche situate nella Città del Vaticano. Il Centro di Santa Maria di Galeria è situato in un grande terreno nella campagna romana (oltre 400 ettari), lungo la Via Braccianese, che la Santa Sede acquistò appositamente dal Collegio Germanico. Esso comprende un grande edificio centrale che ospita i trasmettitori e un’ampia serie di grandi antenne sospese ad alti tralicci, disposti in modo da poter orientare le diverse trasmissioni verso le diverse regioni del mondo.
Le trasmissioni avvengono principalmente in Onda Corta, ma anche in Onda Media; il segnale da trasmettere arriva dal Vaticano grazie ad alcuni “ponti radio” le cui parabole di ricezione sono collocate sul braccio trasversale di un altissimo traliccio a forma di croce, che caratterizza bene, anche simbolicamente, il profilo visivo del Centro. Dopo aver ottenuto il riconoscimento della extraterritorialità per il terreno del Centro, data la sua finalità di servizio della Chiesa universale, nel 1954 iniziano i grandi lavori di realizzazione. Padre Antonio guida la scelta degli apparati tecnici – trasmettitori e antenne - e la loro messa in opera, la selezione del personale competente e preparato, la individuazione delle frequenze di trasmissione adatte e il coordinamento internazionale del loro impiego…
E’ una grande impresa! Il 27 ottobre 1957 il Papa Pio XII, compiendo il tragitto di 27 kilometri da Castel Gandolfo (che costituisce il più lungo viaggio fuori Roma nel corso del suo pontificato), inaugura personalmente il Centro accendendo i trasmettitori. Sarò il nostro padre Stefanizzi ad accoglierlo e accompagnarlo in questo momento storico della vita della Radio Vaticana e del suo servizio universale.
A FIANCO DI PAPA GIOVANNI XXIII
Sarà sempre Stefanizzi ad accogliere a Santa Maria di Galeria, in occasione dell’inaugurazione di nuovi potenti trasmettitori che valorizzeranno ulteriormente le potenzialità del Centro, anche papa Giovanni XXIII, il 27 novembre 1962, e Paolo VI, il 30 giugno 1966. In tale occasione Paolo VI pronuncia un discorso “storico” e programmatico, in cui insiste sul fatto che, dopo il mirabile sviluppo raggiunto dalle capacità tecniche della Radio Vaticana, intende promuovere un corrispondente e più ampio sviluppo della sua programmazione.
Così il 6 gennaio 1967, al termine dei lavori di una Commissione di studio nominata da papa Montini, di cui fa parte anche il nostro compianto padre, Paolo VI rinnova la formula della dirigenza della Radio, nominando un direttore generale (il padre Giacomo Martegani, già Direttore della Civiltà Cattolica), un Direttore dei Programmi (il P. Jorge Blajot), un direttore dei Servizi informativi (il padre Francesco Farusi), mentre padre Stefanizzi conserva la direzione Tecnica.
GRAZIE A LUI IL RINNOVAMENTO DEGLI IMPIANTI ACUSTICI IN SAN PIETRO DURANTE IL VATICANO II
Accompagnando lo sviluppo della programmazione radiofonica, sotto la direzione di Stefanizzi avvengono quindi anche i trasferimenti e l’installazione di nuovi studi nella sede dell’ex Museo Petriano (1959, ora tale sede non esiste più, essendo stata distrutta per far spazio al grande piazzale fra il Palazzo del Sant’Ufficio e il Braccio di Carlo Magno), poi nella sede provvisoria di Palazzo Torlonia in Via della Conciliazione (1967-69) e infine nella nuova sede, più ampia e stabile, di Palazzo Pio (1970).
Né bisogna dimenticare il servizio di Stefanizzi in altre direzioni: come il rinnovamento dell’impianto elettroacustico della Basilica di San Pietro; la partecipazione alla Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II per gli impianti audio, video e per la diffusione mondiale degli eventi; la collaborazione importantissima e durata per molti anni con i Vescovi dell’Asia per la realizzazione di Radio Veritas, una grande emittente radio situata a Manila per la diffusione di programmi in varie lingue asiatiche verso tutta l’Asia meridionale e orientale, impostata sul modello della Radio Vaticana e del suo Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria.
Generazioni di tecnici della Radio Vaticana conserveranno sempre un ricordo ammirato del loro Direttore, competente e infaticabile, sempre presente, rigoroso ed esigente. Esigente con loro ma ancor prima con se stesso.
IL PASSAGGIO DI TESTIMONE CON IL PADRE ROBERTO TUCCI
Il 25 settembre del 1973 hanno luogo nuovi avvicendamenti nella direzione della Radio padre Roberto Tucci, anch’egli già direttore della Civiltà Cattolica e futuro cardinale, prende il posto del padre Martegani alla direzione generale, mentre il padre Sabino Maffeo prende il posto di Stefanizzi alla direzione tecnica. Ma la Santa Sede continuerà a fruire della competenza e dell’esperienza scientifico-tecnica e “vaticana” del nostro compianto confratello con la sua nomina a “Consulente tecnico della Presidenza della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali”, che avviene contestualmente al termine del servizio presso la Radio Vaticana e che continuerà fino al 1997.
