Chiesa

Alla Cattolica. Fraternità e amicizia sociale. Storico confronto fra Ac e Cl

Angelo Picariello giovedì 13 maggio 2021

I massimi responsabili dell'Azione cattolica e Comunione e Liberazione, insieme, per la prima volta, a parlare di "Fraternità e amicizia sociale. La Fratelli tutti e il nostro compito". Matteo Truffelli, presidente dell'Ac italiana e don Juliàn Carròn, presidente della Fraternità di Cl, rispondono alle domande di Ferruccio de Bortoli. La sfida, che è anche l'indicazione di una via d'uscita proposta dal Papa in piena pandemia, è quella di una fratellanza universale contenuta nella sua ultima enciclica. A tema, nelle intenzioni degli organizzatori che da tempo meditavano di dar vita a questo incontro, c'è l'impegno dei cristiani messi alla prova dalla condizione di emergenza che vive il nostro Paese, e il mondo intero. Un incontro di portata storica, in qualche modo, anche se ci sono state innumerevoli occasioni di collaborazione proficua in diversi ambiti, ma mai i presidenti delle due aggregazioni ecclesiali avevano dato vita a un evento congiunto come questo. Che si svolge in modalità online, trasmesso dall'Università Cattolica (dove il dialogo materialmente si svolge, nell'aula magna) e sui canali Youtube di Ac e Cl.

De Bortoli sottolinea come, storicamente, ci siano stati, in passato "momenti di dialogo ma anche di contrapposizione", e chiede se e come questo dialogo possa essere inserito nel cammino di sinodalità al quale il Papa invita tutta la Chiesa. Non si tratta di un episodio, o di un esperimento, chiarisce Truffelli. Questo incontro è "la tappa di un percorso", il frutto di una "amicizia, conoscenza e stima reciproca" maturate nel tempo, nella comune consapevolezza che "le differenze sono una ricchezza e non un problema". E non è un caso che esso si svolga al termine del suo mandato alla guida di Ac. A indicare un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza: "Sto per lasciare - dice il presidente di Ac - ma posso assicurare che chiunque sarà il successore continuerà su questa strada".

La condizione difficile, senza precedenti, in cui siamo, rimette al centro l'esperienza cristiana e l'occasione di darne testimonianza, per essere all'altezza della sfida in atto. "Peggio di questa crisi, c'è solo il dramma di sprecarla", ricorda infatti papa Francesco. L'emergenza sanitaria, nota Truffelli, ha generato fenomeni di "tristezza individualista", sul modello "si salvi chi può", ma il Papa indica una strada diversa: "Il paradigma della fraternità" per vivere questa come "una stagione propizia, in cui è più facile riconoscersi fratelli".

Un'idea sulla quale concorda Carron, che fa riferimento al concetto di "amicizia sociale" contenuto nell'enciclica. "C'è una maggiore consapevolezza del fatto che siamo nella stessa barca, che non possiamo cavarcela da soli". Il presidente di Cl guarda con fiducia al progetto europeo: "Come dalle macerie della guerra nacque un seme piccolo di collaborazione, intorno all'accordo sul carbone e sull'acciaio, che ha prodotto risultati inimmaginabili, così sui vaccini e sull'ambiente può nascere una nuova, grande collaborazione europea". Perché, se è vero come dice Truffelli che sui vaccini si è generata una grande corsa di tipo individualista, nel campo della ricerca - sottolinea Carron - proprio sui vaccini si è dato vita a una collaborazione che ha prodotto grandi risultati. Perché, è su questo che batte soprattutto il presidente di Cl, "c'è bisogno di segni concreti in grado di vincere sugli individualismi. Non bastano le prediche o gli appelli, servono esperienze umane che documentino come si può vivere la vita in modo più intenso, e che diventino fonte di speranza". In piccolo, guardando ad esempio allo slancio di tanti operatori sanitari, o in grande, facendo riferimento ai passi avanti generati dalla collaborazione fra Paesi europei che lo scorso secolo si erano dilaniati nelle guerre, e ora sono insieme a combattere questa difficile battaglia in cui in gioco c'è il destino di tutti.

De Bortoli, a un certo punto sveste i pasti asettici del moderatore, parla come "parte di questo mondo" e come volontario di un'associazione che si occupa dei malati terminali. Confessa il suo desiderio di vedere i cattolici maggioramente protagonisti, visibili, nella sfida del bene comune. Per Truffelli si tratta di "mettere a disposizione delle persone" che siano in grado di offrire impegno e soluzioni ai problemi "che vadano oltre il recinto del mondo cattolico", senza limitarsi a rispondere ad esigenze di mera "visibilità" o "etichettabilità". E senza limitarsi ad approfondire solo particolari tematiche, in base alle diverse sensibilità, "come il tema della vita o dell'immigrazione". Perché, "come la Laudato si' ci ha insegnato, tutto si tiene", e tutto ci riguarda. Ma, soprattutto, compito dei credenti, è "promuovere il confronto e la coesione sociale", laddove il potere in quanto tale, rimarca Truffelli, "divide, generando sfiducia e contrapposizione. Perché gli fa comodo", per poter aggregare consensi.

Ma questo compito, per Carron, potrà essere portato avanti "solo andando all'origine" di quella mancanza che porta alle degenerazioni del potere e dell'individualismo: "Noi che abbiamo avuto la fortuna di incontrare il cristianesimo, possiamo fare esperienza di questa fraternità. Altrimenti, senza di essa, sarà inevitabile anche per noi cadere nel nichilismo, finendo per vivere la politica come gli altri". Serve, insiste Carron, poter "mostrare un'esperienza del "noi" che sia convincente". Si parla di diritti, che la pandemia ha compresso. O forse no. Carron fa l'esempio della sinfonia di un orchestra: "Quando la nostra libertà partecipa a un'armonia comune, noi ci accorgiamo che non è sacrificata, anzi gode di più. Il cristianesimo si trasmette, d'altronde, per attrazione, per invidia". Mentre l'alternativa alla sinfonia che il cristianesimo è in grado di generare è "l'affermazione di se, dando sfogo ognuno alle proprie virulenze", come nell'immagine del "triste individialismo" evocato da Truffelli all'inizio.

La strada, per entrambi, è quella indicata dal Papa ricevendo il Consiglio di Ac, "quando ha definito l'Azione Cattolica una palestra di sinodalità. ma - conclude Truffelli - credo che questa immagine possa essere valida per tutti". Perché induce ad "evitare l'autoreferenzialità, che è sinonimo di clericalismo, o l'astrattezza, o la rincorsa alle cose da fare. E ci invita ad essere Chiesa, insieme". Che è poi il vero obiettivo di questo evento. Vissuto senza pubblico dal vivo, ma con tanti in ascolto attento sulle diverse piattaforme. Un evento reso possibile da un "riconoscimento reciproco", nel pieno del cammino della sinodalità indicato dal Papa.