Chiesa

Medio Oriente. A Firenze la fiaccolata per la pace. L'abate: invito ebrei e palestinesi

Giacomo Gambassi sabato 21 ottobre 2023

Dom Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, sulla collina che domina Firenze

Una fiaccolata per la pace che vorrebbe vedere camminare fianco a fianco ebrei e palestinesi insieme al mondo cattolico, alla società civile, alla politica, ai sindacati, all’associazionismo. L’ha lanciata a Firenze dom Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, monumentale chiesa che dall’alto domina il capoluogo toscano. Una «coraggiosa convocazione» in «queste ore oscure di angoscia, di smarrimento e di motivate preoccupazioni», scrive nella lettera aperta con cui chiama a partecipare l’intera città e soprattutto «le amiche e gli amici della comunità israelitica e di quella islamica».

In molti hanno risposto all’appello del monaco benedettino olivetano che nel 2019 aveva predicato gli esercizi spirituali alla Curia Romana davanti a papa Francesco. Alcuni ebrei hanno già annunciato la partecipazione a titolo personale, ma la comunità scioglierà la riserva nelle prossime ore. «Sembra un bellissimo invito - sottolinea il presidente Enrico Fink - e apprezzo i toni. Come comunità troveremo il modo di vederci e fare una valutazione ufficiale. A livello personale la trovo molto condivisibile». L’imam di Firenze, Izzedin Elzir, ha detto in tv che ci sarà. Anche il sindaco Dario Nardella. La marcia, in silenzio e senza bandiere, si terrà lunedì a partire dalle 18.30 dal Ponte alle Grazie, simbolo dell’unione fra le due sponde dell’Arno e quindi richiamo all’incontro fra i popoli. L’arrivo nella basilica di San Miniato sopra piazzale Michelangelo, la terrazza su Firenze amata dai turisti.

La basilica di San Miniato al Monte sulla collina che domina Firenze - sanminiatoalmonte.it

Non sarà un appuntamento di preghiera ma una proposta aperta a tutti. L'evento anticipa la giornata di preghiera interreligiosa voluta da papa Francesco per venerdì 27 ottobre. A ispirare l’iniziativa fiorentina la profezia del sindaco “santo” Giorgio La Pira che considerava Firenze una seconda Gerusalemme. «Il fuoco amico delle fiaccole - annota l’abate - sarà argine al buio». Nella sua lettera aperta dom Gianni spiega che non è possibile accettare «una disperata e cinica rassegnazione al male e soprattutto rinunciare alla possibilità non utopica, ma concretamente necessaria, ragionevole e ineludibile che ogni nostro pensiero e ogni nostra azione sappiano sempre e dovunque propiziare il bene della giustizia e quindi la pacifica convivenza fra le legittime aspirazioni e i diritti di popoli e culture diverse». E avverte: «Nella salita che conduce a questo monte, non avremo parole da pronunciare, slogan da gridare, vessilli da esibire: i nostri volti, i nostri sguardi, il nostro silenzio, la nostra coscienza memore tanto del dolore degli ostaggi e dei loro congiunti, quanto del fiume di sangue, in grande parte innocente, versato in questi giorni di ferocia, saranno il nostro “messaggio sempre rinnovato di pace e di speranza”», secondo le parole di La Pira.