Giornata nazionale. «L'8xmille alla Chiesa dà benefici a tutta la società italiana»
Una persona aiutata grazie all'8xmille
Utile, utilissimo sì. Scontato no. Per prima cosa, monsignor Donato Negro mette in guardia da un atteggiamento di sufficienza. «Tanto, c’è l’8xmille è una frase che dobbiamo cancellare dalla nostra testa». Per questo, dice l’arcivescovo ormai emerito di Otranto (il suo successore Francesco Neri è stato nominato il 19 aprile da papa Francesco) e presidente del Comitato per il Sovvenire, celebrare questa domenica 7 maggio, la Giornata nazionale di sensibilizzazione è importante. «Trasparenza, coinvolgimento della comunità ecclesiale e della società, informazione sono connaturali a questa forma di democrazia fiscale che è anche e soprattutto un modo per aiutare gli altri».
Eccellenza, proprio su questo si incentra la campagna 2023 varata dal Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Qual è dunque il valore dell’8xmille?
L’8xmille ha dimostrato nel tempo tutte le sue qualità. Soprattutto si può parlare di un meccanismo che, attraverso una semplice firma (che al contribuente tra l’altro non costa niente) consente di moltiplicare le buone azioni e l’aiuto verso chi più è nel bisogno. La campagna di quest’anno lo mette bene in evidenza con il suo slogan: “Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia”. Ecco, quella firma si traduce in mense per i poveri, accoglienza dei migranti, assistenza alle persone sole, educazione dei giovani, prevenzione delle devianze, progetti di sviluppo nei Paesi del terzo mondo. Chi firma diventa protagonista di un cambiamento che si fa scelta solidale.
A chi si dirige principalmente la Giornata di sensibilizzazione?
L’8xmille coinvolge tutti, non solo i praticanti. Ma la campagna di sensibilizzazione e informazione è modulata a seconda di diverse fasce di destinatari. Se con gli spot si raggiunge il pubblico più vasto, non bisogna dimenticare le nostre comunità. La Giornata nazionale può essere un momento di riflessione e di approfondimento. Anche per aiutare chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi (sono dieci milioni di persone in tutta Italia) a scegliere comunque di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. Soprattutto gli anziani, che magari hanno meno dimestichezza con gli strumenti telematici. So che gruppi di aiuto in questo senso si stanno costituendo nelle parrocchie e nelle associazioni.
In una recente conferenza stampa il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, ha detto che l’8xmille fa bene non solo alla Chiesa ma anche alla società e alla democrazia.
E ha detto bene. Tutto ciò che la Chiesa cattolica fa con i soldi ricevuti torna a beneficio della società italiana. Si pensi ad esempio alla costruzione delle chiese nei nuovi quartieri dove non ci sono altri punti di aggregazione e i ragazzi sono esposti ai pericoli della strada. Un oratorio è un presidio anche di legalità. Si pensi alla conservazione del nostro patrimonio artistico. Si pensi al “Progetto Policoro” per dare lavoro ai giovani. O alle iniziative per il microcredito, che consentono l’avvio di nuove piccole imprese, o all’aiuto dato a chi è caduto nelle spire asfissianti dell’usura. L’8xmille contribuisce a ricucire il tessuto sociale e crea dunque le condizioni per una società migliore.
Anche la parte di 8xmille per il sostentamento del clero va in questa direzione?
Sicuramente. Anche se non tutti ci pensano e qualche ingiusta voce critica sostiene il contrario. Dietro moltissime opere di carità c’è l’impegno, spesso anche la stessa ideazione e fondazione, dei sacerdoti. Faccio un esempio che vale per tutti. Il beato padre Puglisi che toglieva i ragazzi dalla strada a Palermo e proprio per questo è stato ucciso dalla mafia non faceva solo un’opera religiosa. Ma attraverso il suo essere sacerdote operava per il bene comune. Io vorrei dire una parola di incoraggiamento e un grazie a tutti i sacerdoti, che ogni giorno si spendono sulle frontiere dell’annuncio e della carità. Sostenerli anche con l’8xmille, come prevede la legge, non è distrarre fondi da altre finalità, ma anzi far sì che quei gesti di amore di cui parla la campagna di quest’anno possano davvero moltiplicarsi.
Una firma che fa bene. Ecco cosa deve fare il contribuente
La Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica che si celebra questa domenica è accompagnata dallo slogan della nuova campagna lanciata dalla Cei “Una firma che fa bene”. Una frase che fa riferimento ai gesti di altruismo che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie e che, attraverso la firma dell’8xmille alla Chiesa cattolica, possono moltiplicare la sensazione di benessere per migliaia di volte. Al contribuente la firma non costa nulla e possono apporla tutti coloro che concorrono al gettito Irpef: chi presenta il 730 o il Modello Redditi, ma anche chi dispone solamente del Modello CU, perché possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare la dichiarazione. Come noto, la decisione di chi si esprime serve a stabilire la destinazione dell’intera quota da assegnare, supplendo dunque anche alla mancata espressione di una preferenza di chi non firma.