Chiesa

Mozambico. L'Onu: governo indaghi sulle stragi del Daesh. Aiuti per 100 milioni da Acs

I.Sol. mercoledì 11 novembre 2020

Il massacro di 50 persone, tra cui donne e bambini, a opera di milizie che si richiamano al Daesh nella provincia settentrionale d Capo Delgado non ha lasciato indifferente l'Onu, che oggi ha sollecitato le autorità del Mozambico ad aprire un'inchiesta,
sottolineando che il segretario generale dell'Onu, António Guterres, è stato "scioccato" dai rapporti. L'ultimo attacco è avvenuto domenica a Muidumbe, e i terroristi hanno decapitato e smembrato i corpi di decine di persone in un campo di calcio. Tali decapitazioni sono solo le ultime efferate violenze di una serie di attacchi jihadisti in atto dal 2017 nella provincia ricca di gas.

Da tre anni, in quest'area del Paese a prevalenza musulmana sono state uccise fino a 2 mila persone, mentre circa 430 mila sono quelle sfollate a causa del conflitto. I miliziani sono legati al Daesh e sfruttano la povertà e la disoccupazione della popolazione locale per reclutare giovani nella loro lotta, con l'obiettivo di istituire uno Stato islamico nel territorio.

L'area in cui operano le milizie - Da Google maps

In soccorso della popolazione della provincia arriva ora la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, che destinerà aiuti per 100mila euro. "La provincia maggiormente interessata dagli attacchi è quella di Cabo Delgado, situata nel nord del Paese", riferisce Acs. Il vescovo di Pemba, Dom Luiz Fernando Lisboa, conferma che la situazione si sta "aggravando", con gli insorti che effettuano attacchi multipli. La scorsa settimana, racconta in un intervista alla radio tedesca Deutsche Welle, altri undici villaggi sono stati attaccati nel distretto di Muidumbe. Gli insorti “hanno sparso molta morte, bruciando edifici pubblici e case”. “In uno dei villaggi, hanno ucciso diversi giovani durante il rito di iniziazione. C'erano circa 15 giovani di età compresa tra i 12 ei 15 anni. Lo abbiamo sentito da diverse fonti”, aggiunge Dom Fernando Lisboa, pur avvertendo che, vista la complessità della situazione, non ci sono cifre precise.

La provincia più settentrionale del Mozambico deve fare i conti con attacchi islamisti sempre più devastanti. Che nascondono però molti interessi economici. "Cabo Delgado è una delle due province più povere e arretrate del Mozambico, con livelli di analfabetismo e malnutrizione molto alti – aveva spiegato Luiz Fernándo Lisboa, vescovo di Pemba in un'intervista rilasciata a Mondo e Missione -. Paradossalmente, però, è anche una regione molto ricca di oro, rubini e altre pietre preziose. Inoltre, una decina di anni fa, sono state scoperte riserve molto importanti di gas e petrolio. Purtroppo, la popolazione non beneficia in nulla di queste ricchezze; al contrario, negli ultimi anni è aumentato il livello di povertà e di violenza. Oggi per Cabo Delgado le sue ricchezze rappresentano una vera maledizione!".


Secondo alcuni studi, le riserve di gas di Cabo Delgado sono così imponenti da poter trasformare il Paese nel secondo produttore di gas liquefatto al mondo dopo il Qatar. Inoltre, la provincia di Cabo Delgado starebbe diventando anche un crocevia di traffici internazionali di droga. Il che lascia facilmente intuire che dietro la destabilizzazione di questa regione non ci sia solo una guerra di religione.

In un video di Caritas Mozambico il vescovo di Pemba ha infine descritto la situazione di Paquitequete, un sobborgo della capitale che si affaccia sulla costa: "Sono arrivati già 10.000 rifugiati e altri sono in arrivo. Non hanno un luogo in cui dormire, solo coperte e rifugi improvvisati. Alcune persone sono morte durante il tragitto. Si tratta di una situazione umanitaria disperata - prosegue il presule - per la quale stiamo chiedendo, anzi implorando l'aiuto e la solidarietà della comunità internazionale".


"Accogliendo questo appello intendiamo aiutare la diocesi di Pemba e quelle limitrofe con aiuti di emergenza per le vittime di Cabo Delgado, oltre ai progetti che stiamo già sostenendo nell'ambito delle stesse diocesi per i loro sacerdoti e le loro religiose", afferma Regina Lynch, responsabile del Dipartimento Progetti di Acs Internazionale.

Aiuto alla Chiesa che Soffre per far fronte alla crisi lancia dunque una raccolta fondi per destinare 100.000 euro agli aiuti di emergenza per soccorrere la popolazione aggredita dai jihadisti mozambicani affiliati al Daesh.