Egitto. Aiuto alla Chiesa che soffre: la nostra risposta al terrore è la formazione
Il presidente di Aiuto alla Chiesa che soffre, Alessandro Monteduro con monsignor Cavina e una famiglia cristiana rifugiata
Formazione spirituale contro il terrorismo. E' la ricetta proposta da Aiuto alla Chiesa che soffre per contrastare la paura dei cristiani d'Egitto dopo gli attacchi alle chiese copte di domenica scorsa.
"La minoranza cristiana egiziana, scossa dai due attentati a Tanta e ad Alessandria, piange almeno 47 morti e centinaia di feriti - spiega il presidente Alessandro Monteduro -. Alla distruzione del futuro dei cristiani in Egitto la fondazione ha deciso di contrapporre la speranza nel futuro, nella forma concreta di un progetto".
Si tratta del Programma di formazione spirituale della gioventù 2017, voluto dal Patriarcato copto cattolico di Alessandria d'Egitto. "In particolare, il Diakonia Development Center del Patriarcato ha programmato per l'anno in corso una serie di incontri, seminari, conferenze e workshops indirizzati a 400 giovani laici - spiega ancora il presidente -. La formazione prevista dal Programma, diretta a prepararli alle loro future attività nel contesto sociale e in ambito ecclesiale, consentirà loro di diventare cittadini responsabili e cristiani consapevoli. È un esempio di come si possa rispondere cristianamente a chi è impegnato a trasmettere un'ideologia di morte alle nuove leve del terrorismo jihadista".
"Non sappiamo ancora quale possa essere la chiave di lettura più appropriata. La prima possibile causa è la persecuzione religiosa. Gli attentati infatti si verificano prevalentemente in coincidenza dei tempi liturgicamente forti: la strage verificatasi nella cattedrale di Abbasseya, al Cairo, pochi giorni prima dello scorso Natale, e ora quella della Domenica delle Palme, a ridosso della Pasqua - è la riflessione di Monteduro -. Se questa fosse la principale causa, allora si dovrebbe parlare di vero e proprio odio alla fede. La seconda chiave di lettura è quella prevalentemente politica: dal 2013 i gruppi estremisti musulmani accusano la comunità cristiana di aver contribuito in maniera decisiva alla caduta di Morsi; dunque gli attentati di ieri come un'ulteriore forma di vendetta. La terza chiave di lettura, qualora sia accertata la responsabilità dell'ISIS, potrebbe essere ricondotta alla necessità del cosiddetto Stato Islamico di dimostrare la propria vitalità mentre viene ridimensionato in altre aree mediorientali come l'Iraq e la Siria".