Presso la Pontificia Commissione (poi “Pontificio Consiglio”) per le Comunicazioni Sociali, Stefanizzi affianca con competenza ed efficacia il servizio dei successivi presidenti gli arcivescovi Andrzej Deskur e John Patrick Foley , entrambi destinati da Giovanni Paolo II a vestire la porpora, del vicepresidente l’arcivescovo il francescano Agnellus Andrew e successivamente del segretario il vescovo Pierfranco Pastore. Essi sono tutti dei “comunicatori” ma non dei “tecnici”.
Perciò il nostro Stefanizzi, che continua a contare anche sulla collaborazione dei validi tecnici che lo hanno affiancato nel lavoro precedente alla Radio (come gli ingegneri Lemme, Caravani, Giudici…), è il loro indispensabile aiuto nel prendere nuove iniziative e affrontare situazioni impegnative che richiedono competenze tecniche specifiche. Il Padre è considerato molto esperto nel campo delle telecomunicazioni cosicché sia la Segreteria di Stato della Santa Sede, sia il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano si rivolgono frequentemente a lui per consulenza e lo nominano membro di varie delegazioni per la partecipazione a riunioni di organismi internazionali.
IL SUO CONTRIBUTO NELLE COMUNICAZIONI TELESATELLITARI
Un importante filone di attività di Stefanizzi è così quello attinente alla partecipazione vaticana al nuovo mondo delle telecomunicazioni satellitari. Il Padre rappresentò il Vaticano fin dalle riunioni a Washington per l’avvio dell’Intelsat, la prima organizzazione intergovernativa mondiale per lo sviluppo e la gestione delle telecomunicazioni via satellite, di cui la Città del Vaticano risultò uno degli 11 Stati fondatori nel 1964!
Negli anni ’90, poi, Stefanizzi fu in prima linea nel gruppo di lavoro costituito nel 1992 dal Governatorato per lo studio e la realizzazione di due Stazioni terrene satellitari (con parabole del diametro di 7-8 metri), che saranno collocate alla sommità del Colle Vaticano. Esse entreranno in funzione rispettivamente nel 1994 e nel 1995, trasmetteranno tramite due Satelliti Intelsat collocati sull’Oceano Atlantico e sull’Oceano Indiano, e permetteranno in particolare la trasmissione dei programmi della Radio Vaticana con copertura praticamente globale.
CON LA SUA IMPRONTA NASCONO LE MONDOVISIONI DEI PAPI E IL CENTRO TELEVISIVO VATICANO
Un altro impegno che si deve menzionare è l’organizzazione delle “Mondovisioni”, cioè della copertura televisiva mondiale dei principali eventi vaticani - come i Messaggi e le Benedizioni “Urbi et Orbi” dei Papi nei giorni di Natale e di Pasqua -, in cui con l’impiego di satelliti di telecomunicazione e con il supporto economico dei Cavalieri di Colombo viene offerta gratuitamente a un gran numero di televisioni mondiali la possibilità di ritrasmettere le riprese compiute dalla RAI italiana e successivamente dal Centro Televisivo Vaticano. L’inizio ufficiale delle Mondovisioni ebbe luogo il 24 dicembre del 1974 con l’apertura della Porta Santa e la Messa natalizia celebrata da Paolo VI per inaugurare l’Anno Santo.
Un altro campo di impegno di padre Antonio Stefanizzi è stato anche quello di seguire le diverse fasi dell’organizzazione del nascente Centro Televisivo Vaticano (CTV). In conseguenza di ciò nel 1989 viene nominato anche membro del Consiglio di Amministrazione del CTV, riorganizzato sotto la guida di un nuovo Presidente, il dottor Emilio Rossi, già competente ed esperto dirigente della RAI. L’anno successivo (1990) Stefanizzi è nominato espressamente nuovo Segretario Generale del CTV. Con questo compito affiancherà efficacemente per diversi anni, con la sua esperienza, la saggia guida da parte dell’indimenticabile Emilio Rossi dell’organismo di produzione e servizio televisivo del Vaticano.
LA LETTERA DI ENCOMIO DI GIOVANNI PAOLO II AL GESUITA SALENTINO
Il 10 luglio del 1997 hanno termine ambedue gli incarichi di Stefanizzi, presso il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e presso il Centro Televisivo Vaticano. Il padre Antonio riceve una bella lettera di ringraziamento firmata dal papa Giovanni Paolo II, che conserverà presso di sé fino al termine dei suoi giorni con gratitudine e con gioia. Il suo servizio alla Santa Sede è compiuto, anche se sarà ancora membro del “Comitato mass media del Grande Giubileo” fino al 2000.
