Chiesa

Il viaggio di sabato 16 aprile. Lesbo, tre cose da sapere sul viaggio di Papa Francesco

Ilaria Solaini mercoledì 13 aprile 2016
Lesbo, tre cose da sapere sul viaggio di Papa Francesco
Dopo il Giovedì Santo a Castelnuovo di Porto, il viaggio a Lampedusa e la Messa al confine tra Messico e Stati Uniti, Papa Francesco si appresta a toccare di nuovo la carne di Cristo nei profughi dell’isola greca di Lesbo. Un viaggio, quello di sabato 16 aprile, che punta a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale che appare ora come “anestetizzata” di fronte al problema dei profughi.
Perché Papa Francesco ha deciso di andare a Lesbo? In un'intervista alla Radio Vaticana il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha approfondito il senso della visita di Papa Francesco sull’isola di Lesbo, sottolineando come ricordi «in un certo senso quella che fece sull’isola di Lampedusa. È un’altra isola che riceve persone costrette a fuggire dalla loro terra. Quindi, la visita sarà di nuovo un tentativo per mettere sullo schermo globale la situazione di queste persone e al tempo stesso le sue cause, per interpellare il mondo e la coscienza globale, chiamandola a fare qualcosa per evitare tutto questo». A Lesbo, tappa centrale sulla rotta dei migranti, com'è la situazione oggi? Stando ai dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a Lesbo, in Grecia, sono sbarcate 3.793 persone nel 2013, 12.187 nel 2014, 445.037 nel 2015 e 89.362 nei primi mesi del 2016. In media sono cinquemila i migranti che ogni settimana approdano sull’isola di Lesbo. Con 320 chilometri di coste, per superficie è la terza dell’arcipelago greco e l’ottava del Mediterraneo. Gli abitanti sono poco più di novantamila, un terzo dei quali risiede a Mitilene, il capoluogo. L’isola si trova a pochissimi chilometri dalle coste della Turchia ed è per questo che è diventata uno dei primi approdi in Europa per migliaia di profughi. C'è grande attesa nelle strutture di Caritas Hellas a Lesbo dove sono ospitati in maggioranza famiglie con bambini, donne incinte, persone con disabilità, anziani, persone vulnerabili. Dall'inizio di dicembre a oggi Caritas Hellas ha accolto più di 5mila persone e tuttora ne sostiene, anche con la distribuzione di sacchi a pelo, indumenti, prodotti per l'igiene e per i bambini, oltre 3mila.

Oltre al messaggio umanitario, perché il viaggio a Lesbo viene considerato anche una tappa nel cammino ecumenico delle Chiese? La visita di Papa Francesco, del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I e del primate della Chiesa ortodossa greca, Hieronimus II ai migranti e profughi - che presto dovrebbero essere rispediti nel loro Paese o in Turchia, secondo un accordo firmato da Unione europea e Turchia - rappresenta un gesto forte di critica alla politica europea, divenuta sempre più sterile di proposte. Come ha detto un rappresentante dell’ecumenismo in Grecia, Gabriel Arnellos, “l’Europa è divenuta insignificante nei fenomeni mondiali perché ha mercificato il cristianesimo”. La visita a Lesbo, preparata con discrezione da Roma e Costantinopoli con il coinvolgimento di Atene, costituisce un altro passo verso il comune percorso ecumenico che sta coinvolgendo in modo lento, ma concreto anche tutte le altre Chiese ortodosse, chiamate a confrontarsi dopo quasi 13 secoli, al prossimo Sinodo pan-ortodosso che verrà celebrato a Creta il 16 giugno. In questo comune cammino rientrano gli incontri a Gerusalemme e a Istanbul tra Francesco e Bartolomeo nel 2014, la pubblicazione dell'Enciclica Laudato Si' che riporta al centro il tema ecumenico della custodia del creato e rappresenta un richiamo all’unità dei cristiani, e il recentissimo storico incontro tra Francesco e Kirill a Cuba, oltre che ovviamente il prossimo a Lesbo tra Francesco, Bartolomeo e Hieronimus II, in Grecia, una terra “apostolica” in quanto attraversata dagli apostoli di Gesù.