Chiesa

L'incontro. «Abusi spirituali, diffidate dei sacerdoti a caccia di like»

Luciano Moia martedì 13 agosto 2024

Don Giorgio Ronzoni

Come riconoscere l’abuso spirituale? Come mettere in guardia le potenziali vittime da guru che sembrano convincenti e affascinanti? Che rapporto c’è tra abuso spirituale e abuso sessuale? Sono le domande a cui risponderà il corso semestrale proposto dalla Facoltà teologica del Triveneto. A guidarlo don Giorgio Ronzoni, docente di teologia pastorale e parroco di Santa Sofia a Padova – già direttore dell’Ufficio catechistico diocesano - che sul tema ha già scritto due libri, Le sette sorelle. Modalità settarie di appartenenza a gruppi, comunità e movimenti ecclesiali e, lo scorso anno, L’abuso spirituale. Riconoscerlo per prevenirlo, entrambi con le Edizioni Messaggero di Padova.

Cosa intendiamo per abuso spirituale?

L’abuso di potere – risponde don Ronzoni che, dopo il dottorato il teologia si è specializzato in pastorale giovanile e catechetica presso l’Università Pontificia Salesiana - si concretizza solitamente nell’ambito di una relazione di accompagnamento spirituale. La relazione può essere tra due persone, per esempio un direttore spirituale e la persona che ha chiesto aiuto. Ma anche tra un gruppo e una persona che viene accompagnata. Quando si verifica l’abuso, la persona che chiede aiuto diventa la vittima nelle mani un carnefice-manipolatore che, appunto, abusa del potere accordatogli e rovina la vita della persona che gli è stata affidata.

Chi è l’abusatore?

Spesso è un sacerdote, un religioso, ma anche un fondatore o una fondatrice, un gruppo di persone che fanno parte di movimento, un parroco, una maestra delle novizie. Fuori dall’ambito ecclesiale, un “santone”, una presunta veggente. Direi qualunque persona a cui viene riconosciuta autorevolezza morale. L’elenco sarebbe davvero vastissimo.

Quali sono le condizioni che fanno scattare la consapevolezza dell’abuso spirituale?

La persona soffre, prova paura, rabbia, depressione, ma le viene detto che la sofferenza fa parte del processo di guarigione, che questa è la volontà di Dio, che deve offrire la sua sofferenza in espiazione di non ben precisate colpe, che deve abbracciare la sua croce. Quindi tace e va avanti. Anche perché l’abusatore spiega che il loro rapporto non dev’essere raccontato a nessuno, che gli altri non capirebbero. Così si può andare avanti mesi, talvolta anni.

E quando la situazione alla fine esplode?

Esplode quando arriva una terza persona che riesce a chiarire all’abusato quello che non va. Serve insomma un aiuto esterno, che può essere una persona, ma anche una lettura, una conferenza, qualcosa insomma che faccia scattare il sospetto, che faccia capire alla vittima la sua condizione.

Solo in queste condizioni scatta il processo di liberazione?

Sì, ma non è mai facile. E soprattutto non è una cosa immediata perché, nonostante la sofferenza, le vittime si fidano del loro abusatore. Mi hanno scritto tante persone vittime di abusi spirituali dopo aver letto il mio libro e mi hanno spiegato che, viste dall’interno, le cose non sono mai così chiare, così evidenti come per chi osserva dall’esterno.

Chi sono le persone più a rischio?

Direi che non c’è il profilo della vittima ideale. Tutti siamo potenzialmente a rischio. Ma è chiaro che più la persona è fragile, più ha bisogno di trovare un sostegno spirituale, più la possibilità di cadere nelle mani di un abusatore è alto. Forse gli unici sicuri sono quelli che sospettano di tutti, che non si fidano mai, mentre più la persona è buona e aperta agli altri più può andare incontro a brutte situazioni. E poi va consideratore il fatto che gli abusatori sono molto furbi, sanno trovare il lato debole della persona in difficoltà. Un giovane in ricerca, una persona che sta vivendo una sofferenza ed è pronta ad aprire il cuore per cercare risposte e sollievo, può cadere più facilmente nelle trame dell’abuso.

Ma quale vantaggio trae un abusatore dalla sua azione di controllo e di manipolazione delle coscienze?

Ci sono tre tipi di abusatori. C’è l’abusatore in – parziale – buona fede. Quello che è convinto di fare il bene della persona, che si sente il salvatore della patria. In realtà siamo di fronte a una persona che ha un grande bisogno degli altri, che lega a sé quelli che lo circondano perché non riuscirebbe a vivere senza. In realtà, anche se in “buona fede”, ci troviamo di fronte a una persona altamente problematica. All’opposto c’è il perverso narcisista. Una persona cattiva, perfettamente consapevole di quello che sta facendo. Vuole il controllo totale della persona che ha di fronte. Vuole manipolarne la coscienza, suscitare nei suoi confronti ammirazione, consenso, plauso per arrivare all’abuso sessuale. Sappiamo che i due tipi di abuso sono strettamente correlati. Prima ci si impadronisce del cuore, della mente e poi si arriva al corpo.

Ha parlato di tre tipi di abusatore. E il terzo?

Direi uno stadio intermedio, tra la “buona fede” e il perverso. Quindi un iper-egocentrico che ha una grande nevrosi e che, per placare la propria ansia, si serve della propria immagine. Dice per esempio di essere devoto alla propria comunità, al proprio movimento e invece sfrutta la Chiesa per calmare il suo narcisismo. Non gli piace la concorrenza delle persone brillanti, si circonda di gregari, vuole soltanto far risaltare la propria immagine.

Nell’epoca dei social, è un vizio che sta toccando tante persone, anche dentro la Chiesa…

Purtroppo... Ai tempi di Freud la psicosi più diffusa era l’isteria, oggi siamo al “video ergo sum”, le persone credono di aver raggiunto un valore quanto più sono viste. Anche in ambito ecclesiale si confonde la propria visibilità con l’efficacia apostolica. Tanti clic tanti fedeli. Si pensa che la persona carismatica sia quella che attira tante persone, invece secondo san Paolo i carismi sono doni dello Spirito e non dipendono dal numero di – presunti – seguaci.

Cosa consigliare alla persona in ricerca, che vorrebbe affidarsi a una guida spiritale, per evitare il rischio abuso?

Di informarsi bene, di fare confronti, di valutare più persone, di ascoltare diversi pareri, di non fidarsi completamente di una sola guida, soprattutto se questa pretende l’esclusiva, se tende a cancellare altre relazioni. Se ci si confronta sempre e solo con la stessa persona, se si prende per oro colato tutto quello che dice, se si accetta il divieto – quasi sempre espresso da un potenziale abusatore - di non confrontarsi con altre persone, si perdono gli anticorpi e il rischio abuso aumenta.

Adesso però se ne parla tanto, aumentano le occasioni per approfondire il problema anche nei seminari.

Certo, ma teniamo presente che non basta aggiungere un corso in seminario per mettersi la coscienza a posto. Serve piuttosto allargare la consapevolezza, puntare sulla formazione permanente, spiegare alle persone che hanno la responsabilità della guida spirituale di mettere da parte la tentazione di essere a tutti i costi affascinanti e coinvolgenti. Abbiamo visto fin troppi maestri di spiritualità che abusano del proprio fascino intellettuale per legare a sé le persone. Teniamo alta l’attenzione. L’abuso spirituale è purtroppo più diffuso di quanto ci si possa immaginare.

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