IL MONASTERO "MATER ECCLESIAE" DI BENEDETTO XVI: ANTICA SEDE OPERATIVA DI PADRE STEFANIZZI
Come si è accennato prima, quando Stefanizzi venne nominato Direttore della Radio Vaticana nel 1953 abitò – come già il suo predecessore P.Soccorsi – nella “Palazzina Leone XIII”, situata sulla sommità del Colle Vaticano presso l’antica “Torre di Leone IV”. Questa era stata la sede assegnata alla Radio Vaticana come sua “prima espansione” rispetto all’edificio originale, costruito non lontano e sempre nella zona più elevata del Colle Vaticano per ospitare la prima Stazione radio realizzata da Guglielmo Marconi. Successivamente, il padre Stefanizzi, insieme al suo confratello padre Francesco Pellegrino, potè trasferirsi in un piccolo edificio che si trovava sempre vicino alla sommità del Colle, ma alcune decine di metri più in basso, e che durante la guerra mondiale era stato adibito a posto di guardia della Gendarmeria. Qui i Padri costituirono una piccola comunità religiosa dove anche gli altri padri addetti alla Radio, pur non abitandovi (risiedevano infatti generalmente nella “Casa degli Scrittori” di Via dei Penitenzieri), potevano incontrarsi più facilmente.
Allo stesso tempo il “padre direttore” continuava così ad abitare molto vicino alla sede della Direzione della Radio, dove poteva anche recarsi in tempi brevissimi in situazioni di eventuali emergenze. In questo edificio – che i Padri della Radio chiamavano la “Casetta” – abitò successivamente anche il gesuita Roberto Tucci con altri tre confratelli, e poi esso ospitò per qualche tempo la Direzione Amministrativa della Radio Vaticana. Quando Papa Giovanni Paolo II decise di aprire in Vaticano un piccolo Convento di clausura, la “Casetta” venne destinata a questo scopo, opportunamente ristrutturata e ampliata con la costruzione di una nuova Cappella e parlatori: nacque così il Convento “Mater Ecclesiae”. Proprio questa dal 2013 è diventata la residenza del Papa emerito BenedettoXVI!
COLLABORATORE E MEMBRO DELLA COMUNITA' "LA CIVILTA' CATTOLICA"
Quando ebbe terminato il servizio presso la Radio Vaticana, nel 1973, il padre Antonio si era trasferito dalla “Casetta” alla Comunità della Civiltà Cattolica, con cui aveva sempre conservato ottimi rapporti di amicizia e conoscenza (ne faceva parte un bel gruppo di Padri della Provincia napoletana della sua generazione: Caprile, Rulli, De Rosa, Castelli…) e per la quale aveva di tanto in tanto scritto articoli informativi e divulgativi sul tema delle comunicazioni. Dopo la conclusione degli altri servizi per la Santa Sede, nel 1997, il padre Antonio, ottantenne ma ancora in forze e in buona salute, libero dagli impegni vaticani, assume nuovi compiti per il servizio della sua Comunità: ministro e poi aiuto ministro, economo, scrittore, consultore di casa, prefetto della salute… Nel 2010 viene dispensato da servizi diventati ormai troppo impegnativi.
LA SUA ULTIMA DIMORA: LA RESIDENZA SAN PIETRO CANISIO, INFERMERIA DELLA COMPAGNIA DI GESU'
Nel 2014, diventando la condizione di salute generale più precaria ed essendo quindi necessaria una forma di assistenza più continua e attenta, che alla Civiltà Cattolica non si può garantire, il padre Antonio si trasferisce alla Comunità San Pietro Canisio, nell’infermeria, dove gli è affidata la caratteristica e preziosa missione dei più anziani: pregare per la Chiesa e per la Compagnia di Gesù. Questa è stata dunque l’ultima tappa della sua lunghissima vita.
Anche se negli anni più recenti talvolta la memoria si manifestava indebolita, egli ha potuto sempre partecipare alla vita della comunità, ai pranzi comuni, alla Messa e al Rosario con gli anziani, spostandosi in sedia a rotelle o camminando con il deambulatore. Salutava tutti con il suo sorriso aperto e cordiale, decano amato di una comunità dove i novantenni e anche i centenari non mancavano.
Aveva vissuto l’avvicinarsi al traguardo dei 100 anni con qualche preoccupazione: mi chiedeva spesso se doveva ancora compierli o se li aveva già compiuti… Ma dopo la bellissima festa per i suoi cent’anni nel refettorio della comunità non vi erano più dubbi. Era contento per il buon servizio compiuto per il Signore e la sua Chiesa e aspettava serenamente la chiamata finale. Ora questa è giunta, a compimento di una vita religiosa esemplarmente lineare e fedele, oltre che straordinariamente lunga e sempre operosa.